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Se la Cina voleva mettere i bastoni tra le ruote degli Stati Uniti, nell’ambito dell’acquisizione di due scali portuali strategici nel Canale di Panama da parte di BlackRock e Aponte, forse c’è riuscita. Da quanto CK Hutchinson, colosso di Hong Kong con al vertice l’ultranovantenne Li Ka-shing, ritiratosi da presidente nel 2018 ma attivamente coinvolto nei negoziati, ha raggiunto un accordo di massima con il più grande gestore patrimoniale del mondo per vendere due porti alle estremità del canale, Pechino ha deciso di mettere il naso e provare a far saltare l’operazione. Le avvisaglie, a dire il vero, si erano già avute pochi giorni fa quando, per mezzo di una lunga lettera pubblicata su un quotidiano statale, il partito aveva accusato il gruppo industriale di Hong Kong di tradimento ai danni della stessa Cina e dei suoi interessi.

Di lì a chiedere alle autorità del canale tutti gli incartamenti sull’operazione da 22,8 miliardi, fortemente voluta dal presidente americano Donald Trump, il passo è stato breve. E così, in queste ore, la Cina sta esaminando attentamente l’accordo, con l’intento, verosimilmente, di sabotarlo. Pechino ha infatti ordinato ad alcune agenzie governative di passare al setaccio l’intera transazione, come ha rivelato Bloomberg, cercando eventuali appigli, soprattutto sul versante della sicurezza nazionale o delle violazioni in materia di concorrenza, a cui aggrapparsi per impugnare il deal.

Anche perché, la stessa CK Hutchinson starebbe facendo ostruzionismo con Pechino, provando a difendere l’accordo con BlackRock. Tanto è vero, che alle prime richieste di chiarimento pervenute dal governo cinese, il gruppo ha risposto con il semplice silenzio radio. Una strategia che potrebbe non pagare. La scorsa settimana, gli uffici per gli affari di Hong Kong di Pechino hanno pubblicato come detto a mezzo stampa commenti taglienti contro l’azienda. E lo stesso magnate Li, soprannominato Superman, e tra le 50 persone più ricche del mondo con un patrimonio netto di 38 miliardi di dollari, rischia grosso.

D’altro canto, far saltare l’accordo potrebbe essere considerato come un nuovo attacco della Cina al libero mercato, oltre che agli Stati Uniti. “Se Pechino interrompe questo processo, si tratterebbe di una sfida diretta al presidente degli Stati Uniti su una questione a cui tiene molto”, ha affermato l’esperto di relazioni Usa-Cina Gordon Chang. E questo, a Trump, “non andrà giù molto bene”.

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