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Un nuovo caso scuote l’intelligence americana. La notizia è quella della presenza a Washington di Sergey Naryshkin, il capo dei servizi segreti di Mosca all’estero (l’ex Kgb, ora Fsb). Motivo della visita negli Stati Uniti sarebbe stato proprio un meeting fra i vertici delle agenzie americane, Cia in particolare, e russe per discutere della collaborazione in materia di lotta al terrorismo. Il fatto di per se non è per niente irrituale, anzi. Nel mondo dell’intelligence la concorrenza e la cooperazione sulle informazioni è un esercizio difficilissimo ma costitutivo della propria missione istituzionale. Eppure si è determinato un caso politico perché l’importante spia venuta dal freddo, ovvero da Mosca, era stata stata sanzionata nel 2014 dall’amministrazione di Barack Obama e pertanto interdetta a mettere piede su suolo statunitense.

L’ambasciatore di Mosca in Usa, Anatoly Antonov, ha confermato la notizia alla televisione di stato russa mentre non è arrivata alcuna conferma ufficiale dell’incontro “vis a vis” tra il direttore della Cia, Mike Pompeo, e Naryshkin. Il meeting tra gli 007 ha avuto luogo pochi giorni prima che Pompeo lanciasse l’allarme su possibili nuove intromissioni russe in occasione delle elezioni di mid-term del 2018, ma anche poco prima che l’amministrazione Trump rendesse nota la cosiddetta Kremlin List, ovvero un elenco di 210 funzionari politici e imprenditori russi a rischio di sanzioni americane. La tempistica della visita non è stata favorevole anche perchè è avvenuta meno di una settimana prima che il presidente decidesse di non emettere nuove sanzioni contro i politici e oligarchi russi come invece stabilito dal Congresso.

“Si tratta di un serio problema di sicurezza nazionale”, ha detto il leader democratico al Senato Chuck Schumer parlando ai giornalisti. “La Russia ha ‘hackerato’ le nostre elezioni, noi abbiamo comminato le sanzioni al loro capo dell’intelligence straniera, e poi l’amministrazione Trump lo ha invitato a fare un giro di valzer facendolo accomodare attraverso la nostra porta principale”. Secondo il capo dell’opposizione a Capitol Hill, “questo è un’estrema mancanza di senso del dovere del presidente Trump, che sembra più intenzionato a minare lo stato di diritto in questo paese che resistere a Putin”. Schumer vuole sapere se durante gli incontri con le spie russe sia discusso delle sanzioni, se Naryshkin ha incontrato anche funzionari della Casa Bianca o della sicurezza nazionale e se altri ufficiali russi sanzionati facevano parte della delegazione venuta da Mosca.

La Cia, da parte sua, ha rilasciato una dichiarazione con cui ha “assicurato che qualsiasi interazione con agenzie di intelligence straniere è stata condotta in conformità con la legge degli Stati Uniti e a seguito delle consultazioni con i dipartimenti e le agenzie competenti”. Langley, insomma, si è mossa sulla base di autorizzazioni arrivate dall’alto. Il che riporta alla Casa Bianca e ad un atteggiamento del Presidente che sulla Russia continua a non avere una posizione capace di placare le polemiche (e le inchieste).

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