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A Kyiv non aspettano altro, perché quei soldi possono fare la differenza nella lotta dell’Ucraina contro l’invasore russo. Cinquanta miliardi di dollari promessi sotto il sole della Puglia lo scorso giugno, quando a Borgo Egnazia i Grandi della Terra trovarono l’accordo, tutto politico, sull’utilizzo dei fondi del Cremlino congelati sui conti europei, circa 190 miliardi, per finanziare la resistenza e la liberazione dell’Ucraina. Certo, non soldi gratis, dal momento che si tratta di un prestito. Tutto ruota intorno ai profitti generati dagli asset sotto sequestro, che potrebbero generare dai 3,5 ai 5 miliardi all’anno. Risorse che andrebbero a coprire il pagamento dei bond emessi appositamente e tramite i quali raccogliere la liquidità necessaria ad arrivare alla somma oggetto del rimborso del prestito concesso dal G7.

Adesso, dunque, è solo una questione di tempo, fattore che diventa determinante. Ed è qui che gli Stati Uniti, gran registi dell’intera operazione, hanno dettato il nuovo timing, affinché i soldi a Kiyv arrivino il prima possibile.  “Il G7 si è impegnato a rendere disponibili all’Ucraina 50 miliardi di dollari in prestiti entro la fine dell’anno”, ha puntellato Janet Yellen, segretario al Tesoro americano. “E gli Stati Uniti si uniranno al G7 per fornire un prestito preliminare di 20 miliardi di dollari all’Ucraina che verrà rimborsato con i proventi derivanti dai beni della Russia stessa. Ciò significa che, guardando al futuro, la Russia sarà sempre più costretta a sostenere i costi della sua guerra illegale, al posto dei contribuenti negli Stati Uniti e in Europa”.

La filosofia di fondo del prestito, non è mai cambiata in questi mesi. Ed è stata la stessa ex presidente della Fed, oggi a capo dell’economia americana, a ribadirla. “Sostenere l’Ucraina è importante di per sé: dotare un paese sovrano e democratico degli strumenti necessari per proteggere il suo popolo da una brutalità indicibile e la sua economia dalla devastazione Stiamo adempiendo a un obbligo morale. Ma vorrei essere chiara: sostenere l’Ucraina è anche vitale per l’interesse nazionale degli Stati Uniti. Lasciare che l’Ucraina cada inviterebbe un’ulteriore aggressione da parte di Putin e metterebbe a repentaglio la sicurezza dei nostri alleati della Nato in Europa, che ci siamo impegnati a difendere per trattato”.

Attenzione, i fondi per la lotta dell’Ucraina non si esauriranno con il prestito da parte del G7. Anche l’Europa, muove le sue fila. Poche ore fa il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza il prestito da 35 miliardi di euro all’Ucraina garantito dagli stessi profitti sugli asset russi immobilizzati. Su 635 votanti, 518 europarlamentari si sono espressi a favore e 56 contro. Solo 61 gli astenuti, seduti principalmente nei due gruppi dell’estrema destra dell’Eurocamera e in alcuni casi nel gruppo di sinistra The Left.

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