Skip to main content

Per la prima volta dal 2021, gli Stati Uniti si trovano senza una portaerei schierata nel Pacifico, o più precisamente nell’Indo Pacifico orientale, regione chiave per la sicurezza globale e l’equilibrio di potere con la Cina. Questo spostamento di attenzione è legato a un crescente impegno nel Medio Oriente, dove le tensioni con l’Iran e il supporto a Israele richiedono un dispiegamento militare significativo. La USS Abraham Lincoln è arrivata nella regione la scorsa settimana, unendosi alla USS Theodore Roosevelt, già presente nella zona dall’inizio del mese. Entrambe le portaerei provengono proprio dal Pacifico, in un movimento di assetti che rappresenta una rotazione significativa delle forze statunitensi.

Questo esercizio tattico riflette una situazione in cui la deterrenza sembra essere saltata, soprattutto considerando le sfide che gruppi di miliziani possono porre alle rotte geoeconomiche che collegano l’Europa all’Asia attraverso l’Indo Mediterraneo. Un quadro complesso, che richiede una risposta efficace alle minacce emergenti, ma che rischia di sottrarre attenzione ed energie alla strategia.

Il Pentagono ha dichiarato che, al momento, non vi è una necessità immediata di mantenere una portaerei nell’Indo Pacifico, e ha rassicurato che gli Stati Uniti mantengono comunque la capacità di intervenire rapidamente con operazioni “over the horizon” se necessario. Tuttavia, questa situazione sta creando dibattito sul timore che l’assenza di una presenza navale di massimo livello possa essere interpretata dalla Cina come un’opportunità per espandere la propria influenza nella regione. Dibattito molto strumentalizzato a livello politico interno e su cui la Cina finisce per capitalizzare a livello di narrazione.

Cosa dice il Pentagono

Interrogato sulla questione, un portavoce del Pentagono ha spiegato ieri che gli Stati Uniti monitorano attentamente la gestione globale delle forze per garantire la copertura degli impegni, inclusi quelli nella regione indo-pacifico, considerata comunque la principale priorità. Nonostante l’assenza di una portaerei, il Pentagono ha enfatizzato che esiste comunque una significativa capacità militare nella regione, anche una forte presenza navale.

Le portaerei, solitamente accompagnate da gruppi da battaglia, rappresentano la massima espressione della proiezione militare strategica di un Paese e sono simboli di potenza. Come spiegava il capitano in pensione Jerry Hendrix, esperto delle strategie di dispiegamento navale degli Stati Uniti, la capacità degli Stati Uniti di proiettare potenza e dissuadere potenziali aggressori dipende strettamente dal dispiegamento di queste navi. La Cina, in particolare, ha mostrato una crescente aggressività nelle acque del Mar Cinese Meridionale, rafforzando le preoccupazioni legate a una potenziale assenza navale statunitense.

Il vero problema è dunque legato al peso che gli inciampi tattici producono sulle priorità strategiche: concentrarsi su minacce immediate in Medio Oriente, o anche in Ucraina, può avere conseguenze a lungo termine sull’equilibrio di potere nell’Indo-Pacifico? Probabilmente no, ma intanto anche per far fronte a certe situazioni gli Usa lavorano a quel “latticework approach” di cui si parlava in IPS28082042: alleanze, cooperazioni e capacità condivise con i partner regionali. Ma nell’immediato c’è un’altra problematica: alleati e partner americani non sono ancora in grado di sostituire un’eventuale assenza statunitense, mentre la Cina continua a rafforzare le sue capacità militari giorno dopo giorno.

Gli Usa mantengono capacità operative 

Bryan Clark, un ex ufficiale navale e attuale esperto di difesa dell’Hudson Institute, ha fornito a Business Insider un’analisi tecnica della situazione, spiegando che l’incapacità degli Stati Uniti di mantenere più di una portaerei nel Pacifico, salvo in caso di guerra, richiederà alla U.S. Navy di fare maggior affidamento su gruppi anfibi e sottomarini per dissuadere e deterrere Cina, Russia o Corea del Nord. Attualmente, due piattaforme anfibie — là Boxer e la America — sono dispiegate nel Pacifico centro-orientale, a sostegno a proposito di questo.

Le due sono incluse nelle rispettive Amphibious Ready Groups in grado di eseguire una vasta gamma di operazioni militari. Le navi d’assalto anfibio come la Boxer e la America fungono da ammiraglie del gruppo e sono dotate di una piattaforma di volo che consente il decollo e l’atterraggio di elicotteri e aerei a decollo verticale, come gli F-35B. Accanto a queste navi, un ARG include anche una nave da trasporto anfibia (LPD), che supporta il movimento di forze di sbarco e una nave da sbarco (LSD) a completamento della formazione, fornendo ulteriori capacità per il trasporto e il lancio di mezzi come hovercraft e altri veicoli anfibi, essenziali per portare truppe ed equipaggiamenti dalla nave alla riva. Queste navi lavorano in sinergia con una Marine Expeditionary Unit (MEU), una forza di circa 2.200 Marines pronti per essere dispiegati rapidamente in diversi scenari operativi.

