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Una nuova alleanza militare tra Russia e Bielorussia minaccia la sicurezza globale. Il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, ha confermato di essere in possesso di armi nucleari tattiche che potrebbero servire da deterrente contro un potenziale attacco: “Non dovrebbero esserci esitazioni nell’usarle se necessario. Non ho intenzione di combattere contro l’America, ma per ora mi basta quest’arma tattica”.

Lukashenko ha spiegato che, per attivare il piano di difesa, basterebbe una telefonata dell’omologo e alleato Vladimir Putin: “Non sarà un problema coordinarsi: io risponderò e lui risponderà al telefono in qualsiasi momento, ovunque ci troveremo. Ci siamo già accordati”.

In un’intervista rilasciata alla tv statale russa Rossija 1, Lukashenko ha dichiarato di avere uno stoccaggio di armi. E, sebbene alcune armi siano meno potenti e a corto raggio, potrebbero comunque essere utilizzate in uno scontro fuori dal territorio russo: “Abbiamo missili e bombe che abbiamo ricevuto dalla Russia […] Le bombe sono tre volte più potenti di quelle (sganciate su) Hiroshima e Nagasaki”.

Le armi in questione sarebbero dunque più potenti della bomba di Hiroshima, realizzata con uranio-235 altamente arricchito, e 16 chilotoni di tritolo, e anche della bomba di Nagasaki, realizzata con plutonio-239, e 21 chilotoni di tritolo. “Se Lukashenko ha ragione – scrive l’agenzia Reuters -, le testate russe avrebbero una resa di circa 48-63 chilotoni ciascuna. La Russia ha circa 1.816 testate nucleari non strategiche, secondo un’analisi del Bulletin of Atomic Scientists sulle armi nucleari russe”.

Queste armi potrebbero raggiungere quasi tutta l’Europa orientale, compresi gli Stati baltici, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca, Romania, una parte della Germania, Danimarca, Svezia e Finlandia. Anche Berlino e Stoccolma potrebbero essere colpite.

Per Putin, il fattore scatenante della decisione di dispiegare le armi in Bielorussia è stato l’annuncio che la Gran Bretagna avrebbe fornito munizioni all’uranio impoverito all’Ucraina. La costruzione di un deposito speciale in Bielorussia, da quanto ha dichiarato lo stesso presidente russo, avverrà il 7-8 luglio e le armi saranno dispiegate subito dopo.

Secondo l’agenzia Reuters, questo dispiegamento russo in Bielorussia è il primo spostamento da parte di Mosca di tali armi al di fuori della Russia dalla caduta dell’Unione Sovietica. Per Lukashenko, si tratta di una risposta alla “politica aggressiva” dell’Occidente, che ha come obiettivo costringere i leader occidentali a pensare prima di intensificare il conflitto.

Putin ha ripetutamente espresso preoccupazione per le 200 testate nucleari tattiche B61 statunitensi dispiegate nelle basi in Belgio, Paesi Bassi, Germania, Italia e Turchia. Le armi russe, invece, sono controllate e trasportate dalla 12° Direzione Principale del Ministero della Difesa.

E come ha risposto l’Occidente? Gli Stati Uniti hanno criticato la mossa di Putin, ma hanno affermato di non avere intenzione di modificare la propria posizione sulle armi nucleari strategiche.

“Siamo sempre stati un obiettivo – ha sottolineato Lukashenko -. Loro (l’Occidente) vogliono farci a pezzi dal 2020. Nessuno finora ha combattuto contro un Paese nucleare, un Paese che ha armi nucleari”.

Quelle armi nucleari di Putin in mano a Lukashenko

Intesa bellica tra Russia e Bielorussia. Il presidente bielorusso afferma di avere già armi nucleari tattiche russe, tre volte più potenti di quelle sganciate in Giappone durante la Seconda Guerra mondiale, e di essere pronto ad usarle se necessario

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