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Il crollo del Muro di Berlino ha segnato una cesura storica di portata globale, trasformando il sistema geopolitico da un confronto bipolare, incentrato sulle superpotenze degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica, a un mondo multipolare, più fluido e incerto. La caduta del Muro nel 1989 ha aperto le porte alla dissoluzione dell’Unione Sovietica e al crollo di un sistema autoritario che ha oppresso gran parte dell’Europa orientale. La liberazione di questi popoli, soprattutto quelli dell’Europa centrale e, in parte, orientale come gli ucraini, è stata considerata un successo poiché ha permesso a molte nazioni di riacquistare la propria sovranità e dignità.

Tuttavia, l’attuale sistema internazionale differisce profondamente dal periodo della Guerra fredda. All’epoca le dinamiche globali erano più statiche e prevedibili. Il mondo bipolare era contrassegnato da una grande stabilità, seppur costruita su equilibri di potere estremamente rigidi. Oggi, invece, il panorama geopolitico è dominato da una maggiore frammentazione e incertezza, con una molteplicità di attori statali e non statali che si contendono l’influenza globale. Le rivalità sono meno ideologiche rispetto al passato, ma il rischio di errori di valutazione e di escalation di conflitti è aumentato.

Nel corso degli anni abbiamo assistito alla transizione da un mondo unipolare, che ha caratterizzato l’immediato post-Guerra fredda fino alla metà degli anni 2000, a un sistema più complesso e frammentato, in cui la politica internazionale è tornata a giocare un ruolo predominante. Mentre in passato la convergenza economica sembrava dominare le relazioni tra le nazioni, oggi assistiamo a una crescente divergenza politica che ha messo in secondo piano l’economia, riportando le grandi potenze a competere per l’influenza strategica globale.

Questa competizione multipolare non si limita più a una netta divisione tra blocchi economici distinti come durante la Guerra fredda, ma si manifesta in un contesto di interdipendenza economica. Le economie di nazioni rivali come Stati Uniti, Cina e Russia sono oggi profondamente intrecciate e ciò rende la loro competizione un fenomeno più complesso e meno prevedibile. Si crea così uno scenario in cui il conflitto politico e strategico può intensificarsi senza necessariamente rompere i legami economici.

Di fronte a questo quadro internazionale frammentato, si fa sempre più urgente la necessità di una leadership globale cooperativa e inclusiva, capace di affrontare le grandi sfide del nostro tempo senza sfociare in conflitti distruttivi. Tuttavia, appare chiaro che la leadership politica a livello globale è carente. Non ci sono leader che possano incarnare una visione di lungo termine o promuovere una vera convergenza tra le potenze. In questo ambito la cooperazione internazionale appare sempre più difficoltosa, in particolare in un mondo segnato da una crescente rivalità tra le grandi potenze, come la Cina e la Russia, che avanzano progetti alternativi rispetto all’ordine globale dominato dall’occidente.

In questo contesto di rivalità l’Italia, pur essendo un attore centrale nell’Unione europea e nel G7, sembra giocare un ruolo marginale. Nonostante il Paese partecipi ai principali forum internazionali, manca di una chiara strategia e di una leadership capace di farsi portatrice di idee innovative. Il nostro Paese, infatti, appare spesso più concentrato sulle dinamiche politiche interne che su un’efficace proiezione internazionale. Questo si riflette anche nella sua posizione all’interno dell’Ue dove non riesce a esprimere una visione coerente per promuovere la cooperazione internazionale né a contribuire alla costruzione di un’Europa più forte e coesa.

Il contesto politico italiano è infatti molto frammentato, all’interno della maggioranza così come dell’opposizione, con divergenze significative tra i vari partiti su temi cruciali come la difesa comune europea, il coordinamento politico ed economico e il rafforzamento delle istituzioni europee. Questa frammentazione rende difficile per l’Italia assumere una posizione di leadership nelle discussioni europee e globali, e solleva dubbi sulla sua capacità di guidare un’Europa più unita e politicamente coordinata. Il mondo di oggi è caratterizzato da una complessità senza precedenti, dove le rivalità geopolitiche si intrecciano con l’interdipendenza economica.

L’Italia, sebbene posizionata in un contesto europeo e globale di primo piano, non sembra in grado di giocare un ruolo di guida incisivo. La necessità di una cooperazione globale inclusiva è più urgente che mai, ma resta da vedere se le potenze sapranno affrontare con successo le sfide che si prospettano.

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L’Italia, sebbene posizionata in un contesto europeo e globale di primo piano, non sembra in grado di giocare un ruolo di guida incisivo. La necessità di una cooperazione globale inclusiva è più urgente che mai, ma resta da vedere se le potenze sapranno affrontare con successo le sfide che si prospettano. La riflessione di Vittorio Emanuele Parsi, professore di Relazioni internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

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