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La svolta filo-russa della Georgia sembra prendere ulteriore vigore. Secondo alcune indiscrezioni, alcuni funzionari del governo georgiano guidato dal partito russofilo “Sogno Georgiano” starebbero intrattenendo dei colloqui con esponenti russi riguardo alla creazione di una “struttura confederata” che includerebbe, oltre alla stessa Georgia, anche le regioni separatiste di Abcasia e Ossezia del Sud. In cambio della luce verde di Mosca, però, Tbilisi dovrebbe abbandonare completamente la sua politica di avvicinamento all’Unione Europea.

In base alle informazioni fornite dall’opposizione georgiana, nel marzo di quest’anno Gia Volski, primo vicepresidente del Parlamento georgiano nonché presidente della commissione temporanea per le questioni di integrità territoriale e de-occupazione del Parlamento, avrebbe incontrato l’oligarca russo di origine georgiana David Khidashel, apparentemente in diretto contatto con il governo separatista dell’Abcasia, proprio per discutere della questione. Khidashel avrebbe appoggiato l’iniziativa, affermando che “la creazione di una confederazione con l’Abkhazia sarebbe una buona idea”, con potenziali vantaggi tra cui le relazioni commerciali e il ripristino dei collegamenti ferroviari tra l’heartland georgiano e le regioni secessioniste. In seguito, esponenti dell’esecutivo georgiano hanno in più occasioni rilasciato dichiarazioni con riferimenti velati alla questione.

Tuttavia, alcuni esperti locali considerano questa mossa soltanto come un bluff pre-elettorale organizzato da “Sogno Georgiano” nel tentativo di rafforzare la propria posizione, fortemente indebolita in seguito alla controversa approvazione della “Foreign agents law” risalente a poche settimane fa.

Le due regioni separatiste di Abcasia e Ossezia del Sud sono sempre state molto vicine al Cremlino, ad un punto tale da essere sfruttate da Mosca come veri e propri strumenti nella conduzione della sua politica estera, soprattutto nei confronti della stessa Georgia. Un sostegno delle autorità russe verso la reintegrazione delle entità separatiste con la Georgia potrebbe essere verosimile, ma solamente nel caso in cui Tbilisi si sganci definitivamente dall’occidente e rientri nell’orbita della Federazione Russa. Per il Cremlino, una Georgia unificata che sia almeno neutrale, se non amichevole, avrebbe un valore maggiore rispetto al controllo sulle regioni secessioniste. E l’incorporazione delle due entità filorusse in una struttura confederata darebbe alla Russia un importante strumento di influenza su Tbilisi.

Un risvolto simile avrebbe delle conseguenze non solo sulla Georgia, ma sull’intera regione caucasica. Ad esempio l’Armenia, che aveva pianificato di portare avanti il proprio percorso di integrazione occidentale in tandem con la Georgia sganciandosi sempre di più da Mosca (al punto da essere in procinto di lasciare la Csto) potrebbe ritrovarsi isolata e con attori ostili come l’Azerbaigian che potrebbero approfittare nella situazione venutasi a creare.

In ogni caso, difficile presumere che iniziative concrete verso la creazione della “confederazione” saranno prese prima delle elezioni del prossimo autunno, in un clima politico reso scottante dagli scontri sulla legge d’ispirazione russa menzionata poche righe sopra. Ma anche dalla stessa disinformazione russa.

Il Cremlino potrebbe usare la riunificazione come esca per la Georgia

Secondo alcune fonti, sarebbero in corso dei colloqui informali per discutere sulla creazione di una confederazione comprendente Georgia, Abcasia e Ossezia del Sud. Una svolta che stringerebbe la presa del Cremlino sul Paese caucasico. E impatterebbe sul panorama geopolitico dell’area

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