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«Sai qual è la differenza tra un ottimista e un pessimista? Il pessimista dice: “che disgrazia, abbiamo toccato il fondo”, l’ottimista gli risponde: “no, si può andare ancora più a fondo!”». È una delle tante battute che il professor Michael Novak era solito lanciare nel bel mezzo di una discussione. Michael ci ha appena lasciati e un senso di vuoto ha colto tutti coloro che lo hanno conosciuto e ne hanno apprezzato la forza, l’impegno, l’acume e il coraggio. Giovane neolaureato presso la periferica università di Teramo, ebbi la fortuna di essere invitato a lavorare con lui all’American Enterprise Institute (AEI) di Washington DC, la mia vita è cambiata ed è iniziata una stupenda avventura.

Nato nel 1933 a Johnstown, in Pennsylvania, Michael Novak è stato sposato con Karen Laub-Novak dalla quale ha avuto tre figli: Richard, Tanya e Jana. Il 4 maggio 1994, Novak è stato insignito del 24° Premio Templeton per il progresso nella religione. Nel 1992 Margaret Thatcher lo ha insignito del premio annuale Anthony Fisher per l’opera: Lo Spirito del Capitalismo Democratico e il cristianesimo.

Teologo, politologo, autore di numerose monografie nel campo delle scienze sociali, per anni Novak ha diretto la Cattedra di Religion and Public Policy all’AEI.

Nel 1981 e nel 1982 Novak, in qualità di ambasciatore, ha prestato servizio come Capo della Delegazione degli Stati Uniti nella Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani a Ginevra.

Il quadro di riferimento generale, all’interno del quale si è sviluppato il pensiero di Novak è racchiuso nella possibilità di instaurare un rinnovato rapporto tra democrazia liberale, spirito d’imprenditorialità o d’iniziativa economica e moderna Dottrina sociale della Chiesa, inaugurata dalle encicliche sociali di Giovanni Paolo II: Laborem exercens, Sollicitudo rei socialis, Centesimus annus. Novak si colloca nella tradizione di pensiero che, in un certo senso, va da Polibio fino ai Federalist Papers e alla Costituzione americana e poi da questa alla Dottrina sociale della Chiesa, intesa come un originale metodo di elaborazione dei materiali sociali e, quindi, non come un sistema chiuso in se stesso, ma in grado di rappresentare un termine di riferimento per l’elaborazione di una filosofia civile. Nel procedere in questa direzione, Novak incontra la filosofia della politica, l’economia, la scienza della politica, stabilendo con esse un rapporto del tutto originale. Le scienze sociali, allora, sono il luogo nel quale la tradizione cristiana della filosofia morale può esprimersi in un modo sempre nuovo.

L’opera di Novak è orientata alla ricerca del profondo legame che unisce il cosiddetto “capitalismo democratico” e l’antropologia cristiana, in grado di evidenziare la capacità creativa e la partecipazione responsabile della persona alla comunità. In tale contesto, egli ci mostra l’evoluzione del concetto di giustizia sociale ed il processo in virtù del quale la tradizione cattolica ha accolto una visione più matura e ricca del libero mercato (Centesimus annus n. 42).

Sulla base di tali considerazioni, Novak intende elaborare una ridefinizione della nozione di giustizia sociale che affondi le proprie radici nel principio di sussidiarietà e nella società civile concepita come “contraltare dello Stato”. Nello stesso tempo, egli vuole dimostrare che la condizione necessaria per il reale compimento del principio di giustizia sociale è un ordinamento fondato su un triplice insieme di istituzioni: quelle che riguardano e difendono la libertà politica (democrazia), la libertà economica (economia d’impresa) e la libertà morale e culturale (pluralismo).

Un ulteriore elemento che identifica l’opera di Novak è il tema della soggettività creativa della persona. Essa rappresenta il nucleo centrale dal quale il nostro autore fa dipendere una serie di considerazioni: l’uomo è nato per creare, inventare, osare nuove imprese; e, in quanto imago Creatoris, è homo creator; dunque, attraverso le proprie libere azioni può partecipare per vocazione alla creazione nella sfera economica. Novak intende sottolineare il ruolo fondamentale del “capitale umano”, inteso come “caput”, ossia il luogo nel quale hanno sede le virtù e le abilità umane: l’inventiva, la creatività, la responsabilità, la comunione, la reciprocità, la laboriosità, in una parola: la persona.

Egli, infine, ha sempre tenuto a precisare che il suo ideale non confonde il peccato e l’imperfezione, che caratterizzano qualsiasi società, con il regno celeste. Egli ha sempre riflettuto sul fatto che, allo stato attuale, la forma sociale che più di altre garantisce il rispetto della dignità umana, sviluppandone la soggettività creativa, si fonda sulle istituzioni del libero mercato, democratiche e pluralistiche in campo culturale e religioso. Il punto di partenza di tale dibattito, dunque, è la convinzione che non vi sono società perfette, poiché presentano i limiti oggettivi che caratterizzano la conformazione fisica e la costituzione morale degli esseri umani.

Questo ideale è stato spesso osteggiato, non è stato facile trovare editori cattolici disposti a pubblicare le sue opere. Tuttavia, ciò che vale sa farsi valere da sé e il suo pensiero oggi è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, persino in Italia. Grazie professore e riposa in pace.

(Articolo pubblicato su “Avvenire”, 18 febbraio 2017)

Bibliografia essenziale in italiano

Verso una teologia dell’impresa (1981), Liberilibri, 1997

Lo spirito del capitalismo democratico e il cristianesimo (1982), Studium, 1987

Questo emisfero della libertà (1990), Liberilibri, 1997

L’etica Cattolica e lo spirito del capitalismo (1994), Edizioni di Comunità, 1994

L’impresa come vocazione (1996), a cura di F. Felice, Rubbettino, 2000

Il fuoco dell’invenzione (1997), a cura di F. Felice, Effatà, 2005

Coltivare la libertà (1999), a cura di F. Felice, Rubbettino, 2005

Spezzare le catene della povertà. Saggi sul personalismo economico, a cura di Flavio Felice, Liberilibri, 2000

Noi, voi e l’Islam (2005), a cura di F. Felice, Liberal 2005

Il mio ricordo di Michael Novak, teologo dell’economia libera

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