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Cari Presidenti,

ritengo doveroso scrivervi questa lettera, su un tema così importante per il mondo medico e sanitario. Voi, forse, sapete che, sul Ddl. Gelli (testo uscito dal Senato) ho scritto recentemente un lungo e dettagliato articolo, pubblicato su Formiche.net.

È ben noto che, del problema del rischio professionale medico, mi sono occupato dal 1990 in poi, come nefrologo, come tesoriere e presidente Cimo, come segretario generale Confedir. Ho perciò, da sempre scritto e relazionato sul tema con l’esperienza di chi ha vissuto – di persona – alcuni episodi professionali spiacevoli, legati all’incertezza normativa e contrattuale. Si devono anche a me, tra l’altro, alcuni articoli del Ccnl vigente, relativi al tema.

Nonostante ciò ritengo che le mie competenze nel settore assicurativo non siano così elevate da poter esprimere un giudizio “neutro” sulla strada da voi intrapresa e quindi mi sono rivolto non a un broker, ma ad alcuni esperti consulenti assicurativi, a me noti. Secondo loro le modifiche apportate dal Ddl avranno ripercussioni molto pesanti nel rapporto medico-assicurazione e questo andrà a valorizzare e consolidare il rapporto di totale fiducia fino ad oggi sedimentato tra il medico e il proprio broker.

Non dimentichiamo che ormai la stragrande maggioranza dei medici ha già stipulato la polizza di Rc, sia per l’attività in libera professione sia per quella in dipendenza ospedaliera, regolate al 90% dalla clausola del tacito rinnovo e al 100% dalla clausola Claims Made. Viene spontaneo domandarsi a questo punto che conseguenze avrebbe aggiungere una polizza Rc per un medico coperto già da una polizza stipulata precedentemente e vincolata dalle suddette clausole: soltanto un conflitto tra le due compagnie, quindi la creazione di un ginepraio assolutamente inutile e disarmante.

Segue un’altra domanda spontanea: ma se il medico si è affidato fino ad oggi al proprio broker e alla propria compagnia, accetterebbe di cambiare tutta l’impostazione assicurativa per impiantarne un’altra ripartendo da zero e con persone che non conosce? Ripartire da zero significa anche annullare la retroattività o pregressa accumulate negli anni. Altro quesito molto importante: da chi verrebbe svolta la disamina della tipologia di polizza che necessita al medico, tenuto conto delle mille sfaccettature legate alla propria attività e dall’appesantimento dell’apporto richiesto alle compagnie dal Ddl Gelli?

Come detto, ci sono innumerevoli particolari da analizzare prima di determinare il prodotto che necessita al professionista e questo impone approfondimenti che richiedono lunghi tempi e notevoli competenze nel settore assicurativo-sanitario. Chi riuscirà ad assolvere a questi compiti e a fornire le risposte ai medici sparsi per tutto il territorio nazionale? Come sarà possibile rispondere ai quesiti con la necessaria rapidità e precisione?

Ultimo, ma non ultimo: ma in caso di sinistro chi seguirà il medico nella gestione del rapporto con la compagnia? La compagnia stessa? Facile dire che la compagnia creerà un ufficio sinistri esclusivo per la gestione delle richieste di risarcimento relative a queste polizze. Ma ci rendiamo conto di cosa significhi l’espletamento delle disposizioni burocratiche richieste dalle compagnie stesse? Chi si prenderà questo compito fino ad oggi assunto dai broker?

Tutti credono che ormai i medici, tornati al rapporto extra contrattuale, abbiano ritrovato la serenità poichè aggredibili solo per un periodo di 5 anni e con l’onere della prova a carico del paziente: vero, peccato che la struttura ospedaliera sia rimasta al rapporto contrattuale e che quindi, in caso di conferma del risarcimento del danno entro i 10 anni, il Pm possa procedere presso la Corte dei conti per azione di colpa grave nei confronti del dipendente ospedaliero al fine di determinare l’eventuale danno erariale. Quindi tutto come prima.

Il Ddl porterà dei vantaggi, ma anche delle pesanti complicazioni. Non pensiamo, ad esempio, che il Gelli escluda i medici dal penale: l’art.6 prevede infatti che “chi si attiene alle linee-guida”… già, ma solo qualora l’evento si sia verificato a seguito di imperizia, altrimenti in caso di negligenza e di imprudenza l’imputato dovrà seguire l’iter previsto dal codice di procedura penale. Ma chi deciderà se si tratta di negligenza, imperizia o imprudenza? Sempre e comunque il giudice della Procura delle Repubblica!

Quindi resteranno necessari il legale penalista esperto nel settore sanitario e il Ct perfettamente in sintonia col legale. E, in caso di condanna penale, la nuova legge prevede il  blocco della carriera per tre anni con devastazione professionale per perdita di immagine. E allora, cari Presidenti, perché non concordate con me che – mai come in questo momento – sia necessario e indispensabile un servizio di supporto al medico, totalmente trasparente e garantito da una rete di un centinaio di legali sul piano nazionale? Più chiaramente, un “vero servizio di consulenza e tutela legale”: un servizio che consenta al medico, colpito da un avviso di garanzia, di effettuare scelte ottimali di difesa, con consulenza telefonica immediata e l’aiuto di esperti (legali e tecnici del settore), nelle fasi immediatamente successive.

Chi ha avuto a che fare con questi problemi conosce le difficoltà di reperire con immediatezza gli opportuni supporti, inclusi i tecnici esperti. Sa che le attuali polizze di tutela legale sono “modeste” e creano confusione sulla loro reale operatività. Lo stesso dicasi per quelle offerte da taluni sindacati medici. Da ciò, la necessità ulteriore di costruire una polizza di difesa legale creata ad hoc per interagire solo con l’organizzazione sopra citata.

Credo che organismi come l’Enpam e la Fnomceo potrebbero a ragione farsi carico del problema, in tutti gli aspetti citati: sia con gestione diretta sia con affidamento a soggetti terzi, ma con dimostrata esperienza specifica. Ciò consentirebbe sia di risolvere il 90% del contenzioso sia di contenere i costi. In definitiva, a mio modesto parere,  le necessità attuali del medico sono ben diverse da quelle di una polizza di Rc professionale “standard”.

 

italia, STEFANO BIASIOLI, MEDICI

Lettera aperta sul rischio professionale dei medici

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