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Sono passati 35 anni da quando Giorgio Ruffolo e Gianni De Michelis mi chiesero di cambiare vita, di passare da medico del lavoro a Porto Marghera a direttore generale del ministero dell’Ambiente. La mia esperienza di 15 anni in uno dei siti industriali  più critici dell’Europa era considerata utile per “incorporare” la protezione della salute e dell’ambiente nelle politiche industriali e di sviluppo.

Giorgio Ruffolo aveva un’idea molto chiara del ruolo delle politiche ambientali come volano della transizione verso la modernizzazione dell’economia e la crescita sostenibile, non solo su scala nazionale ma in ambito europeo e globale.

Nell’ottobre del 1990, a conclusione della presidenza italiana della Ue, Giorgio Ruffolo e Alfredo Battaglia avviarono congiuntamente il processo europeo verso la decarbonizzazione dell’economia europea, superando la divaricazione culturale e ideologica tra protezione dell’ambiente e sviluppo. Ruffolo e Battaglia furono determinati e decisivi per l’approvazione del primo documento programmatico della strategia europea sui cambiamenti climatici che avevamo preparato e negoziato insieme al direttore generale del ministero dell’Industria Giuseppe Bianchi .

Nella stessa riunione era stato dato il via libera, dopo un lungo negoziato, alla direttiva europea che ha avviato il lungo percorso per la riduzione delle emissioni dagli autoveicoli  ( 91/441/CEE) : la direttiva  (marmitte catalitiche) aveva “scoperchiato” il ritardo  tecnologico della Fiat che aveva previsto sfracelli. Ma, al contrario, la direttiva ha “trainato” la riqualificazione ed il ricambio del parco circolante italiano con effetti positivi sul comparto industriale.

Un anno dopo, nell’ottobre 1991, Giorgio Ruffolo e Alfredo Battaglia, insieme a Umberto Colombo, furono i promotori di una conferenza internazionale a Milano finalizzata a gettare le basi per la “nuova” cooperazione internazionale fondata sulla promozione e diffusione delle tecnologie “sostenibili” per la protezione dell’ambiente e la crescita in particolare dell’economie in via di sviluppo (“International Symposium on Environmentally Sound Energy Technologies and their transfer to developing countries and european economies in transition”). La Conferenza, partecipata dai rappresentanti di oltre 30 Paesi di tutti i continenti, da centri di ricerca  e  agenzie internazionali, fu un passaggio significativo per la preparazione del Vertice Mondiale “Ambiente e Sviluppo” del giugno 2012 a Rio de Janeiro.

E in Italia l’accordo tra ministero dell’Ambiente ed Enimont per la trasformazione dell’industria chimica, sottoscritto da Giorgio Ruffolo e Raul Gardini, aveva definito una linea di sviluppo per il futuro sostenibile e competitivo della chimica del nostro Paese. L’accordo fu travolto dalle vicende politiche e giudiziarie di “tangentopoli”, e gli effetti disastrosi sull’industria italiana – dal punto di vista ambientale  ed economico – sono ben noti.

Nel 2007 abbiamo istituito alla Harvard Kennedy School il  “Giorgio Ruffolo Fellowship in Sustainable Science”. Fu emozionate la partecipazione di Ruffolo all’avvio di questo programma, che ha formato decine di esperti di India, Cina, Brasile, Sud Africa, Usa, Italia.

30 anni dopo, le intuizioni e le politiche di Giorgio Ruffolo sono parte del processo verso il futuro sostenibile  in Europa e nel contesto globale, nonostante le difficoltà e le contraddizioni.

Giorgio Ruffolo e l'ambiente come volano per lo sviluppo. Il ricordo di Clini

Ruffolo aveva un’idea molto chiara del ruolo delle politiche ambientali come volano della transizione verso la modernizzazione dell’economia e la crescita sostenibile, non solo su scala nazionale ma in ambito europeo e globale. Il ricordo di Corrado Clini, che proprio grazie a Ruffolo iniziò la sua carriera all’interno del ministero dell’Ambiente

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