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Creval, Banco Popolare, Bper, Mps e Ubi. Secondo un report a firma del team di analisti bancari di Mediobanca Securities, capitanato da Antonio Guglielmi, è questa la top five delle banche che riceveranno il maggior incremento degli utili grazie alla riduzione dei tempi di vendita dei non perforing loan. Un impatto stimato sugli eps 2018 che ammonta, per ogni anno di accorciamento della procedura di dismissione, al 25% per il Credito Valtellinese, scende al 17% per Banco Popolare e Banco dell’Emilia Romagna, tocca il 16% per Mps e ammonta al 12% per Ubi. In media per tutte le banche analizzate l’impatto è del 6%, con Unicredit che ha solo un aumento del 3% e Intesa del 5%. Anche in termini di Cet1 l’accorciamento delle procedure per la dismissione degli nel ha un certo peso, che aumenta per le principali Popolari: 21 punti base per il Banco, 20 per Creval, 19 per Bper, 18 per Mps. Solo 5 punti base e 9 rispettivamente per Unicredit e Intesa, con una media di 9 punti base. 

UNA MONTAGNA DI NPL
Le banche italiane siedono su una montagna di asset deteriorati, che ormai ha raggiunto il 20% del Pil italiano, crescendo del 25% dal 2008. E arrivando a pesare per il 16% del totale degli impieghi dal 5% del 2007. Le vendite dei collaterali con sottostanti gli npl sono rallentate a più di sei anni dai 4 anni che servivano prima della crisi. “E hanno totalizzato 7,5 miliardi di euro nel 2014 – si legge nel report – un numero piccolo che segnala l’inefficienza del sistema delle vendite all’asta: ne sono state necessarie sei, il doppio rispetto al 2007. Solo l’8% delle aste sono state assegnate nel 2013, il 79% in meno del picco 2007, con il prezzo d’asta pari al 53% rispetto al valore ufficiale, dall’80% del 2007”.

DI CUI SARà Più SEMPLICE DISFARSI
L’atteso decreto sugli Npl dovrebbe favorire “lo sviluppo di un mercato più strutturato – scrivono ancora gli analisti di Mediobanca – e ridurre l’attuale gap del 25% tra domanda e offerta. Abbiamo calcolato che lo spread tra domanda e offerta potrebbe scendere del 10% al 15% se il periodo di dismissione degli asset deteriorate si abbassa di tre anni, quindi circa 3 punti percentuali per ogni anno”. La stima di Mediobanca è di un incremento degli eps del 6% in media, che si otterrà grazie a accantonamenti a copertura inferiori: “questo aumento degli utili conterà per 10 punti base di Cet1”.

CET1 GONFIATO ANCHE DALLA CREAZIONE DI NUOVI ASSET DEDUCIBILI
La totale deducibilità delle perdite non avrebbe invece impatti sugli eps. “Secondo il regime corrente – scrive Guglielmi – le perdite sui crediti contribuiscono al reddito imponibile nella stessa misura per 5 anni, cioè le banche anticipano cassa al governo in forma di tasse più elevate in cambio della iscrizione a bilancio delle perdite solo pro-rata. La trasformazione di questa norma non ha impatto sugli eps, ma anzi dà vita a nuovi asset deducibili che possono essere trasformati in crediti fiscali, asset ponderati al rischio al 100%. la formazione di questi asset vale ulteriori 10 punti di Cet1 in media, 20 per Banco Popolare e Mps”.

E BAD BANK PIù PROBABILE
Dunque il decreto può pesare sul principale coefficiente di patrimonializzazione delle banche aumentandolo di 20 punti base, una metà grazie a maggiori utili e una metà grazie alla formazione di nuovi asset trasformabili in credito fiscale. Liberando 1,7 miliardi di capitale che si può tradurre “in una crescita del 4% di nuovi impieghi – scrive Mediobanca – si può dire che il decreto compensi un terzo dei 60 punti di erosione del Cet1 che stimiamo da una potenziale ponderazione al 20% dei governativi italiani”. Tutto questo può infine, secondo Mediobanca, favorire la creazione di una bad bank, accelerata anche da un cambio al vertice della Cdp che potrebbe avallare il progetto. “Una proposta recente prevede il meccanismo di un veicolo che aiuti le banche a scaricare gli asset di scarsa qualità impacchettati in Abs con diversi gradi di garanzia. Questo veicolo può essere trasformato in una bad bank aggiungendo un 10% di Npl, capace di emettere Abs con sottostante un mix di performing e non performing asset”.

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npl

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