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Le elezioni presidenziali ucraine sono rimandate a dopo la fine del conflitto. A mettere termine al dibattito in corso è stato l’attuale presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che durante un intervento avvenuto nella sera di lunedì 6 novembre ha giustificato la decisione con la necessità di non avere divisioni interne e di dover concentrare tutte le risorse nella guerra contro la Russia.

“Ora, in tempo di guerra, quando ci sono così tante sfide, è assolutamente irresponsabile gettare il tema delle elezioni nella società in modo scanzonato e giocoso. Le ondate di qualsiasi cosa politicamente divisiva devono finire” afferma Zelensky che poi prosegue “dobbiamo renderci conto che ora è il momento della difesa, il momento della battaglia che determina il destino dello Stato e del popolo, non il momento delle manipolazioni, che solo la Russia si aspetta dall’Ucraina. Non credo sia il momento giusto per le elezioni”.

All’indomani dell’invasione russa del febbraio 2022 l’Ucraina ha promulgato una riforma legislativa che vieta lo svolgimento di consultazioni elettorali finché rimarrà in vigore la legge marziale. Sarebbe stato dunque necessario abrogare questa riforma qualora l’Ucraina avesse voluto svolgere le elezioni presidenziali originariamente previste per il 2024.

La decisione di non svolgere regolarmente le elezioni è stata oggetto di critiche sia dentro che fuori i confini nazionali. Il senatore statunitense Lindsey Graham ha infatti chiesto che le elezioni si svolgessero come previsto per dimostrare il committment di Kyiv ai valori democratici. Altri osservatori occidentali hanno però fatto notare come delle elezioni tenute in questo momento potrebbero essere sfruttate da Mosca, e che nella storia della democrazia la sospensione delle elezioni in tempo di guerra è considerata un fatto normale (si pensi alla Gran Bretagna durante la seconda guerra mondiale). Inoltre, ad oggi la vittoria di Zelensky in un’eventuale consultazione risulterebbe quasi ovvia, mentre dopo la fine del conflitto subentrerebbero molti più fattori in grado di influenzarne l’esito.

L’assenza di elezioni non mette dunque in pericolo il sistema democratico ucraino. I cui progressi vengono anzi rimarcati dalla Commissione Europea, che ha adottato il 2023 Enlargement Package, un report che fornisce una valutazione dettagliata dello stato di avanzamento e dei progressi compiuti nel processo d’adesione da parte di alcuni Paesi che stanno lavorando per diventare membri dell’Unione. Tra questi Paesi vi è appunto anche l’Ucraina, per la quale (assieme alla Moldova) è stata raccomandata dalla Commissione al Consiglio l’apertura delle trattative per l’adesione. Confermando quanto suggerito da Ursula von der Leyen durante la sua visita a Kyiv degli scorsi giorni.

“L’allargamento è una politica vitale per l’Unione europea. Completare la nostra Unione è il richiamo della storia, l’orizzonte naturale della nostra Unione. Il completamento dell’Unione ha anche una forte logica economica e geopolitica. Gli allargamenti passati hanno dimostrato gli enormi benefici sia per i Paesi aderenti che per l’UE. Ci guadagniamo tutti” ha commentato al riguardo la stessa von der Leyen.

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