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Barack Obama ha pubblicato, su Facebook, il suo endorsement ufficiale alla campagna di Emmanuel Macron. Lo stesso Macron, sempre sfruttando le piattaforme social ormai strumento di comunicazione ufficiale nella politica internazionale, ha trovato il tempo di fare i suoi complimenti al Matteo Renzi fresco vincitore delle primarie nazionali del Pd. Questi incroci internazionali non sono casuali, né lo sono i loro autori.

Che i sistemi partitici e le dottrine politiche che hanno retto dal dopoguerra il mondo occidentale si stiano squagliando, è ormai chiaro. I partiti tradizionali scollati dai tessuti sociali, i fili conduttori tra i candidati nella forza o meno di interpretare un messaggio pro o anti sistema. Macron, Renzi e Obama non sono uniti da un’anacronistica e polverosa collocazione di centrosinistra, tra l’altro ben difficile da collocare in sistemi partitici così diversi come quelli separati dall’atlantico. Macron, addirittura, ha rotto col vecchio partito socialista francese che aveva retto il paese coi Rèpublicain dal 1958 ad oggi, fondando un anno fa un movimento politico con l’intento dichiarato di scavalcare le tradizionali divisioni destra-sinistra.

Per alcuni commentatori sulla scia di Justin Trudeau, per altri del nostro Matteo Renzi: nessuno schema novecentesco, molto Twitter e un messaggio tutto basato sulla paura dei populismi. Ma non basta questo per accomunare questi profili, che si cercano e si supportano tra loro scavalcando barriere geografiche e politiche. La rivoluzione digitale, come le industrie del futuro che già oggi stiamo assaggiando come robotica, genomica e big data si stanno mostrando capaci di trasformare l’attuale struttura geopolitica. Nel ventesimo secolo lo spartiacque fondamentale che reggeva sistemi politici ed economici correva lungo l’asse sinistra/destra. Nel ventunesimo secolo, che già stiamo assaggiando, lo spartiacque dominante sarà tra sistemi economici aperti e chiusi.

La nuova globalizzazione, i nuovi strumenti digitali, soprattutto il mercato del lavoro rivoluzionato e che non sa più rispondere alle vecchie logiche novecentesche sta già orientando modelli ibridi in tutto il mondo occidentale. Ma che mostrano straordinarie similitudine tra loro.

Così Macron non può che ricordare nel messaggio e conseguentemente nello stile appunto Obama, Renzi e pure Trudeau che si ricercano affannosamente tra un post su Facebook e un Tweet. Marine Le Pen e il suo urlo identitario e antisistema e un pizzico autarchico non possono che essere plasticamente simili alle politiche di Trump, come a quelle di Matteo Salvini o di Nigel Farage. Il vecchio Jean-Luc Mélenchon, vera rivelazione a sinistra della corsa all’Eliseo francese, ricorda anche iconicamente Bernie Sanders. Ma il suo messaggio ritorna prepotente nei comizi ateniesi di Tsipras, come a Madrid coi Podemos e in Italia coi Cinque Stelle.

Sono molti i commentatori che si affannano nell’analisi di una “società liquida” anticipata da Bauman e realizzata oggi nelle fluttuazioni dell’elettorato. Il tema vero è che i sistemi politici ed economici che hanno retto il secolo scorso stanno scomparendo, ovunque in occidente e spesso con tempi e modi molto simili tra loro.

Che cosa unisce Macron, Obama, Trudeau e Renzi

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