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Joe Biden, dal 2009 vice-presidente di Barack Obama, starebbe seriamente valutando l’eventualità di correre per la nomination democratica a Usa 2016. Secondo il New York Times, Biden, ritenuto la carta di riserva dei democratici, in caso di fallimento della battistrada Hillary Rodham Clinton, ha avuto una serie di incontri con donatori e leader democratici che non hanno ancora dichiarato d’appoggiare Hillary.

Biden sarebbe fortemente spinto a questa scelta da un promessa fatta al figlio Beau, morto di cancro a soli 46 anni lo scorso maggio. A incoraggiare il padre sarebbe anche Hunter, il figlio minore: “E’ ciò che Beau vorrebbe che io facessi”, avrebbe detto Joe Biden conversando con Michael Thronton, un suo sostenitore. A giugno, il Wall Street Journal parlò delle pressioni su Biden di John Cooper, che raccolse fondi con successo per Obama.

A influenzare Biden, potrebbe pure essere il calo di consensi per Hillary, favorita per la nomination, ma la cui posizione di battistrada incontrastata s’è un po’ incrinata, mentre torna a farsi sentire l’antipatia per l’ex first lady, che fu un elemento decisivo nell’inattesa débacle alle primarie 2008 contro un allora semi-sconosciuto Barack Obama.

Lo scarto di Hillary sui suoi attuali improbabili rivali s’è ridotto da 60 punti a poco più della metà, mentre la percezione dell’ex segretario di Stato fra i potenziali elettori democratici si sarebbe rovesciata: prima dell’estate il 44% la apprezzava ed il 40% non ne aveva una buona opinione; oggi, il 48% non la ama, mentre solo il 37% continua a pensarne bene.

Peserebbe sul pubblico l’insoddisfazione per il cosiddetto Emailgate, ossia la scoperta che quand’era a capo della diplomazia americana Hillary usò un account di posta privato per la sua corrispondenza elettronica, privata od ufficiale che fosse, violando la regola che impone a tutti i funzionari pubblici, a prescindere dal grado, di usare i sistemi di posta governativi.

Su tutti gli aspetti di questa vicenda, l’ex segretario di Stato testimonierà il 22 ottobre davanti alla commissione d’inchiesta della Camera sulla strage di Bengasi.

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