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Un partito del debito, che silenziosamente sta tornando. Trasversale. Sono tutti bravi a predisporre misure per il rilancio a base di deficit, salvo poi non avere un piano di rientro che al debito faccia seguire la crescita. E quando la bolla è troppo grossa, scoppia. Di questo e molto altro è convinto Enrico Morando, ex viceministro dell’Economia in quota dem, nei governi Renzi e Gentiloni.

Morando, a giorni dovrebbe vedere la luce il decreto Agosto. Due miliardi o forse più per il rilancio dei consumi, tutto a base di bonus. Non era meglio qualcosa di più strutturale?

Sì, sicuramente. Perché se fossero orientate le stesse risorse stanziate in questo caso anche per gli investimenti pubblici e soprattutto privati, magari su Industria 4.0, si avrebbe lo stesso effetto sulla domanda, che è fatta da investimenti più consumi. Si otterrebbe della crescita usando sia la leva dei consumi, sia quella degli investimenti. Invece così si punta tutto sui consumi, e alla fine si rimane nella bassa crescita. Non basta, insomma.

Forse c’è un errore ancora più a monte. E cioè che tutte queste misure sono fatte a deficit, con cinque provvedimenti dell’era Covid che valgono 100 miliardi di disavanzo aggiuntivo. Non ha la sensazione che se si fa tutto a debito senza poi fare della crescita, la bomba esploda un giorno o l’altro?

La risposta a questa domanda è scritta nella Costituzione, anche se quasi nessuno se ne ricorda. E cioè che in casi straordinari, per evitare che l’economia collassi, si può fare del deficit. Però il governo deve contestualmente contare su un piano di rientro, ed è questo il problema. Serve un piano di rientro che accompagni le scelte di ulteriore indebitamento. Perché è il piano di rientro che dà credibilità a un Paese che vuole fare del disavanzo, senza considerare che lo stesso piano dovrebbe contenere quelle azioni concrete con cui recuperare il deficit. Perché non si possono scavare le buche di notte per poi riempirle di giorno.

Allora il governo dovrebbe indicare subito come intende utilizzare i soldi frutto del deficit…

Esattamente. Scegliere sistematicamente di effettuare interventi immediati per salvare l’economia è giusto, non indicare contestualmente i modi per rientrare di questa spesa nel lungo termine, è un errore.

Forse, Morando, il Recovery fund può aiutare in questo senso, compensare il troppo deficit…

Sì ma c’è un tema: come usiamo questi soldi? Per fortuna però ci sono delle condizionalità, ne abbiamo bisogno come il pane. E non sono nemmeno raccomandazioni generiche. Per esempio, non viene detto, ma è così: l’Europa non vuole utilizzare le risorse del Recovery per rifinanziare Quota 100. E allora ecco che sì, il Recovery fund può aiutare il Paese a trovare quella crescita con cui rientrare del deficit. Ma se, come ho sentito da dichiarazioni ufficiali, già si parla di Quota 102, ecco che già siamo fuori dalle condizionalità.

Se dovessimo immaginare una sorta di agenda per il Recovery fund?

Gli investimenti, come ho detto, sia pubblici, sia privati. Le infrastrutture e poi la giustizia, perché un sistema economico non sarà mai funzionante finché la giustizia in Italia avrà simili tempi. Ma si rende conto che mentre l’Europa ci dà dei soldi per accorciare i tempi della giustizia noi stiamo qui a discutere di come allungare la prescrizione? Non c’è scelta, serve ora e subito un piano straordinario di interventi da finanziare con il Recovery fund, che parta dalle infrastrutture e arrivi alla giustizia, passando per la sanità. Allora sì che il nostro Pil salirà.

Scusi, ma per la sanità non ci sarebbe il Mes?

Altroché, i soldi per la sanità vanno presi dal Mes e non dal Recovery fund. Perché i soldi del Mes sono immediatamente disponibili e noi dobbiamo immediatamente ristrutturare il nostro sistema nazionale. E poi sono soldi che costano di meno, se li cerchiamo sul mercato spendiamo tanto e facciamo poco.

Il M5S però è contrario…

Sarebbe bene che cambiassero idea e anche alla svelta. Dio non voglia che a ottobre riparta il contagio…

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