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“Le differenze di tono tra Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen sono state evidenti per tutta la giornata”, fa notare Philippe Le Corre, senior fellow dell’Institute for Research and Education on Negotiation (Irene) della Essex Business School — una delle business school più famose del mondo con sedi a Parigi, Rabat e Singapore. “Sebbene entrambi siano stati molto educati e abbiano riconosciuto la Cina come una grande potenza – continua con Formiche.net – la presidente della Commissione europea ha ripetuto i punti espressi nel suo discorso della scorsa settimana, invece il presidente francese non ha sollevato questi stessi punti”.

Narrazioni e interessi

Giulia Pompili sulla sua newsletter “Katane” coglie l’elemento che fa da dettaglio fondamentale: racconta la visita del francese sul Monde, l’ex primo ministro Jean-Pierre Raffarin, membro della delegazione francese e “grande conoscitore della Cina”, dice: “La diplomazia non è anche un po’ di adulazione?” Ça va sans dire. Dopo l’incontro semi-contemporaneo di giovedì 6 aprile, la visita cinese del francese è continua verso Guangzhou, metropoli meridionale dove, accompagnato da Xi, il messaggio è ruotato attorno a ideali quali l’apertura, la libertà e la personalità rivolta verso l’esterno – quasi fuori sincrono se si considera che parte della strategia e della narrazione cinese gira attorno al nazionalismo e al controllo del Partito/Stato su tutti i livelli di società e statualità cinese. Tuttavia fonti francesi spiegano che Macron è tornato a casa con la convinzione di aver incassato un successo nei rapporti personali con Xi.

“I commentatori statunitensi hanno criticato il fatto che Macron si sia presentato con una delegazione d’affari, ma il presidente francese sta facendo esattamente ciò che ha fatto il tedesco Olaf Scholz (e i suoi predecessori)”, continua Le Corre. “Questo è l’unico modo per commerciare con la Cina. Se non ci provano ora, quando?”. Differentemente, von der Leyen ha criticato le “pratiche sleali” e “discriminatorie” della Cina, fa notare l’esperto che collabora anche con la Harvard Kennedy School: ”È inoltre degno di nota il fatto che la necessità di rivitalizzare l’accordo sugli investimenti (noto come Cai, ndr) non sia stata sollevata da nessuna delle due parti. Certo, non è del tutto sorprendente, ma ci racconta che in realtà è le relazioni economiche Ue-Cina non sono in buone condizioni e devono essere rivalutate da Bruxelles nell’ambito della nuova normalità”.

Due visite, un messaggio

Il contrasto tra il trattamento riservato al duo europeo a Pechino è stato evidente fin dall’inizio. Macron ha sceso le scale ricoperte di tappeti rossi del Cotam Unité per essere accolto dal ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, uno dei più fidati collaboratori di Xi. Von der Leyen è stata accolta dal ministro dell’Ecologia, Huang Runqiu, un funzionario governativo di grado inferiore, e passata per una normale uscita passeggeri. Lo stesso linguaggio del volto di Xi nelle foto con i due ospiti è stato evidente: sorridente a fianco a Macron, contrito quasi scocciato vicino a von der Leyen. Macron è stato ricevuto da Xi fuori dalla Grande Sala del Popolo in cui si è svolto l’incontro, von der Leyen ha salito quella scalinata insieme ai suoi assistenti.

La conferenza stampa del francese è stata fatta insieme al cinese, mentre la presidente della commissione ha parlato dalla sede della rappresentanza diplomatica Ue in Cina – nel frattempo Macron era invitato a un gala da Xi. Praticamente sono state due visite diverse, anche se il francese aveva invitato la presidente per dare un messaggio di unità. E invece pare quello di Xi il messaggio che è uscito più veicolato: Pechino non considera l’Unione europea un interlocutore geopolitico globale. In quel ruolo vede solo gli Stati Uniti, unica controparte strategica per la Cina. Xi pensa solo alle relazioni bilaterali con Paesi come Francia e Germania quando si tratta di Europa.

E l’Ucraina?

Macron è arrivato in Cina raccontando che il viaggio sarebbe stato utile per aumentare il coinvolgimento e la responsabilità cinese sulla guerra russa in Ucraina. Nei loro messaggi pubblici, sia Macron che von der Leyen hanno invitato la Cina a usare le sue relazioni con la Russia per cercare di porre fine alla guerra. “Credo che solo il tempo ci dirà se l’approccio dei due leader europei è stato giusto. Entrambi hanno affermato il ruolo del diritto internazionale e hanno sottolineato che ‘lo sosteniamo tutti’, d’altronde la Cina è un membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, spiega Le Corre.

“Tuttavia Macron non è riuscito a convincere Xi a condannare le azioni della Russia, però credo che nel complesso sia stata un’interazione positiva. Ha svolto il suo solito ruolo di ‘mediatore’, cercando di dimostrare pubblicamente che ritiene che la Cina possa svolgere un ruolo significativo, ‘prendendo la Cina sul serio’ nella sua proposta. E ha anche affrontato altre questioni, come il cambiamento climatico, per aprire la porta a un maggiore multilateralismo”. Ossia ha cercato di responsabilizzare il leader cinese sul piano più ampio della governance globale, di cui la questione ucraina è parte fondamentale in questo momento.

Chiamare Kiev, responsabilità di Pechino

Anche von der Leyen ha lasciato spazio all’ottimismo, sostenendo che Xi le ha assicurato di sarebbe disposto a chiamare il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, “quando le condizioni e il tempo saranno giusti”. Va detto che il cinese aveva fatto circolare rumors su questa telefonata già ai tempi in cui aveva annunciato il viaggio a Mosca da Vladimir Putin. Zelensky ha messo a nudo questa incoerenza, ricordando di non aver ricevuto nessuna chiamata, sebbene abbia detto che Kiev è disposta a parlare con la Cina per inglobarla nel percorso diplomatico post-bellico.

Concludendo la visita, Macron e Xi hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui parlano della possibilità di un aumento della cooperazione/dialogo militare, e in cui viene fatto un appello per la pace in Ucraina. La dichiarazione afferma che: “Entrambe le parti sostengono tutti gli sforzi per ripristinare la pace in Ucraina sulla base del diritto internazionale e degli scopi e principi della Carta delle Nazioni Unite”. La Cina e la Francia “si oppongono agli attacchi armati contro le centrali nucleari e altri impianti nucleari pacifici” e sostengono l’Agenzia internazionale per l’energia atomica nel garantire “la sicurezza dell’impianto di Zaporizhzhia”, si legge nella dichiarazione, in cui invitano “tutte le parti in conflitto” a “osservare scrupolosamente il diritto umanitario internazionale”.

Macron e von der Leyen in Cina. Due visite diverse, un solo messaggio (di Xi)

La doppia visita dei presidenti Macron e von der Leyen in Cina è nel complesso “un’interazione positiva” per Le Corre (Harvard/Essec), ma “solo il tempo ci dirà se l’approccio dei due leader europei è stato giusto”. Da Xi, più considerazione alle relazioni bilaterali con Parigi che a quelle multilaterali con Bruxelles. Il trattamento diverso si è visto anche nei dettagli del cerimoniale e nella sua espressione (scocciata) con la presidente

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