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A prescindere dal responso delle urne il 4 marzo, Giorgia Meloni può già dirsi soddisfatta della campagna elettorale. Fratelli d’Italia, il partito che presiede e che ha fondato nel 2012 assieme ai colleghi e amici Guido Crosetto e Ignazio La Russa, ha rafforzato la sua base elettorale ed è riuscito a lasciare il segno nell’agenda del centrodestra. L’ultima foto del tour-de force in giro per l’Italia la ritrae sorridente a Roma, nel Tempio di Adriano, accanto ai suoi alleati: Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Raffaele Fitto. È l’immagine di un centrodestra unito, che a tratti però ha faticato a fare sintesi. Ne è prova la recente visita della Meloni in Ungheria dal premier Viktor Orban, fumo negli occhi per i colleghi del Partito Popolare Europeo di cui Berlusconi rivendica fieramente l’appartenenza. Intervistata da Formiche.net la presidente di Fdi garantisce che il centrodestra, una volta al governo, saprà mettere da parte le divergenze. E lancia una sfida ai Cinque Stelle nel Meridione: non abbiamo paura, il nostro sarà “il voto che unisce l’Italia”.

Antonio Tajani ha ufficializzato la candidatura a premier per Forza Italia. A suo parere sarebbe un buon presidente del Consiglio?

Fin dall’inizio della campagna elettorale Fratelli d’Italia ha chiesto a Silvio Berlusconi di indicare prima del voto chi fosse il candidato premier di Forza Italia. Il 4 marzo spetta agli elettori del centrodestra stabilire chi sarà il prossimo Presidente del Consiglio tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Il candidato premier di Fratelli d’Italia però è Giorgia Meloni e noi chiediamo agli italiani di avere fiducia in noi perché siamo l’unica garanzia contro ogni inciucio e alleanze contro natura.

Qualche giorno fa ha fatto visita in Ungheria al premier Viktor Orban. Perché guardare al gruppo di Visegrad e non ai Paesi fondatori?

Ho incontrato il primo ministro ungherese Viktor Orbàn, presidente di turno del Gruppo di Visegrad, per iniziare un rapporto che continuerà quando Fratelli d’Italia sarà al Governo. Vorrei che la nostra Nazione collaborasse di più con queste Nazioni – Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia – che da anni si battono contro l’immigrazione incontrollata e per difendere le radici cristiane dell’Europa contro il pensiero unico e l’omologazione che Bruxelles vorrebbe imporci. Se queste Nazioni non avessero difeso a Est i confini europei, ora l’Italia sarebbe diventata il più grande campo profughi del mondo.

Come potete convivere al governo con un centrodestra che ha lo sguardo verso Bruxelles, Juncker e Merkel?

Al governo troveremo sicuramente una sintesi con gli alleati perché a tenere insieme la coalizione di centrodestra c’è la volontà comune di dare al nostro popolo un esecutivo di patrioti capace di difendere gli interessi nazionali italiani, dopo anni in cui la sinistra si è venduta agli interessi delle lobby, dell’Europa e delle multinazionali. Col mio viaggio a Budapest ho voluto rispondere anche a quei politici italiani che in questa campagna elettorale hanno fatto di tutto per accreditarsi nei confronti di chi, in Europa, fa solo i propri interessi: Merkel e Juncker inclusi.

Un fuorionda della conferenza unitaria del centrodestra a piazza di Pietra la riprende mentre si dice preoccupata di un exploit dei 5 stelle al Sud. Temete una pesante sconfitta nel Meridione?

Non sono stata io a dirlo. In ogni caso noi non abbiamo alcuna paura: gli italiani sanno bene che Fratelli d’Italia è l’unico movimento politico che ha scritto nero su bianco nel programma che il Nord e il Sud devono avere pari diritti e pari opportunità. Ieri sono stata in Calabria per lanciare una proposta molto seria e concreta.

Cioè?

Quando Fratelli d’Italia sarà al governo il Piano Infrastrutture Speciali del 2020 sarà così ripartito: 250 miliardi di euro destinati al Sud, 250 miliardi di euro destinati al Nord. Oggi invece il rapporto è totalmente sbilanciato: il 69% delle risorse al Nord, il 31% al Sud. Non è un caso che lo slogan che abbiamo scelto per questa campagna elettorale è: il voto che unisce l’Italia.

Voi vi accreditate da sempre come la vera destra italiana. Cosa vi distingue dalla costellazione di formazioni di estrema destra (Casapound, Forza Nuova, ecc.) che si credono eredi della stesse storia politica?

Fratelli d’Italia è l’erede della destra italiana. La nostra storia, il nostro simbolo, la nostra classe dirigente, il nostro consenso lo dimostrano. Noi abbiamo raccolto un testimone, abbiamo messo in sicurezza il patrimonio della destra e abbiamo fatto tornare a sventolare quella bandiera in Parlamento e in tante città italiane. Ora guardiamo al futuro e vogliamo continuare questo percorso senza dimenticare da dove veniamo e quali sono i valori che intendiamo difendere.

Come volete riformare la Difesa in Italia una volta al governo? Siete favorevoli ad una difesa comune europea?

La posizione di Fratelli d’Italia è chiara: per noi è una priorità adeguare gli stanziamenti per la Difesa ai parametri occidentali. In ambito europeo noi crediamo che questa Unione Europea di banchieri, tecnocrati e faccendieri sia un’esperienza fallita. Vogliamo costruire una Confederazione di Nazioni libere e sovrane che cooperano liberamente sulle grandi materie strategiche, dalla sicurezza all’immigrazione, dal mercato comune alla politica estera, ma senza la tirannia dei burocrati che vengono a imporre le loro regole ai cittadini degli Stati membri.

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