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Il giorno dopo le dimissioni da consigliere regionale lombardo, Renzo Bossi  assicura di “non avere colpe” e chiede “solo ai 13mila padani di continuare a credere in me”.
In una lettera in esclusiva a “Brescia oggi“, Bossi jr ha raccontato ai militanti padani, che proprio a Brescia l´avevano eletto, la sua verità. “Non faccio mistero di come il cognome che porto mi abbia aiutato – ha ammesso – Ma mi ha anche gettato in prima linea e costretto a dimostrare ogni giorno che le 13 mila preferenze prese sul territorio erano frutto della mia passione politica e non del nepotismo di cui mio padre, la cui unica colpa è quella di aver dato un´anima alla Padania, è stato più volte accusato”.
 
Nei confronti del padre, ha detto: “Da lui ho sempre preso esempio, nella vita e in politica, cercando di mutuare nel quotidiano i valori con cui ci ha sempre cresciuti: il rispetto, la morale e la coerenza. Lui si è dimesso da segretario per lasciare la giusta libertà di difesa. Io mi dimetto da consigliere regionale per evitare di prestare il fianco a nuovi e infondati attacchi”. E quindi “le poltrone lasciamole a chi urla al lupo al lupo, ma forse è talmente miope da non vedere oltre i propri interessi. Chiedo solo ai 13 mila padani di continuare a credere in me, promettendo, in cambio, di dimostrare la mia totale buona fede”.
 
A dare la spinta definitiva per il passo indietro di Bossi jr, il suo autista e bodyguard, Alessandro Marmello, che ha rivelato di essere il suo bancomat. “Non ce la faccio più, non voglio continuare – ha raccontato a Oggi – a passare soldi al figlio di Umberto Bossi in questo modo: è denaro contante che ritiro dalle casse della Lega a mio nome, sotto la mia responsabilità. Lui incassa e non fa una piega, se lo mette in tasca come fosse la cosa più naturale del mondo”.
 
L´accelerazione della crisi leghista dimostra forse che, nonostante il suo attivismo degli ultimi giorni, il vecchio leader dimissionario non ha più le forze per arginare la slavina che ha travolto la sua famiglia e lo ha costretto ad allentare la presa sul partito: Renzo, ha commentato il Senatur, cercando disperatamente di minimizzare, “ha fatto bene, erano due o tre mesi che mi diceva che era stufo di stare in regione”. Quanto alle richieste di espulsioni, un Bossi visibilmente provato si è limitato a commentare: “Poi vediamo”.
 
Questa sera alla Fiera nuova di Bergamo si terrà il raduno dell´orgoglio leghista, le “scope” che chiedono pulizia, mentre si indebolisce anche la posizione di Rosy Mauro, la vicepresidente del Senato, altra esponente del “cerchio magico” dei fedelissimi di Bossi, coinvolta nelle presunte distrazioni di fondi del partito per uso privato. La resa dei conti è solo all´inizio e il grande promotore del raduno di Bergamo, Roberto Maroni, ha il pallino in mano. Sul suo profilo Facebook campeggia da domenica un avvertimento: “Pulizia pulizia pulizia, mi sono francamente rotto di Cerchi Magici e Culi Nudi”, allusione quest´ultima alle performance canore di Pier Moscagiuro, amico e collaboratore di Rosy Mauro.

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