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Se in Italia il grande pubblico amante degli smartphone conosce bene Huawei, poco o nulla sa di Zte, multinazionale con sede a Shenzhen, quotata ad Hong Kong e un fatturato di 15 miliardi di dollari l’anno. Eppure a questo colosso cinese delle telecomunicazioni è il caso di abituarsi presto perché ha preso di mira proprio il nostro Paese per crescere in Europa. Basta ricordare come si sia aggiudicata recentemente la super-commessa da 900 milioni di euro per la realizzazione della futura rete unica Wind/3Italia e il discreto successo che hanno avuto i suoi modelli di telefonini Blade V7 e Blade V7 Lite proprio nel nostro territorio.

I NUMERI

In Cina Zte rifornisce i tre maggiori gruppi di telefonia: China Mobile, China Telecom, e China Unicom. A livello globale, tra i suoi partner si registrano British Telecom, France Telecom, Vodafone e Telecom Italia. Sul mercato europeo la società cinese è presente da oltre 15 anni, con sedi a Parigi e Istanbul, e una doppia sede anche in Italia a Roma e Milano. La scelta di puntare sul nostro Paese è dovuta al fatto che in Italia si hanno più telefoni mobile che di rete fissa e una recente ricerca del Politecnico di Milano parla di 40 milioni di italiani che possiedono almeno un dispositivo mobile al punto che in Italia l’economia legata alla vendita di tablet e telefonini raggiunge il 2% del Pil.

I PROBLEMI

Ma non sono tutte rose e fiori per Zte. Perché nonostante i buoni propositi i conti della società, relativi al terzo trimestre 2016, hanno deluso gli analisti che si aspettavano ricavi superiori ai 4 miliardi di euro, mentre la cifra finale si è fermata a 3,3 miliardi di euro. Una crisi dovuta essenzialmente alla saturazione del mercato interno cinese che dopo il boom degli anni scorsi sembra conoscere una fase di arresto. Infatti secondo le cronache riportate da EtTech China, uno degli organi d’informazione più qualificato nel settore delle telecomunicazioni, Zte entro il primo trimestre di questo anno taglierà 3mila posti di lavoro di cui almeno la metà proprio nell’ex Celeste Impero. Secondo le cronache il presidente di Zte, Zhao Xianming, nel suo discorso di Capodanno al personale ha ricordato che nonostante un fatturato annuo di più di 15 miliardi di dollari la società “sta subendo la sua più grande crisi della sua storia lunga 31 anni”.

GLI SCENARI

A peggiorare ulteriormente la situazione potrebbero poi esserci delle sanzioni decise dal governo statunitense a seguito della violazione di alcuni accordi commerciali riguardanti l’Iran: per sapere se verranno applicate, si deve attendere il 27 febbraio, data ultima per un ricorso da parte di Zte e vedere anche come la nuova amministrazione di Donald Trump voglia operare visto che comunque la compagnia cinese ha una quota del 10% nel mercato americano ed è il quarto fornitore su scala nazionale per apparecchiature e componenti di telecomunicazioni. Il dipartimento del Commercio americano quando ha aperto il contenzioso nel marzo dello scorso anno ha affermato che Zte prevede di utilizzare una serie di società di comodo “per riesportare illecitamente propri prodotti in Iran in violazione delle leggi sul controllo delle esportazioni degli Stati Uniti. Zte ha agito in contrasto agli interessi della sicurezza nazionale o della politica estera degli Stati Uniti”. I dispositivi dell’azienda asiatica, infatti, sono dotati di componenti prodotte principalmente da Qualcomm, Intel e Broadcom e l’apertura al mercato iraniano da parte dell’azienda cinese non è piaciuta agli Stati Uniti, l’accusa neanche tanto velata è quella di vendere la tecnologia americana ad uno stato pericoloso come l’Iran.

IL RUOLO DELLO STATO

Le eventuali sanzioni peserebbero molto sui conti di Zte che dovrebbe cambiare totalmente strategia e cercare semmai di sviluppare la parte componentistica nel mercato cinese. Ma alla società cinese pesa anche il fatto che è interamente un’azienda statale, al contrario di Huawei e Lenovo, che sono private, e il management e le strategie di penetrazione commerciale vengono decise direttamente dai vertici del partito comunista della Repubblica popolare cinese.

COSA SUCCEDE IN ITALIA

Per questo anche i recenti annunci di Zte che riguardano il nostro Paese, dove addirittura si è spinti fino ad annunciare la possibile creazione di 2500 posti di lavoro, soprattutto nel nostro Mezzogiorno appaino, con i problemi in corso della multinazionale asiatica, quantomeno azzardati. Anche perché l’attuale gestore della rete Wind/3Italia, Ericsson starebbe per licenziare la sua forza lavoro di 1000 persone che operano in Italia proprio perché ha perso la commessa Wind/3Italia.

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