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Negli ultimi anni i movimenti di protesta populisti – o “anti-sistema” – sono diventati una forza sempre più rilevante sulla scena politica europea. Essi sono caratterizzati   da: 1) un orientamento “sovranista” e contrario alla globalizzazione; 2) l’ostilità nei confronti delle élite politiche ed economiche – l’”establishment” – dei vari paesi e dell’Unione Europea, viste come corrotte e incompetenti; 3) la volontà di contestare e delegittimare i valori e le norme fondamentali della democrazia liberale.

Come è stato evidenziato da diversi esperti, la crescita della rivolta populista potrebbe destabilizzare i regimi democratici del continente, determinando una pericolosa “ri-nazionalizzazione” degli Stati che manderebbe in frantumi l’UE e il legame transatlantico. Il che avrebbe ripercussioni imprevedibili sul piano della sicurezza e la stabilità.

La sfida destabilizzante alle democrazie europee, insita nei movimenti populisti, viene accresciuta e resa ancora più complessa dai legami, spesso molto stretti, fra la Russia (sempre più determinata a recuperare lo status di potenza globale) e i partiti populisti del continente. La maggior parte di questi hanno un orientamento decisamente filo-Cremlino e ne condividono l’ostilità verso l’ordine internazionale liberale guidato dall’Occidente e l’”interventismo occidentale” nei più diversi scenari geopolitici. L’onda populista nel continente, perciò, è diventata un fattore rilevante nella contrapposizione geopolitica tra Occidente e Russia.

Per comprendere perché i movimenti “anti-sistema” abbiano voluto instaurare forti legami e rapporti di collaborazione con Mosca occorre considerare le evidenti affinità ideologiche tra le forze populiste – sia di destra che di sinistra – e la Russia di Putin. I populismi di destra sono attratti dalla nuova ideologia del Cremlino, nazionalista, eurasista e conservatrice sotto il profilo sociale e culturale, la quale esalta la sovranità nazionale, la difesa dei valori tradizionali e cristiani, l’autoritarismo politico, il rifiuto del sistema di valori dell’Occidente secolarizzato, percepito come decadente e nichilista. Inoltre, i populismi di destra tendono a ravvisare nel regime di Putin un modello di leadership forte e autoritaria, nonché a considerarlo un alleato prezioso nella lotta all’Islam radicale, nella resistenza alla secolarizzazione delle società contemporanee, nel contrasto alla globalizzazione economica e nel recupero della sovranità e dell’identità delle Nazioni.

I populisti di sinistra condividono con gli ideologi del Cremlino una visione molto negativa della globalizzazione e dell’ordine mondiale capitalistico dominato dagli Usa. Sia la destra che la sinistra populista tendono a percepire la Russia come indispensabile contrappeso geopolitico al potere globale statunitense.

La forza di attrazione ideologica esercitata dal regime russo sui movimenti di protesta anti-sistema – così come la presenza di diversi obiettivi politici comuni (come la delegittimazione dell’Ue e dell’Alleanza Atlantica) – hanno portato a una crescente collaborazione tra Mosca e forze populiste.

La Russia ovviamente non è la causa della rivolta populista, la quale viene alimentata da problemi reali – di carattere socio-economico, identitario e di sicurezza – che affliggono settori molto estesi delle società europee. Problemi ai quali le élite del continente non hanno ancora saputo offrire valide soluzioni. Mosca, tuttavia, ha scelto di sostenere l’onda populista perché la ritiene funzionale al perseguimento di tre obiettivi strategici:

  • indebolire ed eventualmente disgregare l’Ue e la Nato (che Mosca percepisce come insidie non solo per le proprie ambizioni geopolitiche ma anche per la propria sicurezza e stabilità);
  • aumentare l’instabilità socio-politica interna dei paesi europei e fomentare tensioni tra Stati dell’area euro-atlantica;
  • alimentare la sfiducia dell’opinione pubblica in Europa nei confronti della democrazia liberale e dei valori fondamentali della “società aperta”.

Mosca, inoltre, spesso si serve delle forze populiste per amplificare le proprie campagne di disinformazione, influenzare il dibattito politico in Europa a proprio favore, esercitare pressioni nei confronti dei governi nazionali e dell’Ue in merito a questioni particolarmente importanti per la Russia. Il Cremlino ha altresì utilizzato diversi partiti populisti per legittimare, a livello internazionale e talvolta anche interno, le proprie scelte di politica estera (ad esempio, nel marzo 2014, in occasione del referendum in Crimea, vari esponenti politici della destra populista europea si recarono sul posto come osservatori, mentre l’Osce non ne inviò alcuno).

Il sostegno offerto a movimenti populisti di destra e di sinistra s’inserisce in una più ampia   strategia russa di influenza e soft power in Europa, perseguita mediante strumenti quali campagne di disinformazione (che sfruttano le più innovative tecnologie informatiche e i media digitali), pressioni energetiche, attacchi cibernetici, investimenti in settori strategici dell’economia, instaurazione di rapporti di affari con esponenti delle élite politica ed economica, finanziamenti a favore di think tank e istituti culturali.

Le élite europee non hanno ancora dato una risposta efficace alla rivolta populista e al sostegno ad essa offerto dalla Russia. Una tale risposta non potrà prescindere dalla formulazione di politiche innovative in diversi campi (economia, sicurezza e ordine pubblico, immigrazione irregolare, lotta alla corruzione diffusa tra le élite, etc.) finalizzate ad aggredire i problemi e i disagi che alimentano i movimenti “anti-sistema”. Sul piano culturale, della comunicazione e dell’istruzione si rende sempre più necessaria una strategia atta a difendere i valori e le norme della democrazia liberale dagli attacchi delle forze populiste tesi a delegittimarli e screditarli.

Il contrasto alla propaganda populista dovrà essere accompagnato dalla messa in atto di adeguate contromisure nei confronti della disinformazione russa, quali la sensibilizzazione dell’opinione pubblica al problema, la rivelazione pubblica di specifiche operazioni disinformative, la diffusione di una “contro-narrativa” atta a controbattere le campagne comunicative del Cremlino tese a minare la fiducia della popolazione nella democrazia liberale e ad alimentarne l’ostilità nei confronti dell’Ue. Infine, sarà necessario rafforzare le attività di counterintelligence e altre misure volte a contrastare i finanziamenti esteri occulti a favore di partiti politici e qualsiasi forma di ingerenza destabilizzante nei processi politici dei paesi europei.

UN CONVEGNO PER PARLARNE 

Per approfondire la sfida del soft power russo e i rapporti fra Cremlino e movimenti populisti europei l’Istituto Gino Germani e l’Atlantic Council hanno organizzato il convegno: “La strategia d’influenza della Russia in Europa: Mosca e i movimenti populisti europei di destra e di sinistra”, che si svolgerà il 31 maggio 2017 a Roma (www.fondazionegermani.org).

israele, VLADIMIR PUTIN

Perché la Russia sostiene l'onda populistica in Europa

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