Skip to main content

L’appello ad una “guerra globale ai trafficanti di uomini” lanciato l’anno scorso all’Assemblea generale delle Nazioni unitedalla premier Giorgia Meloni non è stato inutile. Nel Comunicato finale del G7 appena conclusosi si lancia una “G7 Coalition to prevent and counter the smuggling of migrants” affermando l’impegno a una cooperazione rafforzata per affrontare la migrazione, in collaborazione con i Paesi di origine e di transito, migliorare la gestione delle frontiere,  contrastare la criminalità organizzata transnazionale, favorire percorsi sicuri e regolari di migrazione.

Per la prima volta i Paesi membri (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti, oltre all’ Unione Europea che, non essendo uno Stato sovrano, non ne fa parte a pieno titolo), si sono confrontati sulle migrazioni irregolari. Il problema è stato visto nella sua globalità, senza far riferimento a determinate rotte migratorie o al caso specifico dell’immigrazione via mare che angustia l’Italia dai primi anni Novanta del secolo scorso.

La lettura del documento conferma l’impressione che sia stato proprio il nostro Paese a indicare la linea che la “G7 Coalition” intende seguire nella gestione del dossier migratorio basato su punti fermi quali l’integrità delle frontiere degli Stati di partenza, transito ed arrivo, il diritto degli stessi Stati di esercitare giurisdizione in materia nel rispetto delle norme internazionali applicabili ed in particolare di quelle sui diritti umani e sul principio  di non respingimento, la messa in atto di strategie volte ad evitare che i migranti si imbarchino in viaggi pericolosi.

Un altro importante pilastro di questa azione collettiva sta, come detto,  nella prevenzione e contrasto del traffico di migranti in applicazione della Convenzione delle NU contro il crimine transnazionale (Untoc) e i suoi Protocolli applicativi come quello di Palermo sul traffico di migranti via mare. Il nostro impegno a criminalizzare le condotte dei trafficanti, posto in essere in certi casi senza ottenere cooperazione né da parte dei Paesi di origine né di quelli di destinazione, ha così finalmente ottenuto il giusto risalto internazionale. Ora il G7 adotta, tra l’altro, un approccio pragmatico impostando l’azione giudiziaria e di polizia sul metodo del “follow the money” usato per combattere la pirateria del Corno d’Africa seguendo il flusso finanziario dei riscatti.

Deciso è anche il richiamo alla prassi del rimpatrio nei Paesi di origine dei migranti irregolari non aventi titolo a protezione internazionale. Com’è noto, questa è la soluzione che il Governo Meloni si appresta a realizzare con la collaborazione dell’Albania. E questo è il metodo usato nei confronti dei migranti economici dal Regno Unito seguendo un approccio da tempo adottato dall’Australia nel fronteggiare analoghi fenomeni.

La sintonia d’intenti tra Roma e Londra nel gestire tali situazioni appare dunque a prima vista, anche perché non risulta analoga identità di vedute con altri partner europei. La verità è che l’Italia tenta la carta del G7, perché governare i flussi migratori via mare è stata sinora un’impresa ardua, nonostante gli sforzi per salvare centinaia di migliaia di persone avanti le coste di Libia, Tunisia e nella Zona Sar di Malta, definire procedure di sbarco dei migranti salvati (Pos) ed avviare la cooperazione giudiziaria coi Paesi di origine di trafficanti e scafisti. Di qui la nostra scelta di soluzioni alternative come il Rome Process, iniziativa pluriennale avviata dall’Italia con la partecipazione di tutti i Paesi rivieraschi del Mediterraneo che giustamente è citata nel comunicato del G7.

Vi spiego la linea del G7 contro il traffico dei migranti. Scrive l'amm. Caffio

Per la prima volta i Paesi membri (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti, oltre all’ Unione Europea che, non essendo uno Stato sovrano, non ne fa parte a pieno titolo), si sono confrontati sulle migrazioni irregolari. Il problema è stato visto nella sua globalità, senza far riferimento a determinate rotte migratorie o al caso specifico dell’immigrazione via mare che angustia l’Italia dai primi anni Novanta del secolo scorso. Il commento dell’ammiraglio Fabio Caffio

cotone

L'industria della difesa europea ha un problema con il cotone

L’Europa lamenta scarsità di nitrocellulosa, materiale estratto dal cotone che viene impiegato nella produzione militare. E accusa Pechino. Ma la soluzione è più semplice di quanto sembra

Confermare la linea ultra-conservatrice. A cosa servono le elezioni in Iran

L’Iran organizza un voto che serve per non cambiare linea. Si materializza il rischio che l’Iran scivoli verso il più temuto dei possibili destini: Teheran dominata sempre più dai conservatori appartenenti alla sfera militare, piuttosto che dall’establishment clericale

Gli Usa fanno gola al Giappone. Ecco perché secondo Oxford Economics

Nelle ultime settimane si sono intensificati gli acquisti di titoli americani da parte delle principali istituzioni finanziarie del Sol Levante. Ma l’appetito è solo all’inizio. E così Washington per il suo debito ha un alleato in più

Ecco come Pechino scatena la propaganda contro il G7

Il Global Times torna all’attacco dei leader riuniti in Puglia sotto la presidenza di Meloni: accuse “infondate” su Ucraina, cyber e Taiwan. Nel mirino gli Stati Uniti. Obiettivo: spaccare il club

Riforme costituzionali, l’inconciliabilità degli opposti nella visione di Veltroni spiegata da Polillo

Rafforzare governo e Parlamento, non è possibile. Ne consegue che occorre individuare un arbitro diverso per dirimere gli inevitabili contrasti, che sono il sale della democrazia. E allora non resta che ridare lo scettro al popolo, convocandolo, quando è necessario, in libere elezioni per il responso definitivo. Troppo semplice, per non dire semplicistico? Un’anomalia, rispetto all’esperienza storica delle democrazie europee? Il commento di Gianfanco Polillo

Sull'Ucraina manca l'unanimità. Ma arrivano i fondi di Washington

La dichiarazione finale della conferenza di pace non viene firmata da più di un decimo dei partecipanti, compresi i membri dei Brics presenti e l’Arabia Saudita. In compenso il sostegno occidentale viene riaffermato dall’annuncio della Harris sui nuovi fondi per Kyiv stanziati da Washington

G7 e Global South, l'importanza della diplomazia economica. Il caso Enel

I vertici del gruppo, guidati dall’ad Cattaneo, hanno incontrato il presidente Lula impegnandosi con investimenti nei prossimi tre anni. Significativo anche l’incontro con Milei. Il G7 in Puglia ha messo in luce non solo la capacità di Enel di attrarre e gestire grandi investimenti, ma anche la volontà dell’Italia di porsi come mediatore e facilitatore nelle dinamiche economiche globali

Tlc e 5G, cosa (non) cambierà con la nuova Commissione europea

Vestager non resterà sicuramente nell’esecutivo. Dubbi, invece, su Breton. Non sulla direzione dell’Ue in materia di telecomunicazioni, anche per quanto riguarda la linea dura con le cinesi Huawei e Zte

Droni sullo stretto. Così gli Usa vogliono proteggere Taiwan

L’Indopacom annuncia di voler sfruttare sciami di droni per proteggere il tratto di mare tra Taiwan e la Cina per proteggere la prima da un’invasione della seconda. Segnalando un probabile cambiamento nella realtà diplomatica e non solo

×

Iscriviti alla newsletter