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Dopo il plebiscitario NO greco alle politiche europee di austerity rivelatesi sin qui fallimentari serve un cambio di strategia, soprattutto da parte di coloro che, come noi popolari italiani ed europei, hanno da sempre sostenuto le ragioni dell’unità dell’Europa.

Un cambio di strategia che vorremmo fosse fatto insieme agli amici della CDU e della CSU di Germania, i quali dovrebbero ritrovare lo spirito della loro migliore tradizione politico culturale: quella di Konrad Adenauer, Ludwig Herard, di Helmut Khol e dello stesso Franz Joseph Strauss, il grande leader della CSU bavarese.

La cancelliera Angela Merkel prenda atto che con le politiche sin qui portate avanti in sintonia con il ministro delle finanze Wolgang Schaeuble, si può certamente fare gli interessi della Germania, ma su una linea che sconta l’irrimediabile opposizione della stragrande maggioranza degli europei e con conseguenze imprevedibili sul piano della stessa geopolitica del continente, con gli USA, la Russia e la Cina che non stanno certamente lì inerti a guardare.

Il voto greco, oltre a ridare significato e valore alla democrazia che si esprime nella libera volontà del popolo, ha confermato quella dei greci di restare in Europa sulla base di una nuova strategia politica, economica e finanziaria. Anche le generose dimissioni odierne del ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, rese allo scopo di facilitare il dialogo e il possibile compromesso sono la dimostrazione di tale volontà.

L’unione europea, come è venuta configurandosi dopo il trattato di Maastricht, è un ircocervo ingestibile e destinato a implodere se, in tempi brevi, non vengono assunte decisioni politiche di netto cambiamento.

Aver puntato a unificare l’Europa sul piano monetario, con l’adesione di 19 stati su 28, senza un effettivo governo federale su base elettiva da parte di un Parlamento rappresentativo dei popoli, con una banca centrale privata della possibilità di emissione della moneta, conservando ventotto diverse fiscalità e politiche economico-sociali, alla prova dei fatti si è dimostrato un progetto fallimentare.

Pur riconoscendo le responsabilità di coloro che, in Grecia come in Italia e in altri Paesi europei, decisero di entrare nell’euro sulla base di bilanci taroccati e di successive politiche economiche rivelatesi irresponsabili, resta evidente il fallimento di una politica europea fondata sulla rigidità di regole, alcune delle quali illegittime (vedi il fiscal compact, come lucidamente e inascoltato denunciò a più riprese il prof. Giuseppe Guarino), e su una concezione dell’austerità rivelatasi alla fine profittevole per la sola Germania.

E’ tempo di mettere in campo politiche ispirate alle idee originarie del popolarismo europeo, all’economia sociale di mercato e a quella civile, oggi riprese a pieno titolo dalle ultime encicliche sociali della Chiesa ( Caritas in veritate, Evangelii Gaudium), rimettendo al centro il valore della persona e delle comunità intermedie e i principi della sussidiarietà e solidarietà.

Certo servirebbe una classe dirigente europea, tanto sul versante popolare che su quello socialista, diversa da quella oggi in campo, anche per evitare che, nella crisi che attanaglia molti Paesi europei, finiscano col prevalere le posizioni delle parti più retrive dei populismi estremistici senza speranza.

Spetta ora alla Germania dimostrarsi all’altezza della sua attuale storica responsabilità; quella di decidere se continuare sulla strada di una solitaria e pericolosa avventura verso un improbabile quarto reich, o, invece, della migliore tradizione dei padri fondatori della loro giovane democrazia.

All’Italia, privata di un governo espressione legittima della volontà popolare, oggi guidata da un giovane di belle speranze rivelatosi ondivago e inaffidabile anche sulla vicenda del referendum greco, compete il compito di facilitare la scelta tedesca e di proporre la strada difficile, ma senza alternative, di un’Europa autenticamente federale con un governo espressivo della volontà dei cittadini europei e una politica monetaria sostenuta da una Banca centrale con tutti i poteri propri di una Banca federale e politiche fiscali e sociali integrate.

Se così avverrà, il voto greco di ieri costituirà un contributo di straordinaria portata storico politica al processo di rifondazione dell’unità europea.

 

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