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Difficile fare una graduatoria quando si tratta di elezioni parlamentari, che rappresentano sempre un momento importante nella vita democratica di un paese. Eppure questa volta si sarebbe tentati di affermare che quelle in programma in Germania il prossimo 14 settembre per il rinnovo del Bundestag (Parlamento federale) hanno una valenza particolare. Innanzitutto per la situazione internazionale generale: la guerra in Siria, il nuovo inquilino della Casa Bianca, per molti una mina vagante, e che non manca occasione per attaccare la Germania (come in occasione del vertice Nato di giovedì) la Brexit, la nascita e l’affermarsi di movimenti populisti, la svolta autoritaria in Turchia, le tentazioni dispotiche dei governi in Ungheria e Polonia, i profughi e migranti, giusto per citare alcune situazioni di cui riferiscono quotidianamente i media.

Una instabilità che non può non influenzare anche il voto. E non solo quello per le politiche, come ha dimostrato l’esito delle ultime regionali di un paio di settimane fa nella più popolosa regione tedesca, il Nordrhein-Westfalen (NRW).  È vero che nella scelta del voto ha influito una situazione di generale di scontentezza per il lavoro svolto dal governo socialdemocratico-verde uscente: a iniziare dal caos riguardante la riforma scolastica, alla disoccupazione che in alcune città di questa regione, per esempio Duisburg, Dortmund e Essen (una sorta di rust belt tedesco, perché qui un tempo l’economia si basava principalmente sull’industria estrattiva e quella pesante) è molto superiore alla media tedesca. Un sondaggio effettuato subito dopo la chiusura delle seggi ha però rilevato che tra i primi motivi che hanno spinto gli elettori di questa regione a votare CDU, cioè il partito di Angela Merkel, c’è stato quello dell’instabilità dello scenario internazionale.

Molti devono aver pensato che, con il mare in tempesta, è meglio affidarsi al capitano di lungo corso, cioè a Merkel, piuttosto che “sperimentarne” uno nuovo. Perché se è vero che Martin Schulz, lo sfidante socialdemocratico della Kanzlerin è un politico stimato sul piano europeo, è altrettanto vero che non ha esperienza in politica interna.

In Germania si dice che le elezioni nel NRW, proprio perché coinvolgono oltre 13 milioni di cittadini, costituiscono un banco di prova per le parlamentari a livello federale. Ed proprio partendo da questo assunto, che il centro studi della Deutsche Bank ha analizzato la ricaduta per la CDU della vittoria nell’ex roccaforte dell’SPD.

Nella sua analisi la Deutsche Bank ricorda che “già in passato proprio questa regione ha dato il via a mutamenti di compagini politiche affermatisi successivamente anche a livello nazionale”, cioè del governo federale. Tra gli esempi citati c’è la coalizione tra SPD e liberali dell’FDP formatasi nel NRW nel 1966. Quell’anno i socialdemocratici avevano vinto per la prima volta in questo Land. E dopo estenuanti trattative l’SPD era riuscita a convincere l’FPD a dare forfait ai cristianodemocratici e a formare invece una colazione con loro. Tre anni dopo, nel 1969, una coalizione socialdemocratica-liberale veniva a formarsi anche a Bonn (allora capitale della Repubblica Federale Tedesca). Le elezione del 2005, quando l’Spd perse invece, dopo quarant’anni, il governo della regione – era l’anno in cui il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder si dimetteva anticipatamente –  “riconfermarono invece un’altra regola. E cioè quella che, quando l’Spd perde il NRW, è destinata a perdere anche le elezioni del nuovo Bundestag. E’ stato così dal 1949 in poi”.

La conclusione che da queste osservazioni si potrebbe dunque trarre è che, dopo il 14 settembre, Merkel ha buone possibilità di essere reincaricata per la quarta volta a formare un governo. Un governo il quale, prosegue il paper della Deutsche Bank, potrebbe vedere un ritorno di alleanza con i liberali. Usciti dal Parlamento federale nel 2013, in seguito a un lavoro deludente nella coalizione 2009-2013, stanno riconquistando quota grazie all’intelligente guida di Christian Lindner, e hanno buone possibilità di rientrare in settembre nel Bundestag. Difficile però pensare che possano bissare il 12,6 per cento dei voti ottenuti del NRW. Inoltre sarebbe utile che non drenassero voti alla CDU (come hanno fatto invece nel NRW, dove il 18 per cento dei voti sono arrivati da ex elettori cristianodemocratici).

Al momento quel che risulta certo è, sottolinea sempre l’analisi del centro studi della DB, che la vittoria inaspettata nel NRW, così come le due precedenti, nel Saarland in marzo e nello Schleswig Holstein inizio maggio (anche quest’ultima inaspettata), hanno promosso la linea Merkel, la quale, “quando esplodeva la Schulz mania, inizio anno, non si era fatta prendere dal nervosismo”. E così oggi, dopo un breve momento di sorpasso da parte di Schulz e dell’SPD, Merkel e il suo partito sono di nuovo saldamente in sella. “Un vantaggio che però va gestito con oculatezza, visto che le elezioni si terranno tra quattro mesi”.

Una notizia buona per la democrazia tedesca nel suo insieme, è che non solo i populisti di Alternative für Deutschland nel NRW si sono fermati al 7,9 per cento, ma soprattutto che l’elettorato tedesco pare essere tornato a interessarsi di politica, conclude lo studio. Un interesse che alle ultime parlamentari del 2013, quando a sfidare Merkel era sceso in campo l’ex ministro delle Finanze Peer Steinbrück, non c’era stato. Una parte del merito va dunque anche a Schulz. Per l’Spd sarebbe auspicabile che candidato e partito se ne rendessero conto, al più presto.

Deutsche Bank, bund

Tutte le previsioni di Deutsche Bank sulle elezioni in Germania

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