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È in discussione un importante progetto di integrazione e di potenziamento delle reti di trasporto pubblico su rotaia e su gomma nell’area lombarda per mettere a sistema l’attività dei principali soggetti del comparto, la milanese Atm, la lombarda Trenord (di cui sono comproprietari la Regione e Trenitalia) per costruire una moderna “Autorità” del trasporto che va oggettivamente al di là dei confini della Lombardia. Non solo un unico biglietto di viaggio ma un nuovo soggetto operativo che governa una rete in grado di migliorare l’efficienza e la qualità del servizio e la sua estensione. Naturalmente ciò pone una serie di interrogativi a tutti gli interessati, a partire dalla governance della nuova struttura. È del tutto comprensibile l’attenzione dell’intero consiglio comunale milanese di vederci chiaro per mantenere in mani sicure il servizio di trasporto cittadino che, a buon diritto, viene considerato il fiore all’occhiello di Palazzo Marino. Questo progetto, peraltro ancora in fase “istruttoria”, ha  rischiato di affondare in un guazzabuglio di preoccupazioni legittime e di provincialismo sterile.

La Astaldi, proprietaria del 38,7% della società Metro 5 spa, l’ultima inaugurata e la più moderna, ha deciso di cedere quasi tutta la sua quota (e la  corrispondente quota di debiti) e le Ferrovie dello Stato, che considerano strategico entrare nel trasporto locale, hanno dichiarato il loro interesse. Si è opposto, entrando in collisione con il sindaco Beppe Sala (in foto), il presidente e direttore generale ATM, Bruno Rota, il quale, per impedire l’ingresso di Trenitalia nel business del trasporto locale, ha chiesto e inizialmente ottenuto di esercitare il diritto di prelazione acquistando le quote di Metro 5 senza però poterle rivendere, come avrebbe voluto, a F2i (non è chiaro cosa spinga F2i all’acquisto di un asset a elevato rischio di rendimento). L’Atm avrebbe però dovuto bandire una gara aperta a tutti i potenziali interessati. Ciò  per garantire, parola di Sala, la “trasparenza totale”. Qualche imbarazzo al sindaco nasceva dal fatto che le Ferrovie dello Stato sono gli interlocutori per il recupero edilizio dei sette scali ferroviari dismessi che  costituiscono gli spazi più importanti per la ridefinizione urbanistica della città di Milano.

Sul no alle Ferrovie dello Stato, che Sala considerava una eventualità possibile, il consiglio comunale sembrava largamente favorevole. Poi è arrivato il “coup de théatre”. Il sindaco, confortato anche da un parere durissimo del direttore generale del Comune Arabella Caporello, che ha accusato Rota di perseguire strategie non concordate con il socio, ha deciso di non far esercitare il diritto di prelazione ad Atm poiché “l’azienda deve concentrarsi sulla gestione privilegiando il rinnovo del parco circolante”, consentendo alle Ferrovie dello Stato di divenire, con il 36,5%,  azionista di maggioranza di “Metro 5”. In  consiglio comunale il Pd si è ritrovato compatto pur perdendo qualche alleato (nel gruppo dell’ex sindaco Pisapia e tra gli “arancioni” che non hanno partecipato al voto) e con l’inedita alleanza tra Basilio Rizzo, Stefano Parisi e la minoranza, compresi i 5 stelle che, accusando Sala di subalternità al potere “nazionale” delle Ferrovie dello Stato, sostenevano le ragioni di Rota secondo il quale l’ingresso delle Ferrovie confliggeva con  gli interessi di Atm. Difficile dire se questa vicenda sia destinata replicarsi su altre importanti questioni come il ricupero urbanistico delle aree occupate dagli ex scali ferroviari.

Ma i problemi per il trasporto non finiscono mai: nel 2018 il Comune dovrebbe emanare un bando (diabolica Bolkestein!) per l’affidamento del servizio e delle attività connesse. Per complicare le cose si è fatta viva anche l’Antitrust con la richiesta di abolire un articolo della legge regionale dello scorso anno che avrebbe tolto le castagne dal fuoco evitando il bando per Atm. Infatti questa norma prevede che, in caso di integrazione societaria Atm-Trenord (ivi compreso il socio Trenitalia) il contratto di servizio Atm  sarebbe stato prorogato sino  al 2020, data di scadenza dell’affidamento dei servizi ferroviari regionali lombardi di Trenord.

Come se non bastasse vengono a scadenza in Atm gli incarichi di Bruno Rota come presidente e direttore generale e dovrà essere rieletto il Consiglio di Amministrazione. Le tensioni registrate tra Sala e Rota sul Metro 5 hanno lasciato tra i due una certa freddezza. Difficilmente Rota manterrà le due cariche, la soluzione potrebbe essere quella di affiancargli un direttore generale di alto livello professionale  ma è tutto da dimostrare che una coabitazione possa funzionare.

Ferrovie, tutte le tensioni fra Beppe Sala e Atm di Rota su Metro 5

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