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L’8 settembre è una data che si commenta da sé. Nel 1943 la classe dirigente che aveva aperto la strada e convissuto con il Fascismo, portando, con cinismo, il Paese in una guerra a cui era impreparato, tentò di salvare se stessa, abbandonando la Capitale dopo l’armistizio con gli Alleati. L’esercito venne lasciato in balia dei tedeschi, senza direttive né ordini. Ma l’8 settembre fu insieme il giorno della vergogna e del riscatto. Gli italiani trovarono da soli la via dell’onore e della salvezza, anche a costo di una guerra fratricida le cui ferite non si sono ancora sanate del tutto.

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Storia di due fratelli: Antonio e Bruno. Richiamati alle armi nella Seconda Guerra Mondiale, l’8 settembre del 1943, si trovavano il primo, più anziano, in Jugoslavia, in un reparto di fanteria col grado di sergente maggiore; il secondo, marinaio con grado di sottocapo silurista, era in navigazione nel Mediterraneo. Ad Antonio e ai suoi commilitoni si presentarono queste alternative: arrendersi ai partigiani di Tito (ed essere fucilato da loro), farsi ammazzare dai tedeschi o nel migliore dei casi essere deportato in Germania. La sua compagnia era comandata da un capitano molto stimato dai soldati. Insieme decisero di restare con i tedeschi (che li misero nelle retrovie e li inquadrarono subito nella RSI), per arrendersi agli alleati  non appena si fosse presentata l’occasione durante la ritirata (lo fecero al loro arrivo in Austria). La nave di Bruno (Il Centauro) si consegnò, invece, agli Alleati e lui fu inquadrato nei Battaglioni San Marco che combatterono a fianco degli angloamericani.  Con queste formazioni risalì la Penisola. Ecco come gli eventi della storia incidono sulla vita delle persone normali fino a trasformare in nemici “per caso” due fratelli.

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Ho visto “Dunkirk” di Cristopher Nolan. È un film bellissimo. Racconta – se ci è consentito il paragone – l’8 settembre delle truppe francesi ed inglesi nella Seconda Guerra Mondiale. Le truppe tedesche, con la travolgente avanzata delle Panzer-Divisionen attraverso le Ardenne ed oltre la Mosa avevano sbaragliato le deboli formazioni francesi schierate in quel settore del fronte (e aggirato l’inutile Linea Maginot). Le forze corazzate tedesche avanzarono rapidamente verso ovest raggiungendo già il 20 maggio le coste della Manica. Così,  l’intero Gruppo d’armate n.1 Alleato (di 400mila uomini), costituito dalle migliori truppe francesi e dal Corpo di spedizione britannico si trovò imbottigliato a Dunkerque (il nome francese della cittadina) a pochi kilometri dal confine belga. Alla spalle aveva la Manica. I fondali erano bassi e sabbiosi, e non consentivano alle navi della flotta di  avvicinarsi alla riva. Ecco allora il miracolo della c.d. flotta zanzara. Dall’Inghilterra chiunque disponesse di un natante si mise in acqua, raggiunse Dunkerque facendo la spola, con un carico di soldati, dalla spiaggia alle navi o addirittura riportandoli direttamente i soldati, insieme ad un numero consistente di militari francesi, sotto il tiro e i bombardamenti  dell’aviazione tedesca. Le operazioni durarono dal 26 maggio a 3 giugno del 1940. Nel primo giorno solo 7.010 uomini furono evacuati, ma al nono giorno – dopo taluni dissensi tra inglesi e francesi –  il totale arrivò a 338.226 soldati (198.229 britannici e 139.997 francesi secondo alcune stime), tratti in salvo da una flotta frettolosamente creata di imbarcazioni di vario genere: oltre ai 42 cacciatorpediniere messi a disposizione dalla marina militare inglese, altre imbarcazioni furono appartenevano alla marina mercantile ma anche a comuni cittadini; tra le imbarcazioni usate, centinaia furono navi da pesca, da diporto e addirittura scialuppe di salvataggio.  Nel suo famoso discorso alla Camera dei Comuni, passato alla storia come “We shall fight on the beaches” (Noi combatteremo sulle spiagge), Winston Churchill salutò l’intera operazione di salvataggio come un “miracolo di liberazione’’.

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“Dunkirk” è un film importante, soprattutto in tempi di Brexit e di neo-isolazionismo. Fa capire che c’è stata una diversa Inghilterra. Una nazione che ha saputo resistere da sola quando tutto sembrava perduto. E lo fece per tutti i popoli liberi.

Barbagallo

8 settembre 1943. Ne parliamo?

L’8 settembre è una data che si commenta da sé. Nel 1943 la classe dirigente che aveva aperto la strada e convissuto con il Fascismo, portando, con cinismo, il Paese in una guerra a cui era impreparato, tentò di salvare se stessa, abbandonando la Capitale dopo l’armistizio con gli Alleati. L’esercito venne lasciato in balia dei tedeschi, senza direttive né…

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