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Sento e leggo che è intenzione di Giorgia Meloni di costituire una sorta di “Governo politico dei migliori”. Sarebbe una svolta molto importante perché, di solito, sembra che spetti solo ai governi tecnici individuare i ministri sulla base del merito e delle competenze, e riportare invece il merito e la competenza in seno all’organo di vertice ad impronta politica sarebbe davvero un’azione nell’interesse del Paese. In questo quadro, sembra che quattro/cinque dicasteri cruciali siano attribuiti ad esperti non di matrice politica e anche questo è cruciale ai fini della legittimazione del Paese anche rispetto all’immagine internazionale, europea e ai mercati.

È pertanto importante che quella che sarà la presidente del Consiglio designata freni le pulsioni degli altri due partiti della coalizione che sembrano un po’ meno aperti all’inserimento in un governo politico, che nasce dalla legittimazione elettorale, anche di ministri tecnici. Spesso per il governo avviene ciò che capita per certi concorsi pubblici in cui non si valutano a sufficienza le attitudini e le competenze dei candidati. Spetta, invece, grazie al suo potere di proposta, ad una presidente del Consiglio a forte legittimazione popolare, proporre anche ministri politici, che costituiscono la parte largamente maggioritaria del governo, sulla base delle competenze, delle esperienze e delle attitudini. Ne risentirebbe positivamente la funzionalità del governo e la capacità di dare risposte ai veri problemi del Paese.

La presidente Meloni e i suoi consiglieri saranno in qualche modo alle prese poi con quello che viene chiamato da molti il deep state, cioè la composizione degli staff di governo a cominciare dai segretari generali, dai capi di gabinetto e dai capi degli uffici legislativi. Un mondo di cui sono stato parte e che ho praticato e che conosco bene. C’è una sorta di circo che monta e smonta le tende a seconda dei vari governi che si succedono, e mi sembra che anche in questo caso ci sia per qualche verso, da vari appartenenti ai partiti usciti vincitori dalle elezioni, una corsa ad offrirsi o la ricerca di varie posizioni.

Pure per l’individuazione degli staff di governo, tradizionalmente composti in larga parte da persone a formazione giuridica, sarà importante valutare il merito, le competenze e le attitudini. Inoltre, in linea con quel ringiovanimento istituzionale che segna l’avvento di Giorgia Meloni, reputo necessaria anche qualche forma di rinnovamento rispetto alla presenza di più di qualche acrobata, magari anziano, che compone il circo di cui si compone il deep state. Sarà, inoltre, auspicabile, ad esempio per i ministeri economici o per quelli che seguono ordinamenti sezionali come l’università o la magistratura, tener conto anche delle competenze maturate in queste materie tra i candidati ai ruoli di capo di gabinetto e similari.

L’ultima volta che ho operato come capo di gabinetto è stato per i due governi Berlusconi tra il 2001 e il 2006 in cui ho pure promosso per la prima volta la conferenza dei capi di gabinetto. Ebbene, anche grazie a quell’esperienza ho colto l’importanza di tener conto delle attitudini e delle competenze pure nella selezione delle persone per questo tipo di ruolo, oltre che dell’utilità di qualche forma di ringiovanimento. Credo che la candidata a capo del governo possa avere tutta la legittimazione e tutti i poteri, anche sulla base delle poche enunciazioni sin qui formulate, per comporre un governo e contribuire a degli staff selezionati il più possibile sulla base del merito, delle competenze e delle reali attitudini.

Il nuovo governo e l'importanza della selezione degli staff. Scrive Tivelli

La candidata a capo del governo Giorgia Meloni può avere tutta la legittimazione e tutti i poteri, anche sulla base delle poche enunciazioni sin qui formulate, per comporre un governo e contribuire a degli staff selezionati il più possibile sulla base del merito, delle competenze e delle reali attitudini

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