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Quali e quanti sono i nuovi progetti di Rosneft, Gazprom e Sintez in Grecia? Esiste una strategia di insieme che punta ad utilizzare l’Egeo come un “trampolino di lancio” per le nuove ambizioni di Mosca nel Mediterraneo e nell’area balcanica? Atene e Mosca, dopo il flirt del 2015 legato alle concitate fasi del referendum di Tsipras e Varoufakis, non hanno mai veramente smesso di cercarsi, come dimostrano gli affari legati alle infrastrutture, e la presenza di Gazprom in tutte le maggiori privatizzazioni nell’Egeo. Ma adesso la tipologia del rapporto tra i colossi russi e le nuove opportunità che proprio in Grecia si stanno concretizzando nei settori energetici, potrebbero assumere un perimetro diverso, anche nel medio e lungo termine.

Mentre i turchi continuano con l’offensiva verso la ZEE di Cipro, e con il picco fatto segnalare due giorni fa di sconfinamenti aerei nei cieli ellenici per 12 ore di seguito da parte di 11 caccia F16 di AnkaraRosneft, Gazprom e Sintez, con tre mosse, non solo potrebbero aggiudicarsi progetti significativi in Grecia, ma addirittura utilizzare Atene come anticamera per altri affari da implementare nell’area euromediterranea e nei Balcani.

GAZPROM

Gazpromneft-Lubricants, una delle nuove realtà emergenti nel campo dei lubrificanti, e filiale di Gazprom Neft, da due mesi opera in Grecia nella produzione e commercializzazione di oli lubrificanti. Dallo scorso aprile ha aperto in pompa magna sul territorio ellenico accreditandosi come new player e mira per il 2018 a creare una rete di vendita al dettaglio che sia in grado di abbracciare altri paesi europei come Italia e Ungheria. Dallo scorso autunno Gazprom ha deciso di intensificare la propria presenza nel mercato dell’energia greco. E attraverso Prometheus Gas, si sta rivolgendo ad una clientela maggiore. Da tempo Gazprom aveva espresso interesse per un certo numero di progetti di privatizzazioni nel settore energetico, che si conclusero con la partecipazione alla gara per la vendita di Depa, da cui però si ritirò nel processo di offerte vincolanti, pur restando interessati a quel mercato.

Tra l’altro nel 2013, Gazprom era stata sul punto di offrire un anticipo di 5 miliardi di dollari all’allora ministro dell’energia, Panaghiotis Lafazanis, per il gasdotto Turkish Stream. Quel che è certo è che, come dichiarato più volte dai vertici di Gazprom tramite il Ceo Aleksej Borisovič Miller la Grecia è un paese “chiave” per la regione del Sud-Est Europa e lo dimostra la partnership con i greci di Depa e gli italiani di Edison. Inoltre Gazprom ritiene che eventuali ambizioni di società russe passeranno attraverso la griglia generale delle relazioni Ue-Russia alla voce libera concorrenza, diversificazione delle fonti e sicurezza energetica.

ROSNEFT

Rosneft controlla il 20% dell’austriaca Centracore, che ha presentato un piano di salvataggio per la società greca Jetoil e dovrebbe spuntarla anche perché nel piano si prevede di assorbire gli impianti di Kalochori, che sono il bene più prezioso di Jetoil: 15 silos da 200.000 metri cubi. Il restante 80% di Centracore è di proprietà della UFG Europe Holding Luxembourg, che viaggia in parallelo alla Rosneft. L’importanza dell’operazione non si limita al mercato nazionale, ma si estende all’intera regione dei Balcani. Negli anni pre-crisi infatti da Kalohori partivano ogni anno 2 milioni di metri cubi di carburante, di cui una parte significativa era destinata ai di Kosovo, Serbia e Montenegro, dove tradizionalmente Jetoil era presente. Una dorsale, quella balcanica, dalle mille implicazioni economiche, visto che a seguito della privatizzazione da parte di Cosco Cina del porto del Pireo, ad Atene sbarcano migliaia di containers che, un attimo dopo, andranno dislocati proprio sul versante balcanico attraverso nuovi vettori trasportistici.

SINTEZ

Infine Sintez, sotto l’egida del magnate russo Leonid Lebedev, con nel proprio portafogli una significativa collaborazione multifronte con Pechino, che ha presentato domanda per due progetti in Grecia. Un gasdotto da realizzare lungo la tratta Salonicco-Skopje e una società di distribuzione del gas da impiantare in loco per la regione di Serres, Veria e Kilkis (sempre a nord della Grecia) con l’obiettivo nel medio-lungo periodo di alimentare centrali elettriche per i paesi vicini (Balcani). Sintez nel 2013, proprio in tandem con Gazprom, era stata ad un passo dal privatizzare il gruppo ellenico Depa-Desfa, su cui proprio in questi giorni stanno maturando le definitive aperture del governo, fino a poco tempo fa piuttosto restìo.

CRETA

Un panorama che si somma alla partita del settore petrolifero che vede a Creta un forte interesse internazionale, per via dell’area da 46mila chilometri quadrati, dove stanno convergendo alcune navi per i rilievi. E’il caso della norvegese PGS Company, già operativa in Grecia nel 2013 a caccia di greggio nel Mar Ionio e nella stessa Creta in virtù di un precedente accordo con l’allora governo greco: da quest’anno sarà attiva anche negli undicimila chilometri quadrati a sud del Peloponneso e nella regione di Citera.

La società norvegese, i cui ingegneri sono in questi giorni in Grecia, inizierà immediatamente una valutazione degli algoritmi sui dati sismici raccolti nel 2013 su una superficie di 26mila chilometri quadrati proprio al fine di dissipare i dubbi circa la sicurezza dei rilievi in quel tratto di Egeo dove, due settimane fa, si sono registrate fortissime scosse di terremoto a Kos e a largo di Creta. I rilievi sono stati programmati per il prossimo novembre, al fin di essere il meno invasivi possibili, anche perché la stagione turistica si è esaurita.

twitter@FDepalo

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