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La sera del 3 settembre nella Corte d’onore di Castelbellino (un nome che è tutto un programma, piccolo comune nei pressi di Jesi), si sono potute ascoltare le antiche canzoni dei crociati appena giunti in Terra Santa e, nella seconda parte, del concerto i canti all’amore e alla primavera dei trovatori e delle loro donne. Le canzoni erano in parte in lingua d’Oc (quella della transizione dal latino al provenzale) o in tedesco arcaico. Eseguiva l’Ensemble Micrologus di Assisi (Patrizia Bovi, Goffredo degli Esposti, Gabriele Russo, Simone Sorini, Andrea Sorini). Suonavano su strumenti d’epoca o il più possibile simili a quelli di circa mille anni fa. L’amoreggiare era associato alla primavera a ragione di inverni molto rigidi in Germania e anche in parti della Provenza. Il concerto, raffinatissimo e applauditissimo, era il terzo appuntamento della sedicesima edizione del festival Pergolesi Spontini di Jesi (e dintorni). Una manifestazione che si è tenuta grazie alla determinazione di Jesi e dintorni che hanno risposto alla riduzione dei finanziamenti pubblici, con supporto e collaborazioni di privati, e anche di importanti istituzioni ecclesiastiche.

È un viaggio in musica dal XII secolo ai giorni nostri, attraverso l’albero genealogico di Federico II di Hohenstaufen, imperatore del Sacro Romano Impero e re di Sicilia, nato a Jesi nel 1194. È iniziato con una grande festa in piazza per rievocare l’arrivo a Jesi dell’Imperatrice Costanza di Altavilla che diede vita a Federico II il 26 dicembre in una tenda. Il secondo appuntamento è stata una prima mondiale, la messa in scena di “Die Sarazenin” (La Saracina), su un libretto giovanile di Richard Wagner, scritto negli stessi anni di Rienzi, l’ultimo dei tribuni quando il ventisettenne compositore semi-audidatta vagheggiava di darsi al grand-opéra storico con intenti rivoluzionari. La trama riguarda principalmente gli intrighi di Corte (a Palermo e a Gerusalemme) contro Manfredi, figlio di Federico II. L’idea originalissima è di riassumere la vicenda in uno spettacolo di un’ora per pupi siciliani . Lo spettacolo è co-prodotto con il Teatro Massimo di Palermo dove sarà in scena a Novembre e si spera in una sua ampia circuitazione.

 

 

Il festival si estende dal primo al 25 settembre, con spettacoli concentrati nei fine settimana. Venerdì 9 settembre e domenica 11 settembre è in scena un’altra rarità al Teatro Pergolesi di Jesi: “Li prodigi della divina grazia nella conversione e morte di San Guglielmo Duca d’Aquitania”, dramma sacro di Giovanni Battista Pergolesi nella revisione critica di Livio Aragona per le Edizioni Fondazione Pergolesi Spontini. Christophe Rousset dirige “Les Talens Lyriques” e un cast di voci del repertorio barocco, quali Raffaella Milanesi (San Guglielmo), Sofia Solovyi (San Bernardo – Padre Arsenio), Clemente Daliotti (Cuosemo), Arianna Vendittelli (Angelo), Maharram Huseynov (Demonio). Firma la regia Francesco Nappa, le scene sono di Benito Leonori e i costumi di Giusi Giustino.

Il San Guglielmo, dramma sacro su libretto di Ignazio Maria Mancini, con personaggi e situazioni da commedia buffa è il primo lavoro ufficiale di Pergolesi come compositore: rappresentato nel 1731 in un convento (nel chiostro del monastero annesso alla Chiesa di Sant’Agnello), fu visto dalla Napoli aristocratica e intellettuale dell’epoca, che decretò il successo del giovane musicista jesino. Mancini e Pergolesi concepirono il racconto della conversione di San Guglielmo come un’opera teatrale, con tanto di scene e differenti ambientazioni, in cui la teatralità era un mezzo di trasmissione di contenuti edificanti. Modellato sulle comedias de santos spagnole, che includevano personaggi comici e scene buffe, il San Guglielmo prevede la figura di Capitan Cuòsemo, erede dei militari sbruffoni della commedia dell’arte, che si esprime in dialetto napoletano. La storia è un continuo intrecciarsi di spiritualità e comicità, di travestimenti e consigli, quest’ultimi dispensati da Cuosemo, capitano fanfarone. In queste scene dalla comicità sanguigna la musica si fa spiccatamente gestuale e il giovane compositore sfoggia una disinvolta padronanza dello stile buffo. La musica di Pergolesi è di una straordinaria varietà: arie di sublime bellezza, duetti e quartetti che si sviluppano come architetture barocche, ritmi di danza che si scatenano nell’eterna lotta tra angelo e demonio e nelle buffe tirate di Cuosemo. Si può andare in paradiso anche ridendo, sembra dirci Pergolesi.

Sabato 10 settembre, nella Basilica della Santa Casa di Loreto, per l’Anno Santo della Misericordia, Christophe Rousset guida “Les Talens Liriques”, il soprano Francesca Aspromonte e il contralto Benedetta Mazzucato in un concerto mariano in omaggio alla Vergine Lauretana “Madre di Misericordia”, con musiche di Giovanni Battista Pergolesi (Salve Regina in fa minore per contralto, archi e basso continuo e Stabat Mater in fa minore per soprano, contralto, archi e basso continuo) e di Leonardo Leo, il Salve Regina in fa maggiore per soprano, archi e basso continuo. Il concerto è dedicato alle vittime del terremoto.

Nelle settimane successive si andrà dai canti di “frati e giullari” nell’Eremo di Cupramontana, dai lavori sacri notissimi di Pergolesi alla messa in scena, una rara opera di Respighi (Re Enzo), lieder e pure una sezione jazz ispirata a Federico II.

Vi racconto il festival Pergolesi Spontini di Jesi

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