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Tra le feste che la Befana ha portato via, c’è quella celebrata per un po’ dalla sorella più bionda e stivalata dei Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, da quando comparvero su pensiline e mezzi pubblici romani richiami pubblicitari di Alfio Marchini alla lotta dichiarata da Antonio Gramsci agli indifferenti. Che, in effetti, erano letteralmente “odiati” da quello che si può considerare il personaggio più storico del comunismo italiano: più ancora di Palmiro Togliatti e di Enrico Berlinguer. Non parlo degli ultimi succedutisi ai piani alti delle Botteghe Oscure, regalate al Pci dai progenitori di Marchini, perché non furono leader ma ologrammi, direbbe Beppe Grillo, questa volta non a torto.

Insorta per prima, in quel che resta del centrodestra, contro la forte e non nascosta tentazione di Silvio Berlusconi di sostenere la candidatura proprio di Alfio Marchini al Campidoglio, la Meloni vide in quei richiami del giovane imprenditore romano a Gramsci la conferma delle ragioni storiche e ideologiche del suo no a lui.

Vedete – disse subito la pasionaria un po’ omogeneizzata della destra italiana agli amici di Berlusconi – che quello è rimasto di sinistra? Anzi un comunista, come il padre, il nonno, la “zia” Simona, l’attrice, e tutti gli altri parenti. Se lo votassero loro, i comunisti, disse ancora la Meloni, che tuttavia esita ad accettare l’invito, o la sfida, di Berlusconi a candidarsi lei a Roma per il centrodestra, forse contento in cuor suo di perdere per attribuire la responsabilità della sconfitta proprio al rifiuto della candidatura di Marchini.

(LE FOTO DI ALFIO MARCHINI CHE FANNO IMBESTIALIRE GIORGIA MELONI. ARCHIVIO PIZZI)

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Le contestazioni della Meloni, e quelle di Matteo Salvini, per quel che possono contare fra gli elettori romani le antipatie del segretario leghista, fecero capolino prima di Capodanno in una intervista a Marchini. Che difese il culto che ha ancora di Gramsci, e del suo odio per gli indifferenti, ricordando le ricorrenti citazioni gramsciane di una leader della destra europea ben più famosa e consistente della sorella dei Fratelli d’Italia: la francese Marine Le Pen. In onore della quale, peraltro, Salvini sta organizzando a Milano una manifestazione che la Meloni probabilmente non si lascerà scappare.

L’indifferenza, in realtà, è un sentimento, e qualcosa anche più di un sentimento, che non si può condividere solo per partito preso, perché non piaceva a Gramsci. Specie in un mondo, oltre che in un Paese e in una città come Roma, dove si fa sempre più fatica a portare gli elettori alle urne. E non a causa degli ostacoli frapposti dal Giorgio Napolitano o dal Matteo Renzi di turno, ma perché proprio gli elettori preferiscono astenersi, sempre più numerosi, piuttosto che scegliere fra i partiti e i candidati in lizza.

(LA MIMICA DI RENZI ANTI GUFI. TUTTE LE FOTO)

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Marchini comunque non poteva immaginare, in quell’intervista di replica alla Meloni, che solo dopo qualche giorno egli avrebbe trovato ben altra sponda, addirittura oltre Tevere. Dove Papa Francesco ha scelto proprio il primo Angelus del 2016 per scagliarsi contro l’indifferenza. Rischiando forse, anche senza aver citato Gramsci, di essere scambiato pure lui per comunista dalla Meloni. Che, magari, non gli ha perdonato di avere accettato, in visita in Sud America, un’avventurosa scultura religiosa con falce e martello incorporati. Lo stesso Pontefice, d’altronde, ha più volte scherzato, o quasi, con la consolidata arguzia dei gesuiti, sulla facilità con la quale viene scambiato per comunista dai critici, fuori ma anche dentro la Curia.

Non vorrei che Francesco, nelle sue pur veloci trasferte fuori le Mura, fosse stato incuriosito proprio dalle pensiline o dagli autobus romani con quel richiamo di Marchini contro gli indifferenti.

(CHI C’ERA AL RECENTE RADUNO DELLA LEGA NORD A ROMA. TUTTE LE FOTO SFIZIOSE DI PIZZI)

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A insidiare davvero la corsa del rampollo della storica dinastia dei costruttori romani di simpatia e militanza del vecchio Pci potrebbe essere, secondo i numerosi segnali arrivati ultimamente dal Nazareno, più in particolare dall’entourage di Matteo Renzi, il combattivo vice presidente della Camera Roberto Giachetti, approdato al Partito Democratico dalle scuole di Marco Pannella e di Francesco Rutelli.

Ecco, tra Marchini e Giachetti sarà difficile rimanere indifferenti, anche in quell’area elettorale che la Meloni ritiene di presidiare con le sue invettive e falcate, non riuscendo peraltro ad evitare neppure la concorrenza del non più giovane ma di destra doc Francesco Storace.

(CHI C’ERA ALLA LEOPOLDA DI RUTELLI SECONDO UMBERTO PIZZI. TUTTE LE FOTO)

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Ho appena incontrato alla Camera, in una buvette poco frequentata, il segretario della Lega Matteo Salvini e il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta, reduci da un lungo colloquio. Li ho salutati chiedendo a Brunetta, scherzosamente ma non troppo, se avessero deciso di farci “saltare sulla bomba” di qualche nuova polemica contro i loro comuni avversari, interni ed esterni ai rispettivi partiti. Brunetta mi ha rassicurato, anche lui scherzando ma non troppo.

(TUTTE LE ULTIME SORTITE PUBBLICHE DI RENATO BRUNETTA. FOTO DI PIZZI)

Come procede la galoppata di Marchini e Giachetti verso il Campidoglio

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