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L’efficentamento energetico degli edifici è essenziale non solo per la transizione ecologica ma anche per la salute, perché quasi metà delle emissioni e delle polveri sottili che causano in Italia circa 200 morti al giorno vengono dagli edifici. Il principio di addizionalità stabilisce che l’intervento dello Stato è più utile ed urgente laddove il mercato non si muoverebbe da solo. Ed è questo il caso per i condominii molto più che per le imprese, in altri settori o le auto dove i meccanismi di mercato sono molto più autosufficienti e già tutti orientati in direzione della transizione ecologica.

Il 110 con la cessione del credito d’imposta aveva molti difetti. Ristrutturare la casa a costo zero ha alimentato speculazioni e gonfiato i costi e la spesa per lo Stato. Le aziende che hanno realizzato i lavori si sono caricate di crediti d’imposta oltre la capienza dei loro cassetti fiscali contando di rivenderle a soggetti terzi con spalle più larghe. Quando qualche mese fa intermediari robusti come Poste Italiane hanno detto basta è suonato l’allarme. Il mercato oggi è ingolfato e i crediti d’imposta si vendono a sconto del 20%.

Il decreto del governo che blocca lo sconto in fattura e la cessione dei crediti è scattato quando enti locali come la provincia di Treviso e la regione Sardegna hanno iniziato ad acquistare i crediti. Il timore è stato quello di un debito pubblico fuori controllo. Pesano anche le regole di contabilizzazione Eurostat della cessione dei crediti d’imposta che, nonostante essi siano spalmati sull’orizzonte di cinque anni, vengono computati come debito pubblico per intero sin dal primo anno. Queste regole di contabilizzazione della spesa dei crediti fiscali per competenza porteranno probabilmente a rivedere verso l’alto il deficit italiano.

La decisione del governo rischia di avere effetti collaterali indesiderati. Il provvedimento avrà effetti redistributivi perversi riducendo l’accesso all’efficentamento energetico degli incapienti e di chi ha redditi bassi, poca liquidità e poco o nessuno spazio fiscale per trarre beneficio dal credito d’imposta. Il traino del settore edilizio all’economia verrà meno e i cittadini non potranno contrastare la perdita di valore patrimoniale degli edifici in classi energetiche meno efficienti generata dall’effetto annuncio della direttiva UE sugli edifici green e neppure ottenere i risparmi di riscaldamento che derivano dall’efficentamento energetico negli anni a venire.

È possibile correggere ed evitare questi effetti negativi? Sì.

Il problema per il debito pubblico non è il credito d’imposta ma l’assenza di un tetto alla spesa pubblica legata al bonus. Lo Stato ponderando gli impatti della misura su riscaldamento globale, rilancio dell’economia e vincoli di bilancio dovrebbe un tetto massimo di spesa annua riservando una quota a case popolari per generare effetti redistributivi favorevoli. Il tetto eviterebbe il rischio della spesa pubblica fuori controllo e anche l’ingolfamento del mercato dei crediti d’imposta con gli sconti abnormi osservati in questi giorni. Allo stesso tempo in Europa si chiede che RePowerEU sia dedicato in larga parte proprio al cofinanziamento delle misure nazionali di efficientamento energetico. E si mettono in pista come previsto le comunità energetiche che consentono a cittadini e condomini di ottenere progressi di classe energetica con un beneficio economico derivante dalla vendita ed autoconsumo di energia a costi molto contenuti per lo stato (che per fortuna su questo provvedimento ha fissato un orizzonte temporale ed un tetto massimo di energia generabile che è di fatto un tetto massimo di spesa).

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