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Ho passato circa una settimana in Germania – principalmente a Lipsia (dove erano in corso due festival musicali, uno dedicato a Johannes Sebastian Bach ed uno a Richard Strauss), ma anche a Monaco per scambiare idee con i colleghi del CESifo, il centro di ricerca ormai divenuto il ‘brain trust’ economico del governo Merkel.

Ci sono tutti i segnali che per la quarta volta ‘la ragazzina’, come la chiamava Helmut Josef Michael Kohl, anche lui più volte Cancelliere (dal 1º ottobre 1982 al 27 ottobre 1998) vincerà a 62 anni le elezioni e sarà per la quarta volta alla guida della Repubblica Federale Tedesca. Lo dicono non solo i successi elettorali nei vari Lānder del Paese ma i sondaggi. Ad esempio, lo studio effettuato il 7-8 giugno alla ARL –Deutsland Trend afferma che il 64% dei potenziali elettori si dicono soddisfatti di come ha governato dal 2005 ad oggi. Lo scarto è di ben ventotto punti percentuali rispetto al tasso di gradimento di Martin Schulz, Presidente del Partito Socialdemocratico e suo concorrente al Cancellierato.

Quali sono gli elementi di un successo che un anno fa era parso declinare? È infatti l’unico leader europeo che non solo ha retto bene le difficoltà del Continente (specialmente quella causate dal terrorismo): François Hollande ha preferito uscire di scena. Matteo Renzi si è impegnato a farlo (in caso di esito negativo al referendum costituzionale), non lo fatto ma sta passando da sconfitta a sconfitta, Theresa Mayer (è comunque fuori dall’Unione Europea UE) ha preso anche lei dagli elettori una brutta bastonata. Emmanuel Macron è giunto quasi all’improvviso sulla scena nazionale e provenendo da una grand’école sa che deve studiare ed imparare prima di scendere in campo. In breve , i suoi potenziali concorrenti per una leadership europea sono progressivamente spariti. Ed all’interno, Martin Schulz ha visto giorni migliori ed il suo partito ha una forte concorrenza a sinistra.

Angela Markel, soprattutto, non hai fatto chiassose e roboanti campagne elettorali nella consapevolezza che ‘il buon governo ’ è l’arma elettorale più efficace. Quando nel 2005 collaborai al primo numero di Formiche mensile e cartaceo, ero a Berlino ed ebbi la possibilità di analizzare i preparativi apparentemente lunghi per la formazione della ‘grande coalizione’. Come scrissi all’epoca la ‘ragazzina’ di Kohl volle arrivare, con tenacia e perseveranza, non solo ad un programma di governo dettagliato e condiviso ma ad uno in cui i punti essenziali di tutti i principali disegni di legge fossero concordati. Era la ricetta per il ‘buon governo ’ e per ‘il governo efficace’.

Manfred Günner direttore dell’istituto di analisi economica Forsa ma nel primo lustro del secolo consigliere economico del Cancelliere Social Democratico Gerhard Shröder, quindi – come dire – dall’altra parte della barricata, sottolinea che ‘i tedeschi sanno che ora stanno meglio di quanto non stessero nel 2005. Angela Merkel viene vista come la persona che ha fatto superare alla Germania (e non solo) la crisi finanziaria del 2008 e quella della moneta unica nel 2013. Michael Kunert dell’Istituto Infratest Dimap aggiunge: ‘La scelta di Schulz di dare priorità alla ridistribuzione rispetto alla crescita si è rivelata fatale. Basti pensare che solo il 38% degli elettori del partito ecologista si dichiarano pronti a votare Schulz e ben il 24% degli iscritti al Partito Social Democratico si dicono pronti a votare Merkel’.

Angela Merkel è stata particolarmente abile in politica internazionale e nel trattare temi che preoccupano molto i tedeschi: le implicazioni per l’Europa della vittoria di Trump e della Brexit, la questione dei migranti, le tensioni politiche con la Turchia, le relazioni complicate con la Russia. Bastino due esempi: a) al G7 di Taormina del 26-27 maggio è stata la sola a tener testa a Trump, per poi tendergli una mano il 20 giugno proponendogli un trattato commerciale bilaterale USA-UE; b) la questione dei rifugiati, ormai quasi sparita dai media tedeschi, in cui , ogni volta che riappare, la Merkel si affretta a dire che ha appreso le lezioni del passato.

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Perché Angela Merkel resta in pole position

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