Skip to main content

The Economist in edicola dal 3 ottobre contiene un inserto speciale di 14 pagine sul dollaro, sui suoi problemi e su quelli che può arrecare al resto del mondo. L’analisi è tarata a quella che Richard N. Garden, ambasciatore USA in Italia nella seconda metà degli Anni Settanta, chiamò The Sterling Dollar Diplomacy in un memorabile libro del 1956, aggiornato nel 1969 e ripensato in un saggio pubblicato nel 1986 su International Affairs il trimestrale del britannico Royal Institute of International Affairs.

“Tarato” non vuol dire rimasto nell’ottica degli anni che dalla fine della seconda guerra mondiale giungono quasi ai prolegomeni della nascita dell’euro. Significa che l’inserto guarda ai temi ed ai problemi del dollari essenzialmente da una prospettiva anglosassone.

L’analisi, per sintetizzare l’essenziale, porta a questi punti salienti:

– Nonostante il deprezzamento degli ultimi tempi, il dollaro resta la valuta dominante dell’economia mondiale ma è diventato “pericoloso”. Quindi, attenzione a ripetere la politica del benign neglect che ha caratterizzato alcune fasi della politica economica estera americana dalla fine, nel 1971-73, del regime di Bretton Woods.

– I ‘pericoli’ provengono da una seconda linea di difesa se il dollaro (specialmente quello detenuto da stranieri) entra in crisi. Nel 2008-09, le autorità monetarie americane operarono come banchiere di ultima istanza rispetto al resto del mondo (segnatamente all’Europa). Ma non si vede chi possa farlo nei confronti del Vecchio Continente, dell’Asia e dell’America Latina.

– Non certo l’euro della cui sopravvivenza nel medio o lungo periodo numerosi economisti americani (e non solo) dubitano. Ed i dubbi saranno sempre maggiori se non viene creata una vera unione bancaria ed un effettivo mercato unico dei capitali. Men che meno lo yuan, diventato l’equivalente di un autostrada ad almeno otto corsie, ciascuna caratterizzata dagli swaps monetari tra Pechino ed altri Paesi.

– Il vero pericolo è gli Stati Uniti utilizzano il dollaro ‘dominante’ come arma di politica estera come si è visto (e The Economist lo documenta) nei recenti negoziati con la Russia e con l’Iran.

Questo il succo dello studio, in cui si sottolinea (saggio di Gardner del 1986) che quando finì la Sterling Dollar Diplomacy con la svalutazione della moneta britannica nel novembre 1967, il dollaro assunse un ruolo dominante ma Usa e Regno Unito restarono stretti alleati, mentre ora la politica monetaria estera americana ha a che fare con potenziali concorrenti ed avversari.

Se si condivide l’analisi di The Economist, occorre chiedersi cosa implica per un’Italia alle prese con la formulazione della legge di bilancio. The Economist non avrebbe dedicato tanti sforzi se non avvertisse l’olezzo (buono o cattivo che sia) di una tempesta monetaria tale da coinvolgere il dollaro. In effetti, i timori ed i tremori che hanno attraversato pochi mesi fa l’Asia potrebbero essere letti dagli storici economici di domani come l’anteprima di un temporale molto più forte. Il prossimo potrebbe di nuovo venire dall’Asia, dove l’Asean (Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico), vista l’esperienza europea ha accantonato il progetto di andare verso un’unione monetaria. Ma potrebbe venire anche dall’Europa, come previsto un quarto di secolo fa da economisti come Martin Feldstein e Alberto Alesina, e come dimostra il crescere di movimenti anti-euro nei Paesi della moneta unica.

In una di queste ipotesi, cosa ne sarebbe dell’Italia che ha il debito pubblico più elevato in Europa, la metà del quale detenuto da investitori stranieri? E’ la domanda che dovrebbe porsi chi sta predisponendo la legge di bilancio nella consapevolezza che la Banca centrale europea non ha la funzione di ‘prestatore di ultima istanza’ e che non c’è un Amico Americano pronto a soccorrerci.

