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“Chi si frega le mani per la debolezza che ha dimostrato l’Italia nel voto al Parlamento europeo sulla risoluzione in ordine al Libro bianco Ue sulla difesa, che contiene alcuni passaggi sul piano ReArmEu presentato da Ursula von der Leyen, è Vladimir Putin”. Claudio Petruccioli, già deputato e presidente Rai, usa toni risoluti e arriva dritto al punto nevralgico della questione: “Con questo voto l’Italia si dimostra l’anello debole in Europa. Le divisioni, tanto in maggioranza quanto tra le file dell’opposizione, restituiscono l’immagine di un Paese poco affidabile sul dossier principale, che condizionerà la vita geopolitica europea e mondiale”.

Partiamo dai partiti che compongono la maggioranza di governo in Italia. Fratelli d’Italia e Forza Italia votano a favore, la Lega contro. Come leggere questa differenza di voto?

Direi che è apprezzabile il fatto che il partito della premier Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, abbia sostenuto questa iniziativa così come Forza Italia che del resto compone il gruppo dei Popolari. La Lega, si è invece fermamente opposta confermando un orientamento già chiaro da tempo, opposto a quello degli altri due partner.

La Lega si è allineata alle forze di sinistra con questo voto: Movimento 5 Stelle, Avs e una parte del Pd. Cosa unisce queste forze così differenti tra loro, per lo meno sulla carta?

Il problema è che, uscendo dalla logica dell’osservazione domestica delle questioni e allargando lo spettro a una valutazione più ampia, si ottiene un risultato – circa questo voto – che deve far riflettere. Ovvero che l’unico a poter gioire di questa situazione è proprio Putin che è riuscito nell’intento di dividere la posizione di uno fra i Paesi fondatori d’Europa. Infatti, se è vero che internamente è impossibile immaginare un allineamento fra M5S, Avs e Lega (oltre che una parte del Pd), è altrettanto vero che sommando i voti si desume che per lo meno metà del Paese si schiera contro il piano von der Leyen.

Ci sono ancora, dopo questa votazione, i presupposti per immaginare un’alternativa unitaria, in Italia, all’attuale compagine di governo?

Al momento mi pare che lo scenario sia di assoluta divisione tra le file delle forze di sinistra. Le stesse forze che tra un paio d’anni al massimo dovrebbero proporre un’alternativa di governo. La gravità della divisione su questo voto è data anche dal fatto che non si tratta di un tema transitorio, ma di una questione di portata epocale.

Arriviamo al Pd. Da giorni si registravano pareri contrastanti su questo voto tra le file dem. A questo punto, si è profilata una sostanziale parità. Cosa ne conseguirà sul piano interno?

C’è un dato politico che non deve essere tralasciato. Se è vero che la linea della segretaria Elly Schlein è ostile al piano ReArmEu è altrettanto vero che il presidente del Pd Stefano Bonaccini, nonché suo sfidante al congresso per la segreteria (che ha vinto nel voto degli iscritti, ma ha perso in quello popolare), ha votato a favore. Questo è un passaggio che non può passare inosservato.

Quale pensa possa essere la via d’uscita per dare al Pd una linea chiara?

Si deve riunire in tempi brevi un’assemblea di personalità interne al Pd che abbia l’autorevolezza di fare sintesi. Ha ragione Luigi Zanda quando ritiene che si debba fare un congresso. Se non si arriva al chiarimento, il rischio è di scomparire dal gioco politico e di diventare ininfluenti. Posto che la posizione assunta da una parte dei dem in seno al gruppo dei Socialisti è sostanzialmente isolata.

Il disco verde al piano di riarmo, comunque, è arrivato. Questo come ridisegnerà i rapporti tra Ue e Usa?

In questo contesto di assoluta incertezza, è difficile fare qualsivoglia previsione. Certo è che, dopo il brutto episodio registrato alla Casa Bianca tra Trump e Zelensky, gli accordi di Gedda cambiano le carte in tavola. A questo punto aspettiamo la risposta di Mosca. Ma il dato che rileva è l’allineamento Kyiv-Usa.

Con l'Italia divisa sulla Difesa Putin si sfrega le mani. Parla Petruccioli

Con questo voto l’Italia si dimostra l’anello debole in Europa. Le divisioni, tanto in maggioranza quanto tra le file dell’opposizione, restituiscono l’immagine di un Paese poco affidabile sul dossier principale, che condizionerà la vita geopolitica europea e mondiale. E al Pd serve un congresso in fretta. Colloquio con l’ex politico e presidente Rai, Claudio Petruccioli

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