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Un tempo i congressi erano anche l’occasione per riempire le pagine dei giornali, dal Popolo all’Unità passando per l’Avanti. Quei congressi erano degli happening di massa, con migliaia di delegati che arrivavano da ogni parte d’Italia e forse, in qualche misura, torneranno a rivivere ma, di certo non ci saranno più i quotidiani a raccontarli così come sono un ricordo lontano i polpastrelli maculati d’inchiostro, al massimo per i prossimi anni dovremo contentarci di tweet, dirette social e realtà aumentata.

Come è successo con il primo congresso di Azione raccontato dal profilo Twitter di Carlo Calenda che sabato ha pubblicato 29 contenuti, tra tweet e retweet, e domenica altri 25 scegliendo anche di fissare in alto nella bacheca del feed il video con parte del suo intervento.

In tutto 44 contenuti che solo sabato hanno generato oltre 6 mila reaction totali, tra questi quelli dell’intervento di Carlo Calenda hanno ottenuto un numero di interazioni più elevato rispetto a tutti gli altri, tanto che possono guidarci in una lettura in controluce del congresso e, in particolare, nell’evidenziare i punti chiave che ispireranno le strategie del partito.

Si comincia con i ringraziamenti a chi ha reso possibile l’avventura di Azione, ai ragazzi, ai volontari e a “chi ha sostenuto finanziariamente @Azione_it, non è semplice in Italia. Dobbiamo scrollarci di dosso l’idea che un imprenditore, che dà lavoro e fa crescere il Paese debba vergognarsi di sostenere un partito. Impegnarsi è un dovere”. Il tweet pubblicato alle 12.01 di sabato ottiene complessivamente 701 reaction tra like, retweet.

Trentasette minuti dopo, alle 12.38 arriva l’affondo di Calenda contro i sovranismi e i populismi: “Noi non accettiamo il confronto con M5S e Fratelli d’Italia. È una scelta netta, perché il dialogo si fa a partire dai valori comuni. Le radici culturali dei socialdemocratici, dei popolari e liberali non consentono di sottomettersi a sovranisti e populisti”.

Il post racchiude nella sua brevità la linea politica del partito e si porta a casa ben 1.900 reaction totali di cui ben 362 commenti. Alle 12.43 Carlo Calenda fissa nel terreno programmatico di Azione un altro paletto fondamentale, quello della scuola: “Il problema che deve venire prima di tutti in Italia. Noi siamo diventati il Paese più ignorante d’Europa, questo è un disastro culturale e di civiltà. Finché non lo risolveremo la democrazia sarà a rischio”. Il tweet incassa 1.357 interazioni di cui oltre 1.000 like.

Poco più di un’ora dall’inizio del suo intervento e sul finire della relazione, siamo alle 13.06, Carlo Calenda, si sofferma su un altro punto che in questi mesi ha caratterizzato anche la sua campagna elettorale a sindaco di Roma, quello delle competenze, dei meriti e delle responsabilità: “Non si può sostenere la democrazia partecipativa se la gente non ha idea delle responsabilità e dei doveri che comporta, per questo serve l’educazione civica. Non si può percepire il Reddito di Cittadinanza senza sapere cosa sia la cittadinanza”. Il tweet riesce a sfiorare il muro delle 1.000 reaction con 940 interazioni totali.

A chiudere la prima giornata di lavori c’è il tweet pubblicato alle 17.59 dal profilo di Carlo Calenda con il quale il segretario esprime da un lato la sua soddisfazione per il risultato ottenuto dalla nascita di Azione: “Due anni di lavoro duro per arrivarci. Valori liberal progressisti, coerenza e cultura di Governo”, e dall’altro, da capitano del vascello detta le coordinate del viaggio che porterà Azione alle elezioni politiche del 2023: “Su queste basi stiamo costruendo l’alternativa a due poli ostaggio di contraddizioni e populisti. Avanti”.
Il tweet incassa 1.463 interazioni, 90 retweet, 1.263 like e 110 commenti.

Il primo congresso di Azione letto attraverso i tweet di Calenda

Il primo congresso di Azione di Carlo Calenda è stato raccontato dal profilo Twitter del leader che sabato ha pubblicato 29 contenuti, tra tweet e retweet, e domenica altri 25 con oltre 6 mila reaction totali solo sabato. Elementi che possono guidarci in una lettura del congresso e delle strategie del partito. L’analisi di Domenico Giordano, Arcadia

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