Ecco i rischi per l'Italia del dollaro bucato

The Economist in edicola dal 3 ottobre contiene un inserto speciale di 14 pagine sul dollaro, sui suoi problemi e su quelli che può arrecare al resto del mondo. L’analisi è tarata a quella che Richard N. Garden, ambasciatore USA in Italia nella seconda metà degli Anni Settanta, chiamò The Sterling Dollar Diplomacy in un memorabile libro del 1956, aggiornato…

Così l'Emilia Romagna non si è fatta travolgere dalla demagogia No Triv

Alla richiesta di referendum chiamato "no triv", che è stato depositato da 10 Regioni in Cassazione e che in parole povere punta ad abrogare due articoli del decreto Sblocca Italia, il provvedimento voluto dal governo Renzi e con il quale la ricerca di petrolio e gas nei mari italiani è stata dichiarata strategica, l’Emilia-Romagna ha votato no. Contestualmente ha approvato…

Ecco quanto costerà alla Germania il caso Volkswagen

Cominciano ad emergere preoccupazioni sulle ripercussioni del caso Volkswagen sull’attività manifatturiera e sull’economia tedesca. Indubbiamente, il costo per il gruppo delle vicende recenti è potenzialmente elevato: al di là del danno reputazionale, vi è il costo delle multe che l’agenzia americana di protezione per l’ambiente (Energy Protection Agency) potrebbe imporre (fino a un massimo di 18 miliardi di dollari 37,5…

Perché S&P's non teme troppi default aziendali in Europa

Default ai minimi assoluti in Europa. Così S&P in un report in cui si rallegra del livello dei fallimenti dei corporate bond del Vecchio Continente, titoli di debito emessi da aziende invece che dallo Stato. DEFAULT AI LIVELLI PRE-CRISI “Le nostre stime di default sono molto basse in Europa - scrivono gli analisti dell’agenzia di rating - questo riflette un…

Il Papa ha aperto il Sinodo, eventi e calendario dei lavori

Si è aperto oggi il Sinodo ordinario sulla famiglia, seconda parte di quello straordinario che ebbe luogo un anno fa nell’Aula Nuova, in Vaticano. Tre settimane di lavoro e riflessione sulla vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo terranno impegnati 274 padri sinodali provenienti da ogni angolo del pianeta. L'OMELIA DEL PAPA Nell’omelia pronunciata in…

Caso Charamsa, ecco tutti i commenti dei media (non solo cattolici)

C’è il low profile di Avvenire, la derubrucazione a notiziola di seconda fascia di Famiglia Cristiana, il roboante titolo di apertura del Corriere della Sera (“Teologo gay, un caso mondiale”) che gonfia il petto per l’intervista esclusiva, quindi le informate analisi di Andrea Tornielli su La Stampa. Il giorno dopo lo scoop, l'outing di monsignor Krzysztof Olaf Charamsa, il 43enne…

Che cosa penso del caso Charamsa

"Devo parlare di ciò che ho subito al S.Uffizio, che è il cuore dell'omofobia della Chiesa cattolica, un'omofobia esasperata e paranoica". Queste le parole di Monsignor Krzysztof Charamsa che decide di pugnalare la Chiesa proprio alla vigilia del Sinodo sulla Famiglia. Charamsa diventerà vittima ed eroe per tutti i seguaci del relativismo integralista e per i mass media internazionali orientati…

Usa 2016, perché i giochi sono ancora apertissimi

L’estate ha cambiato tutto. Pareva che i giochi fra i democratici fossero già fatti, con Hillary Clinton candidata (quasi) unica alla nomination e, soprattutto, solissima in testa ai sondaggi; mentre i repubblicani, con una pletora di aspiranti – sono stati 17 a un certo punto -, ne cercavano uno davvero credibile per l’opinione pubblica. Cento giorni e una stagione dopo,…

Bail in, vi svelo il papocchio orchestrato in Europa. Il commento di Paolo Savona

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Paolo Savona apparso su Milano Finanza. In queste ultime settimane si è molto parlato della direttiva europea che il Parlamento ha recepito il 10 settembre nella quale viene indicata la soluzione da dare alle crisi bancarie. Attendevo che qualche collega prendesse la parola sul solito pasticcio-bugia (come di consueto celato da…

Cantiere stabilità: chi c'è e cosa propone il nuovo think tank piddino

“I primi segnali di ripresa ci dicono che la strada è quella giusta, ora è necessario incoraggiare e sostenere questo percorso”. Il deputato Pd e vicepresidente della Commissione Bilancio, Edoardo Fanucci, non ha dubbi che questa possa essere davvero la volta giusta per lasciarsi alle spalle la crisi economica. Insieme ad alcuni colleghi di partito e professori universitari, ha lanciato…

×

Iscriviti alla newsletter