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Tutto è partito con un editoriale apparso sul periodico ufficiale dell’arcidiocesi di Città del Messico, “Desde la fe”, che criticava pesantemente il discorso tenuto dal Papa lo scorso 13 febbraio ai vescovi locali riuniti nella cattedrale metropolitana. Un testo non firmato, che quindi era riconducibile direttamente al cardinale arcivescovo, Norberto Rivera Carrera, che del Paese centroamericano è anche primate.

“PERCHE’ CI RIMPROVERA COSI’?”

“Il Papa – si legge – ha qualche motivo per rimproverare così i vescovi messicani? Ciò che il Papa sa, e sa molto bene, è che la chiesa in Messico rappresenta un caso atipico se confrontato con gli altri paesi americani. In primo luogo, in termini percentuali il nostro paese ospita il maggior numero di cattolici, con l’81 per cento della popolazione nel 2014 ed è proprio in virtù di questa ampia e consolidata presenza di cattolici che ci distinguiamo dagli altri paesi del continente”.

IL DISCORSO DEL PAPA
Ma cosa aveva detto il Papa da indurre le alte gerarchie messicane a mettere per iscritto (per di più a distanza di quasi un mese) una risposta dai toni così duri? A lasciare perplessi (eufemismo) i vescovi messicani – benché non nella loro totalità – è stato il passaggio che il Pontefice ha aggiunto a braccio al testo ufficiale già preparato: “La missione è vasta e portarla avanti richiede molteplici vie. E con la più viva insistenza vi esorto a conservare la comunione e l’unità tra di voi. Questo è essenziale, fratelli. Questo non c’è nel testo, ma mi viene adesso. Se dovete litigare, litigate; se avete delle cose da dirvi, ditevele; però da uomini, in faccia, e come uomini di Dio che poi vanno a pregare insieme, a fare discernimento insieme; e se avete passato il limite, a chiedervi perdono, ma mantenete l’unità del corpo episcopale. Comunione e unità tra di voi. La comunione è la forma vitale della Chiesa e l’unità dei suoi Pastori dà prova della sua veracità. Il Messico e la sua vasta e multiforme Chiesa hanno bisogno di Vescovi servitori e custodi dell’unità edificata sulla Parola del Signore, alimentata con il suo Corpo e guidata dal suo Spirito che è il respiro vitale della Chiesa. Non c’è bisogno di prìncipi, bensì di una comunità di testimoni del Signore”.

I “CATTIVI CONSIGLIERI”

Frasi che nell’arcidiocesi della capitale hanno evidentemente fatto sobbalzare più d’uno, al punto che nell’editoriale si legge ancora che “sarebbe assurdo pensare che Sua Santità ignori la grande resistenza che la chiesa cattolica messicana ha opposto all’espansione delle comunità protestanti di stampo carismatico e pentecostale che si propagano senza ostacoli in altri paesi. Non sarà che le parole improvvisate del Santo Padre sono la conseguenza di un cattivo consiglio datogli da qualcuno che gli sta vicino? Chi ha consigliato male il Papa?”. E ancora, “perché si cerca di sminuire il lavoro dei vescovi messicani? Per fortuna il popolo conosce i suoi pastori e li accompagna nella costruzione del regno di Dio, quale che sia il prezzo, come dimostra la storia di questo paese”.

IL CARDINALE SCAGIONATO
A qualche giorno di distanza, il responsabile del periodico “Desde la fe” ha fatto sapere che il cardinale Rivera Carrera non c’entra nulla con il testo e che la responsabilità è tutta del board che cura la pubblicazione. Il problema è che l’articolo è stato ripreso integralmente anche dal sito ufficiale dell’arcidiocesi, il che rende arduo pensare che Rivera Carrera non sapesse nulla di quanto era scritto nel testo, soprattutto se si considera il tenore dei chiari attacchi al Papa.

LE DIVISIONI NELLA CHIESA MESSICANA
Il fatto è che l’editoriale nasconde crepe vistose nel vasto episcopato messicano. Lo ha scritto bene Bernardo Barranco, fondatore del Centro per gli studi delle religioni in Messico (Cerem): “Il contenuto del testo è contraddittorio, perché tende a presentare i vescovi messicani uniti, ma poi si deduce il contrario, visto che ‘alcuni’ vicini al Papa lo hanno mal consigliato. Il testo conferma che esistono non solo tensioni, ma forti contrasti”. Siamo – nota ancora Barranco – “davanti al primo indizio della ricezione (così come delle prime ripercussioni tra la gerarchia) del duro messaggio pronunciato da Francesco nella cattedrale. Non ci sono precedenti di un discorso tanto forte, critico e diretto reso pubblico da un Pontefice, in epoca recente, davanti a un episcopato”.

NO AI VESCOVI DI STATO

Il problema, dice ancora il fondatore del Cerem, è che “l’articolo non va al cuore del messaggio di Francesco. Il Papa chiede alla gerarchia di essere più pastorale che politica, vuole pastori trasparenti e non vescovi di stato. Questa prospettiva è assente nell’editoriale, che si ferma a una visione clericale della realtà e in quell’autoreferenzialità che Francesco tanto critica”.

Tutti i subbugli in Messico tra vescovi e Papa Francesco

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