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Ignazio Visco ha letto le sue considerazioni finali con l’aria di chi chiude un ciclo e intende aprirne uno nuovo. Aprirlo anche al di là del fatto che possa essere riconfermato (la presenza di Mario Draghi in prima fila ha l’aria di un sostegno determinante). Il primo ciclo è quello dei dieci anni di vacche magre, anzi magrissime. Lo mostrano in modo esplicito gli otto grafici finali (una delle novità di quest’anno): l’Italia è l’unico Paese della zona euro a non aver recuperato nulla (reddito pro capite, pil, occupazione, produttività, risparmio). Il nuovo ciclo è quello di chi ha fatto tesoro degli errori, delle omissioni, delle lacune e ha trovato il filo per uscire dal terribile labirinto della crisi.

Dunque, il governatore che ha gestito questi sei anni di difficoltà eccezionali, senza paragoni nel dopoguerra, si candida a guidare anche la ripresa che sta muovendo i suoi passi, timidi, insufficienti, ma decisi? Nelle parole scritte e in quelle pronunciate a braccio (un’altra sorpresa per i partecipanti all’assemblea) non c’è nulla che giustifichi una tale conclusione. Ma in questi casi quel che conta è il messaggio, fatto molto spesso dal non detto e dal linguaggio del corpo.

Le frasi fuori sacco, un vero e proprio inserto dettagliato inserito nel discorso finale, suonano come una netta, ferma, e anche talvolta irritata, risposta alle accuse rivolte alla Banca d’Italia sulle crisi bancarie. Qualcuno ha detto che sono l’anteprima di quel che dirà alla commissione parlamentare d’inchiesta quando e soprattutto se si farà. Perché fra poco non ci sarà più il Parlamento e la prossima legislatura avrà a che fare con rogne ancora peggiori, come si desume dalle stesse considerazioni di Visco e dalle ponderose analisi contenute nella relazione generale: cambio di rotta della politica monetaria e rincaro dei tassi d’interesse, debito pubblico, stagnazione del prodotto lordo, instabilità politica ai limiti della ingovernabilità, in parole povere il rischio Italia che si ripropone sui mercati e dentro l’area euro.

(CHI HA ASCOLTATO LE CONSIDERAZIONI DI VISCO. TUTTE LE FOTO)

In nessun modo Visco lancia un allarme sulle elezioni (sarebbe stato al di sopra delle righe); questa volta anzi si dice “fiducioso, al di là dell’incertezza politica”. Naturalmente bisogna che i partiti presentino agli elettori “programmi chiari, ambiziosi, saldamente fondati sulla realtà”. Un avviso a tutti, ma chiaramente ancor più a chi mostra la luna nel pozzo, come i cinque stelle.

Il voto anticipato per molti versi favorisce la continuità alla Banca d’Italia. Visto che per mesi mancherà un governo che governi, è essenziale che il timone della economia sia in mani salde ed esperte. Sarebbe meglio, anzi, che l’incertezza venisse risolta subito, designando già il successore (Visco stesso o qualcun altro), sottraendo così la nomina alla banca centrale alla lotteria dei partiti e dei governi ballerini. Si può fare, viene fatto in molti Paesi, e anche alla Bce. Perché non anche a Roma? Paolo Gentiloni, su indicazione di Pier Carlo Padoan, potrebbe proporre un nome al consiglio dei ministri e poi presentarlo al presidente della Repubblica al quale spetta la firma decisiva al decreto di nomina. Ora, cioè prima ancora di sapere quando ci saranno le elezioni. Sarebbe un gesto inusuale, ma chiarissimo, una prova che anche l’Italia sceglie la certezza delle istituzioni al di là della incertezza della politica. Chissà se la classe dirigente ne sarà capace.

(ECCO I BANCHIERI PRESENTI ALL’ASSEMBLEA DI VIA NAZIONALE. LE FOTO)

Molti sono i messaggi lanciati da Visco. Tra questi scegliamo quelli sulle banche e l’Unione europea. Qui la difesa dell’operato della vigilanza è stata netta, da comandante che non molla i suoi uomini, anche quando ha ammesso errori e incomprensioni, limiti istituzionali e nella stessa gestione delle crisi (per esempio la necessità di dedicare più attenzione all’opinione pubblica o di diffondere la cultura finanziaria particolarmente scarsa in Italia). Il governatore, però, è stato particolarmente duro verso Bruxelles (da europeista non certo da euroscettico).

Esiste una notevole confusione nei ruoli, nelle prerogative, nei poteri; al punto che è difficile capire chi fa che cosa e soprattutto è impossibile partorire una linea di condotta univoca e coerente. Tra concorrenza e stabilità c’è una contraddizione di fondo, anche teorica, ma oggi a Bruxelles e a Francoforte in troppi si pestano i piedi. Il ruolo della commissione per la concorrenza è stato eccessivo e nel caso dell’Italia ha assunto il sapore di una intromissione continua che non s’è mai vista all’opera per altri Paesi. Nel 2013 era possibile creare una soluzione di sistema per i crediti deteriorati, ha ricordato Visco, e la commissione Ue lo ha impedito. Questo apre una questione di carattere più generale sulla governance dell’Unione.

(FACCE E VOLTI DEI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA DELLA BANCA D’ITALIA. LA GALLERY)

Il dibattito è aperto, anche Draghi ha lanciato idee e proposte, ma bisogna soprattutto decidere se affidare alla Bce i pieni poteri sul sistema bancario. La Banca centrale resta l’unica istituzione federale e l’unica che abbia la capacità, la cultura e la missione per farlo. Valutare se garanzie e sostegni pubblici sono aiuti di Stato spetta alla Ue, ma la commissione per la concorrenza mette bocca persino sulle modalità delle fusioni bancarie, con un eccesso di regolamentazione spesso non guidata da conoscenze opportune. Non sono parole attribuibili al governatore, naturalmente, tuttavia questo è il nocciolo della faccenda anche per quel che riguarda il pasticcio delle banche venete.

In conclusione, avremo un secondo mandato per Visco? Non si sa, anche se appare possibile, anzi probabile. In ogni caso c’è una Banca d’Italia che riafferma la sua centralità contro chi vorrebbe ridurla a un sofisticato ufficio studi. Pentastellati, Renzi boys, leghisti o gli ultimi berluscones: Palazzo Koch si sente sotto assedio (anche se viene guardato a vista dai corazzieri del Quirinale), ma non alza le barricate. Anzi, Visco ha lanciato una sfida in campo aperto consapevole che, come sulla uscita dall’euro, anche sulle banche o sulla politica economica molti parlano “senza cognizione di causa”.

(GLI ESTRATTI DELLE CONSIDERAZIONI FINALI DEL GOVERNATORE. IL DOCUMENTO)

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