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Perugia ─ Giovedì sera, l’influente senatore democratico per lo stato di New York Chuck Schumer, ha annunciato che voterà contro il deal sul nucleare iraniano (l’accordo, raggiunto poche settimane fa, prevede un’intesa sul rallentamento del programma nucleare iraniano, per l’aspetto militare, a fronte della rapida e progressiva eliminazione delle sanzioni internazionali imposte anni fa a Teheran; è noto che il presidente Barack Obama ha ancorato buona parte della sua legacy in politica estera al successo dell’intesa con gli ayatollah e alla conseguente riabilitazione diplomatica internazionale sotto l’ottica della vecchia quanto utopica “visione monopolare del mondo obamiano”).

La notizia, che in Italia è passata sotto traccia, ha una suo peso, perché Schumer non è “uno dei tanti senatori che” (in diversi sembrano storcere il naso al deal), ma è un influente politico democratico che potrebbe prendere presto il ruolo di leader del partito al Senato. Il voto di Schumer non sarà decisivo, va detto: con ogni probabilità il Congresso monocolore repubblicano respingerà la proposta di accordo che la Casa Bianca ha avallato, ma dal 1600 di Pennsylvania Ave si porrà il veto, e a quel punto sarà difficile raggiungere i due terzi dei rappresentati per ottenerne il rovesciamento di questo. Praticamente il deal con Teheran passerà per volontà diretta del presidente, sebbene la maggioranza politica sarà in disaccordo ─ qualcuno direbbe “è il presidenzialismo, bellezza!”, ma non andiamo troppo oltre.

«Dopo uno studio profondo, un’attenta riflessione, “and a considerable soul-search” ─ questa ha più peso di tutto il resto ─ ho deciso che mi devo opporre all’accordo e  voterò sì a una mozione disapprovazione», ha scritto Schumer su Medium. E ancora: «È perché credo che l’Iran non cambierà, e sotto questo accordo sarà in grado di raggiungere i suoi duplici obiettivi di eliminare le sanzioni, mentre manterrà la sua potenza nucleare e non nucleare».

Il tema “come si comporterà l’Iran” è argomento di ampia discussione. In molti analisti (e svariati politici) credono che in ultima analisi Teheran utilizzerà il deal, e il conseguente sblocco delle sanzioni, per rafforzarsi, mentre continuerà a procedere sul nucleare (magari sottotraccia). L’eliminazione delle limitazioni internazionali, permetterà agli iraniani di accedere a un patrimonio finora bloccato: soldi che si teme possano finire per finanziare anche entità sostenute dall’Iran e unanimemente considerate gruppi terroristici come Hezbollah, o Hamas (anche se i palestinesi si stanno allontanando dagli ayatollah subendo l’influsso del regno saudita, in un’operazione geopolitica di Riad, anche questa tra le conseguenze dell’accordo sul nuke iraniano). L’Iran sostiene da sempre questi gruppi combattenti, così come esercita il controllo sulle milizie sciite dislocate in vari Paesi mediorientali come morsa sul potere locale (vedere il Libano, l’Iraq, lo Yemen, la Siria) ─ aggiungere all’allegra compagnia, i regimi governativi amici dell’Iran come quello siriano.

Schumer teme che, in definitiva, la riabilitazione internazionale spianerà la strada all’Iran, permettendogli di procedere secondo la propria discutibile agenda geopolitica senza troppi vincoli. La linea del senatore di New York, è praticamente la stessa sostenuta dal governo israeliano, che pochi giorni fa Obama ha definito l’unico stato al mondo contrario all’accordo (non è così, è lo storytelling, perché ce ne sono diversi altri che storcono il naso sia in Medio Oriente che nel resto del mondo). Schumer, d’altronde, è il più influente politico democratico ebraico.

La presa di posizione del senatore newyorkese è arrivato qualche giorno dopo che diversi colleghi si erano dichiarati favorevoli al deal ─ anche a seguito di un potente discorso di Obama sulla necessità di votare a favore, mettendo sull’altro lato della bilancia il dare il via libera a una nuova guerra in Medio Oriente. Secondo alcuni analisti politici americani, si è trattata di un’uscita cosciente, anche nell’ottica della possibile sostituzione di Harry Reid, attuale leader dem al Senato, che chiuderà il suo mandato nel 2016. Schumer si sarebbe assicurato che la maggioranza dei suoi era con la Casa Bianca, prima di uscire in pubblico con la posizione contraria. Tra le altre cose, ha anche detto di essere pronto a votare contro l’apposizione del veto: cioè dire due volte “no” alla volontà del Prez. (Anche il rappresentante alla Camera Eliot Engel, collega sempre di New York di Schumer, ha annunciato il voto contrario, nonostante un incontro faccia a faccia con Obama).

@danemblog

 

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