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Che non avrebbe votato la fiducia al governo gialloverde, Silvio Berlusconi lo aveva dichiarato immediatamente, fin dal 9 maggio scorso quando diede a Matteo Salvini il via libera a trattare con Luigi Di Maio. Ma non che Forza Italia si sarebbe messa in modo così netto all’opposizione dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte. “In questo momento l’alternativa è o noi o loro”, ha scandito il Cavaliere in un videomessaggio al vetriolo diffuso stamattina, di una durezza inimmaginabile per contenuti e tempistiche. Probabilmente non a caso, le sue parole sono arrivate proprio mentre il nuovo governo si presentava agli italiani in occasione delle celebrazioni per la Festa della Repubblica. E hanno lasciato il segno, soprattutto nel centrodestra.

“Ci opporremo al pauperismo e al giustizialismo, ad ogni atto che mette in pericolo i conti pubblici e il ruolo internazionale del nostro Paese, il lavoro e il risparmio degli italiani, la nostra libertà”, ha tuonato Berlusconi che in questo modo ha ulteriormente confermato il suo no alla maggioranza penta-leghista definita “contraddittoria e all’insegna del populismo”. Una presa di posizione inequivocabile, che segna ancora di più la distanza con i suoi storici alleati della Lega e anche di Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni non è entrato al governo ma ha scelto la strada dell’astensione in vista del voto di fiducia in programma martedì al Senato e mercoledì alla Camera: questo vuol dire che in un certo senso si muoverà nel perimetro della maggioranza e che, comunque, non sarà all’opposizione di Salvini e Di Maio. A differenza di Berlusconi che aspetta anche di capire come si completerà la squadra di governo con i viceministri e i sottosegretari: è chiaro che la scelta di nomi a lui dichiaratamente avversi, specie allo Sviluppo economico, potrebbe ulteriormente inasprire i toni e le posizioni. E finire con il creare qualche grattacapo al centrodestra pure sui territori dove Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega governano insieme come se niente fosse. E dove, tra l’altro, si presenteranno uniti in occasione delle amministrative in programma il prossimo 10 giugno in 764 comuni italiani, tra cui 21 capoluoghi di provincia.

“L’alleanza nei territori con la Lega non è minimamente in discussione: governiamo insieme da venti anni e continueremo a farlo”, ha dichiarato a tal proposito a Formiche.net il deputato azzurro Alessandro Cattaneo. Che, però, ha avanzato più di un dubbio sul nuovo governo, specie ovviamente nei confronti della compagine grillina: “Molte delle idee contenute nel famoso contratto sono diametralmente opposte alle nostre e a quelle tradizionali del centrodestra. Ma è inevitabile che sia così considerato che il governo si fonda su un accordo tra forze politiche tra loro molto diverse. Penso, ad esempio, al ruolo dello Stato e all’idea che solo con la spesa pubblica sia possa possibile risolvere i problemi degli italiani. Noi la pensiamo diversamente”. Un contesto che in potenza, ad avviso di Cattaneo, potrebbe quasi paradossalmente finire con l’avvantaggiare Forza Italia: “Per noi si è aperto uno spazio politico enorme. Ma dobbiamo essere bravi a sfruttarlo. E per riuscirci il nostro partito dovrà inevitabilmente rinnovarsi e rilanciarsi”. E nel frattempo – come sottolineano molti commentatori – anche fare attenzione a eventuali ammiccamenti tra la Lega e alcuni dei parlamentari eletti con Forza Italia: l’ipotesi, rilanciata in questi giorni da numerosi retroscena, è che con l’avvio del governo non pochi possano essere tentati dal salto nel partito di Salvini. “Penso che non vi sia affatto un rischio del genere”, ha però tagliato corto Cattaneo secondo cui “Forza Italia è compatta intorno a Berlusconi. Anzi, la creazione di questa maggioranza – per molti aspetti così lontana dalla nostra storia e dalle nostre convinzioni – ha avuto l’effetto di far serrare ancora di più le fila all’interno dei gruppi parlamentari di Camera e Senato”.

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