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Alla Festa de L’Unità di Bologna si sono trovati il Segretario PD Nazionale Matteo Renzi, nonché Presidente del Consiglio, e Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale di ANPI. Il confronto è stato moderato da Gad Lerner, giornalista, ma anche delegato all’Assemblea Nazionale del PD e tra i fondatori del partito.

Quello che voglio fare in questo articolo è un’analisi molto breve del confronto basandomi su due aspetti: 1) la discussione sui contenuti della riforma, 2) lo stile di comunicazione.

Ho seguito con molta attenzione tutto il dibattito, ho ascoltato anche le interruzioni, i fischi e quando son stati fatti. Mi ha stupito che proprio a una festa de L’Unità, il Segretario Nazionale abbia scatenato tante reazioni di disaccordo e quasi di fastidio. Ma siccome ho solo visto un video, non posso essere certo del tutto. Qualcuno ha fischiato anche Smuraglia, ma per un uomo di 93 anni di tale lucidità, che ha lottato da partigiano contro fascisti e nazisti, dubito che qualche fischio da stadio possa averlo minimamente scoraggiato.

Resta un dato però, Matteo Renzi non è andato nel merito della riforma. Ci son stati almeno due punti cruciali, che Smuraglia ha presentato e che avrebbero meritato una risposta chiara da parte del Presidente Renzi perché sono, secondo me, il punto sensibile di questa riforma, che non consente una serena presa di posizione per il Sì, tra gli altri: 1) perché votare una riforma che modifica il Senato in cui non è specificato minimamente come verranno nominati/eletti i senatori? 2) perché non è stata fatta una diminuzione proporzionale del numero di eletti tra camera e senato?

Naturalmente in un confronto pubblico è sempre difficile discutere esattamente dei contenuti di una riforma, per altro molto complessa, come questa. Tuttavia, era l’occasione giusta per chiarire. Credo sia stata persa un’occasione importante da parte del PD.

Arriviamo alla questione della comunicazione. La forma è spesso anche sostanza. Vale per la questione del “come” è scritto un articolo modificato nella Costituzione (che non è una questione meramente estetica) così come per il modo in cui si cerca di convincere l’interlocutore. Mentre Smuraglia è stato di una lucidità e precisione impressionanti, restando sempre sul merito della questione e senza sviolare in nessun tipo di politicismo, ho constatato, con un po’ di dispiacere, che il Segretario Renzi ha usato per lo più slogan ad effetto, rilanciato su questioni più giornalsitiche che politiche evitando di rispondere ai contenuti, alle domande poste. Si è interessato più a creare reazioni di pancia, che non argomentazioni.

C’è stato inoltre un passaggio, molto pertinente, in cui si è discusso di antipolitica usata dalla politica. Che è esattamente quello che è successo in questa discussione. La frase del presidente Renzi: meno politici più politica è uno slogan che non mi piace, populista, anzi grillino, che con la riforma della Costituzione non c’entra assolutamente niente. Semmai: meno politici pessimi, meno politici che fanno i propri interessi, meno incompetenti. Se ci fossero, oggi, 945 seggi occupati tutti da politici di gran livello, l’Italia ne potrebbe solo gioire.

Ultimo elemento: si condanna un parlamento che non funziona, eppure, è lo stesso Renzi ha dire che è questa legislatura che è riuscita a fare cose mai fatte, riforme su riforme, e pure quella del Senato. Allora, qualche cosa non funziona. Allora tutto può essere fatto, bene e in fretta, anche con questo sistema. C’è un po’ di confusione o mi sbaglio?

Renzi si confronta con Smuraglia alla festa PD

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