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Non credo si possano dire molte cose. I risultati elettorali, con un’affluenza alle urne altissima, oltre il 73%, parlano da soli. Il Partito Democratico (PD) è crollato al 18.9% mentre il M5S ha raggiunto il 32% e la Lega Nord ha superato il 17%. Anche Forza Italia (FI) è andata male all’interno della coalizione di centro destra. Il fronte sovranista ha la maggioranza dei voti alla camera e al senato. Il problema, ora, sarà come formare un governo. Possibilità al momento assai remota.

Non voglio concentrarmi troppo sull’analisi del voto. Anche perché i dati non sono ancora del tutto definitivi. Possiamo però essere certi che 1) la classe dirigente del PD ha fallito, come viene detto da anni a questa parte e non ha avuto né l’intelligenza né la visione, per capire che la loro retorica era urticante e controproducente, 2) che anche l’usato sicuro non basta a convincere le elettrici e gli elettori, anzi, sembra che molti si siano mobilitati, soprattutto al sud, per dire: basta!, 3) che nella popolazione si sono ampliate le disuguaglianze e che i sentimenti di rabbia verso l’altro sono forti. La retorica nazionalista e xenofoba della Lega ha ripagato.

Cosa serve al Paese? Che il principale partito di centro-sinistra sia ridotto a questo livello è una colpa grave della sua dirigenza prima di tutto. Inutile nasconderselo. In un partito serio, degno di tale nome, oggi tutti gli attuali dirigenti dovrebbero presentarsi uniti e dire: ci dimettiamo, lasciamo che gli organi democratici del partito si riuniscano e facciano un percorso autonomo di profonda riflessione e rifondazione complessiva. Se la dirigenza fosse fatta di persone serie. Staremo a vedere.

Liberi e Uguali, che doveva essere un po’ una Die Linke all’italiana, che poteva recuperare voti persi dal PD e fare da argine a sinistra a un’emorragia verso il M5S, ha fallito clamorosamente. Inchiodati al 3.4% dimostrano di aver sbagliato tutto o quasi anche loro.

In sostanza, serve fare come la SPD all’indomani della seconda guerra mondiale: una conferenza programmatica rifondativa, per dirsi chi siamo, cosa vogliamo fare, come lo vogliamo fare e con chi. Basta giochi, basta spocchia, basta arroganza. Un centro-sinistra solido, al dil à dell’essere sopra o sotto il 20% è un elemento fondamentale per la democrazia del nostro Paese e dell’Europa.

Il parallelo oggi è con la condizione politica in Germania. Anche a Berlino le trattative per la GroKo sono state lunghe ed estenuanti. Ma la SPD, seppur ridotta al 20.5% ha dimostrato cosa significa essere un vero partito strutturato. Mobilitando centinaia di migliaia di iscritte ed iscritti. La SPD, con oltre 155 anni di storia è un modello nel funzionamento e nel modo di intendere la democrazia. Il PD avrebbe dovuto ispirarsi a quella storia, invece di svilirla.

Dopotutto, la classe dirigente del PD andava blaterando che con loro si vinceva bene e chi aveva la nostalgia del vecchiume del passato, come Corbyn per esempio, secondo Renzi and Co., non avrebbe avuto il 40%. Ironia della sorte, Corbyn lo ha superato, il PD lo ha ampiamente più che dimezzato!

Marzullianamente: farsi due domande e darsi due risposte sarebbe un buon inizio. Ma ancor più buono se questo partito riscoprisse cosa significa la parola contenuta nel suo titolo: Democratico! Perché fino ad oggi, questo concetto non è stato granché considerato.

Lancio un hashtag quindi, #RifondareIlPD per rifondare la sinistra!

Rifondare il PD, per rifondare la sinistra in Italia

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