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Altro che lupo solitario, era un lavoro di coppia. Klaus Lange, il politologo tedesco di 75 anni arrestato a Monaco lunedì, conduceva una doppia vita, informatore dei Servizi tedeschi (il Bnd) e spia del governo cinese, insieme alla moglie.

A rivelare nuovi dettagli sul caso di spionaggio è il sottosegretario di Stato con delega all’Intelligence Franco Gabrielli. In una nota l’autorità delegata degli 007 italiani spiega come l’operazione che ha portato all’arresto di Lange sia iniziata nel 2018, tre anni fa, “in collaborazione con l’Aisi”, l’agenzia dei Servizi segreti per l’interno. “Le risultanze acquisite dall’Agenzia Interna – continua l’ex capo della Polizia – hanno consentito di confermare l’attività spionistica della coppia (la moglie cittadina italo-tedesca era domiciliata in provincia di Bolzano), non riguardante in alcun modo il nostro Paese, ma focalizzata sul quadrante indo-pacifico”.

Non c’era dunque l’Italia nel mirino dello spionaggio cinese dei coniugi Lange che, secondo la Procura federale tedesca, è iniziato nel 2011, quando il politologo è stato reclutato dagli 007 di Pechino durante una conferenza a Shanghai. L’Italia era solo terra di passaggio per l’informatore tedesco nei suoi frequenti viaggi in Asia, dall’India alla Cina. Quando è stato accolto dalla polizia tedesca all’aeroporto di Monaco Lange tornava proprio da un soggiorno italiano per partire, secondo l’accusa, alla volta di Macao, dove avrebbe incontrato i suoi “referenti” dell’intelligence cinese.

Come riportato da Formiche.net, oltre a dirigere per lunghi anni la Hans Seidel Foundation, think tank affiliato alla Csu, durante gli anni in pensione il professore ha guidato una società di consulenza specializzata sulle politiche asiatiche, l’“Institute for Transnational Studies” (Its), con una sede in Germania e una a Gais, un piccolo paese dell’Alto Adige. Dal 2010 fino al suo arresto due giorni fa Lange si è più volte recato nella sede italiana, dove ha organizzato conferenze con ospiti internazionali sui temi più disparati, dalla pirateria somala nel Mar Cinese Meridionale alle politiche energetiche, ricevendo esperti e diplomatici asiatici.

Se il sodalizio cinese è relativamente recente, il rapporto con l’intelligence tedesca risale ai primi anni ’80, quando Lange raccoglieva informazioni sensibili tra Russia, Balcani, Asia e Sudafrica. Una lunga, doppia carriera fra accademia e barbe finte che dal 2010 si è fatta tripla. “L’accusato ha fornito regolarmente informazioni ai servizi segreti cinesi, prima e dopo visite di Stato o conferenze multinazionali ma anche su determinati input – recita il comunicato della procura tedesca – informazioni che si procurava principalmente dalle sue numerose, importanti fonti politiche conquistate grazie all’attività dell’Istituto”. Secondo l’accusa per i dati sensibili raccolti Lange riceveva “un compenso economico” e “un rimborso dei viaggi”.

L’arresto lunedì, in verità, non è stato un fulmine a ciel sereno. Il politologo sapeva di essere sotto indagine da quasi due anni: era il 23 novembre del 2019 quando la polizia di Monaco si è presentata sotto casa sua con un mandato di perquisizione. Ora il processo, che chiude una vita al servizio di diversi padroni, e mette fine ai suoi viaggi fra Asia ed Europa.

Un’attività che, garantisce ora la nostra intelligence, fortunatamente non ha avuto nel mirino segreti dello Stato italiano. Era anzi strettamente monitorata dall’Aisi, che ha svolto un ruolo-chiave nell’arresto della doppia spia. Anche per questo giovedì il dossier finirà sul tavolo del Copasir. Il comitato parlamentare di controllo dell’intelligence italiana presieduto da Adolfo Urso (Fdi) ascolterà in audizione (già in agenda) il direttore dell’Aisi Mario Parente. Un’occasione per scoprire qualcosa di più su una storia che sa di Guerra Fredda.

Da Roma a Berlino, così gli 007 hanno fermato la spia cinese

Klaus Lange, politologo tedesco arrestato a Monaco con l’accusa di spionaggio per la Cina, era nel mirino degli 007 italiani dal 2018. L’autorità delegata all’intelligence Franco Gabrielli rassicura: l’Italia non era coinvolta dalle attività della spia, ha contribuito a fermarla. Domani il dossier finisce al Copasir con il direttore dell’Aisi Mario Parente

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