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Questa mattina il Capo della polizia, prefetto Antonio Manganelli, è andato dritto al punto quando è arrivato il suo turno nell’audizione di fronte alle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato.
Per Manganelli il problema “sicurezza” in Italia risiede nell’incertezza della pena, perché proprio questa sarebbe divenuta “un qualcosa che rende assolutamente inutile la risposta dello Stato” e “vanifica” gli sforzi di polizia e magistratura.
“Non gioco a fare il giurista – spiega – né  voglio entrare nelle prerogative del Parlamento, ma quella che abbiamo oggi è una situazione vergognosa”.
Il Capo della polizia ha posto una questione delicata sul tavolo politico delle scelte: le forze dell’ordine, secondo Manganelli, si ritroverebbero impossibilitate nel contrasto dell’immigrazione clandestina. Un problema, dunque, di inadeguatezza degli strumenti effettivamente utilizzabili. “Noi forze di polizia che diciamo che l´immigrazione clandestina va contrastata con un certo rigore – prosegue Manganelli – rinunciamo già in partenza a qualsiasi possibilità di contrastare l´immigrazione clandestina per mancanza di posti nei luoghi deputati alle espulsioni”. Dall’inizio del 2008 ad oggi su più di 10.500 clandestini fermati e che, secondo la legge, avrebbero dovuto essere portati nei centri di accoglienza, ne sono stati accompagnati “solo” 2.400. “Di fatto – sostiene Manganelli – gli altri 8mila sono stati “perdonati sul campo” con la consegna del solo foglietto per l´espulsione che, veramente in pochi, hanno ottemperato”.
Quindi critica la collocazione geografica dei cpt: “Se un prefetto del Nord Italia emette un decreto di espulsione ed il posto si trova a Lampedusa, penso che difficilmente impiegherà due uomini in missione per più giorni per trasferire l´immigrato nel cpt assegnato”. Dunque, Manganelli chiede norme che rendano “certa la pena ed effettiva l´espulsione”. In più: cpt adeguati e procedure rapide. Solo così, per il Capo della polizia, si “verrà incontro alle esigenze di sicurezza che si alzano dal Paese”.

Vergognosa incertezza

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