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Ammontano almeno a 350 milioni di euro i prestiti “baciati” concessi da Veneto Banca. A fornire le cifre di queste operazioni, con cui l’istituto finanziava la vendita ai clienti di proprie azioni e obbligazioni, il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone (nella foto) che è stato ascoltato dalla commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche nell’ambito dell’indagine sui reati di aggiotaggio e ostacolo all’attività di vigilanza commessi dagli ex vertici dell’istituto oggi in corso di acquisizione da parte di Intesa Sanpaolo insieme a Popolare di Vicenza. Pignatone ha ricostruito la storia dell’indagine, di cui è titolare da febbraio 2015 e il cui ramo sui reati relativi alla gestione dell’istituto sono rimasti in capo alla Procura di Treviso.

BANCA D’ITALIA

Tutto iniziò in seguito all’ispezione della Banca d’Italia avvenuta tra aprile e agosto 2013 ma la Procura di Roma, oltre che dei verbali ispettivi di Palazzo Koch, si è avvalsa pure di intercettazioni e di indagini proprie. E proprio il ruolo di via Nazionale è centrale nell’indagine ed è stato oggetto di vari interventi da parte dei componenti della commissione.

Alla Procura capitolina, infatti, non interessa se i prestiti “baciati” abbiano generato sofferenze o meno ma se siano stati nascosti all’istituto centrale, cui spetta la vigilanza, così come la riduzione del patrimonio causato da un tal genere di operazioni. Pignatone, che durante l’audizione era affiancato dal procuratore aggiunto Rodolfo Sabelli e dal sostituto Stefano Pesci, ha rilevato che Piazzale Clodio “ha in corso di valutazione” gli esposti presentati dall’ex manager di Banca Intermobiliare Pietro D’Aguì. Si tratta di “una denuncia per l’operato della Banca d’Italia. Su questo l’attività d’indagine è in corso, abbiamo fatto richiesta di documentazione alla Banca d’Italia che è arrivata da poco. Ieri o ieri l’altro – ha proseguito – è arrivato un altro esposto di D’Aguì con l’apertura di un ‘modello 45’ (relativo agli atti non costituenti notizie di reato, ndr) in attesa di una valutazione che speriamo di concludere in tempi brevi”. Il procuratore di Roma ha poi ricordato che l’ex amministratore delegato di Veneto Banca Vincenzo Consoli – peraltro finito in carcere tra agosto 2016 e gennaio 2017 per il crac dell’istituto – “ha riferito che Bankitalia era a conoscenza dei meccanismi gestionali, non formalizzando però una denuncia e la Procura non ha ritenuto ravvisare profili di rilevanza penale”. Proprio Via Nazionale sarà protagonista la prossima settimana in commissione d’inchiesta: giovedì 2 novembre è in programma l’audizione di Carmelo Barbagallo, capo della Vigilanza bancaria e finanziaria. Da sottolineare che il magistrato ha chiesto al presidente della commissione bicamerale, Pierferdinando Casini, di riferire in segreto gli sviluppi delle indagini in corso su Veneto Banca. Proprio la parte secretata dell’audizione – stando quanto risulta a Formiche.net – sarebbe come facilmente ipotizzabile la più interessante.

RISPARMIATORI PARTE CIVILE

Il magistrato ha poi parlato degli ex clienti dell’istituto di credito sostenendo che “i diritti dei risparmiatori potranno essere tutelati nel processo penale a Roma dove si potranno costituire parte civile nel processo che sta per iniziare”. Pignatone ha menzionato i “numerosissimi procedimenti a seguito di denunce di risparmiatori dove si ipotizzerebbe, il condizionale è d’obbligo, il reato di truffa” trasmessi da piazzale Clodio alla Procura di Treviso.

SU REATI FINANZIARI A PROCURE DI DISTRETTO

Fra gli altri argomenti affrontati anche una proposta concreta. Secondo Pignatone infatti bisognerebbe prevedere che, in caso di reati finanziari, venissero modificate le competenze delle Procure così da assegnare le competenze stesse alle Procure di distretto. Le indagini in materia “richiedono una estrema specializzazione dei magistrati che se ne occupano” e inoltre “un piccolo nucleo tributario difficilmente ha capacità tecniche e risorse” per un lavoro di questo genere.

RICERCA DI RESPONSABILITA’ PERSONALI

Per rispondere a una domanda del deputato di Centro democratico Bruno Tabacci il procuratore di Roma ha invece spiegato un chiaro obiettivo di Piazzale Clodio. “La Procura di Roma è costretta a cercare responsabilità personali e questo spiega i limiti obbligati ma involontari delle nostre risposte”. Tabacci aveva asserito che è errato “personalizzare le responsabilità” e che “la mala gestione non esclude la cattura di controllori (GdF, Procura, Bankitalia): basterebbe guardare la composizione dei cda della capogruppo e delle controllate Veneto Banca e Vicenza. La trafila di incarichi professionali, le assunzioni e i prestiti e poi il meccanismo del voto capitario dove ognuno 0pensaav essere parte della ricchezza”. Su questa scia la domanda della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che ha chiesto se esistessero “porte girevoli” di funzionari di Palazzo Koch per essere assunti in Veneto Banca. Pignatone ha risposto con un “non mi pare”.

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