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Intervista a Davide Tabarelli, presidente e fondatore di NE-Nomisma Energia, società di ricerca sull’energia e l’ambiente.

Presidente, quali sono le principali fonti energetiche utilizzate in Italia? Qual è il rapporto tra le fonti “classiche” e quelle rinnovabili?

Il bilancio energetico italiano, è segnato prima di tutto da una pesante caduta negli ultimi anni. Siamo ormai a livelli che non si registravano da almeno venti anni. Questo perché siamo diventati un po’ più efficienti, ma soprattutto perché ci stiamo impoverendo. Il PIL è sceso. Petrolio e gas vengono importati per quasi il 90%, nonostante il fatto che ci siano nel nostro sottosuolo nazionale. Le rinnovabili, incidono in totale per un valore che si aggira intorno all’ 11 % del bilancio energetico. Nella produzione elettrica però, sono arrivate addirittura al 40%.

Quant’è esposta l’Italia ai rischi di approvvigionamento energetico? 

L’Italia, è tradizionalmente il paese più dipendente da importazione di energia dall’estero. Molto simili erano le condizioni di Francia e Giappone ad esempio. Entrambi però, a differenza del nostro paese, hanno fatto numerosi passi in avanti per ridurre i rischi di un approvvigionamento energetico. In sostanza, hanno iniziato a produrre energia attraverso la tecnologia nucleare, diversificando anche sul carbone, cosa che noi non abbiamo ancora fatto. Grazie alle rinnovabili, la nostra dipendenza energetica è scesa dall’83% al 78%, una percentuale comunque molto alta. Cosa potremmo fare? Prima di tutto insistere sulle fonti rinnovabili, ma senza elargire ulteriori incentivi. Fino ad ora sono stati troppo onerosi per lo Stato. Dovremmo iniziare anche a diversificare di più gli approvvigionamenti, oltre che a sfruttare maggiormente le nostre risorse naturali, come il petrolio e il gas che abbiamo ancora in abbondanza.

Molti parlano della Basilicata come la Texas italiana. E’ realmente così?

Innanzitutto questo accostamento con lo Stato federato del Texas non mi piace. E’ vero, in Basilicata c’è il più grande giacimento su terra in Europa. E’ un patrimonio nazionale. Questa risorsa naturale, viene però sviluppata con estrema difficoltà e lentezza. Si potrebbe fare molto di più.

Secondo lei l’energia è un settore su cui l’Italia può puntare?

Guardi, l’Italia è un paese moderno, sviluppato ed industriale. Il nostro paese ha però ancora tanti problemi interni, come ad esempio la scarsa cultura industriale che mette a repentaglio importanti investimenti. L’energia è indispensabile per un sistema moderno. E’ un fattore produttivo fondamentale. Dev’essere prodotta a prezzi accessibili e competitivi per le persone e soprattutto per le imprese. In questo senso stiamo lavorando poco. Abbiamo ancora tanto da fare. E’ un settore importante, su cui fare politica industriale e su cui cercare di far ripartire il paese. Credo sia prioritario, in questo senso, ridefinire il significato di modernità per l’Italia. Poi si potrà passare ad altro.

Intervista a Davide Tabarelli: "L’energia è indispensabile per un sistema moderno"

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