Sono progettate per essere estremamente flessibili e possono essere impiegate in una vasta gamma di missioni, e ciò le rende uno strumento fondamentale per la proiezione di potenza. Non a caso, anche la Cina ha iniziato a potenziare questo settore negli ultimi anni. Saranno certe unità a essere fondamentali se e quando Pechino deciderà di risolvere la pratica dell’annessione taiwanese con la forza.

In definitiva, gli Usa mantengono nell’Indo Pacifico una reale ed effettiva capacità operativa, anche efficace all’evenienza, nonostante l’assenza di una portaerei. E dunque la questione è anche parte del dibattito interno verso Usa2024. Questa dimensione è chiara in letture della situazione come quella fornita dal capitano Jim Fanell, ex direttore dell’intelligence interna alla flotta del Pacifico, al Washington Times — giornale conservatore fondato dal reverendo Moon e ancora in mano alla Chiesa dell’Unificazione. L’attuale gap, dice Fanell, “invia un messaggio chiaro e inequivocabile a Pechino che dice che è improbabile che l’amministrazione Biden-Harris intervenga per aiutare a proteggere l’interesse nazionale dell’America in Asia o quelli dei nostri alleati come il Giappone, [le Filippine] o persino Taiwan”. Non è così definitivamente, ma ogni occasione è buona per fare campagna elettorale in questo momento.

Il Medio Oriente trascina le portaerei americane (che non sono nell’Indo Pacifico)

Gli Usa non hanno portaerei nell’Indo Pacifico, mentre ne hanno due in Medio Oriente. Il Pentagono ha capacità operative vaste, ma la questione apre a polemiche politiche verso Usa2024 e a riflessioni più consistenti

Supply chain, Xi predica unità ma impone limiti. E la Cina attacca l’Europa

Pechino avvelena l'economia. Perché non smetterà

​La sovraccapacità cinese è il grande male di questi tempi e a pagarne il conto è anche l’Occidente. Ma difficilmente Xi Jinping rinuncerà a tale approccio industriale. L’analisi di Foreign Affairs

L’Occidente ancora non capisce Putin. L’allarme dell’ex ministro britannico Wallace

“Vendetta, eredità e romanticismo” guidano il leader russo, non la logica, scrive l’ex segretario alla Difesa. Motivazioni difficili da comprendere per i governi occidentali, aggiunge. Poi l’avvertimento: “Dobbiamo essere preparati all’inevitabile”

Il dialogo conservatori-popolari? Sempre aperto. Parla Fidanza

“Nel 2019 FdI, che pure faceva opposizione dura al governo giallorosso, non creò alcun problema a Paolo Gentiloni. Sono le classiche partite su cui l’interesse nazionale dovrebbe prevalere. Se così non fosse sarebbe un grave errore da parte del Pd”. Conversazione con il Capodelegazione di Fratelli d’Italia-Ecr al Parlamento Europeo

Turchia e Qatar insieme per uno squadrone aereo congiunto. I dettagli

Cresce ancora il peso della Turchia nel Mediterraneo allargato, con l’annuncio di uno squadrone aereo congiunto con i qatarini, basato proprio nella monarchia del Golfo. Mentre Doha guadagna in sicurezza, per Ankara è un successo geopolitico e un’opportunità di osservare da vicino Eurofighter e Rafale

Dopo la Cina ora anche gli emiri girano le spalle a Mosca

Le banche del Golfo si stanno rifiutando di processare i pagamenti con cui il Cremlino compra beni e componenti elettronici dalla Cina, nel tentativo di aggirare le sanzioni. Un doppio fronte che può essere letale

Sospetti, sanzioni e Stato di diritto. L’analisi del gen. Costantini

Di Paolo Costantini

Le sanzioni imposte da Tesoro Usa e Unione europea presentano problematiche giuridiche e pratiche. A partire dal fatto che spesso è il sospetto, piuttosto che prove concrete, a portare all’inserimento dei soggetti in quegli elenchi. L’opinione di Paolo Costantini, generale di brigata in congedo della Guardia di Finanza, già funzionario dei servizi di intelligence

Phisikk du role - La Democratura dei cesari

Il sondaggio dell’università di Urbino sul rapporto tra elettori, partiti e leader certifica quello che respiriamo ogni giorno: polarizzazione, cancellazione delle sfumature e della complessità, cesarismo imperante, svuotamento della democrazia dei partiti, egemonia dei social nel processo di informazione. Polveri sottili che ci contaminano fino all’assuefazione. Confessiamolo, abbiamo vissuto stagioni migliori. La rubrica di Pino Pisicchio

Dopo la Bce anche gli Usa sono pronti a voltare pagina sui tassi

​Jerome Powell è ormai convinto che la fase espansiva della politica monetaria sia da buttare alle spalle, seppur nel segno della massima prudenza. Decisione che riavvicinerà la Fed a Francoforte, dopo la scollatura temporanea di giugno. L’Italia, comunque, ha tutto da guadagnarci

Più privati e accademia. Ecco come sarà il futuro dell’intelligence Usa

Serve maggiore integrazione, comprensione e collaborazione tra i servizi segreti, le aziende e le istituzioni accademiche. Le parole di Avril Haines alla conferenza annuale dell’Intelligence and National Security Alliance

×

Iscriviti alla newsletter