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Nella notte i creditori della Grecia hanno dato una valutazione positiva sul piano presentato da Alexis Tsipras per ottenere il nuovo salvataggio del Paese, che porterà a un finanziamento da 74 miliardi di euro (58 dal fondo Esm, 16 dal Fmi).

IL VOTO

Negli stessi minuti il Parlamento greco ha approvato a grande maggioranza (251 voti su 300 seggi) una mozione che contiene le riforme proposte da Tsipras, anche se con qualche defezione nella coalizione di governo e in particolare in Syriza.

LA SITUAZIONE

Alcune misure inserite nel piano Tispras – dai tagli alle pensioni all’Iva – erano state bocciate dal referendum. Infatti ad Atene i sostenitori del “No” hanno manifestato contro il Governo. Le Borse hanno chiuso in grande rialzo, benedicendo il testo, che oggi è all’attenzione dell’Eurogruppo e domani al vertice europeo.

BERLINO RAFFREDDA

“Proposte non credibili. Diremo ai colleghi greci che non hanno fatto nulla per rafforzare la fiducia”. Berlino gela così il piano da 12 miliardi presentato da Atene all’ex Troika. Che per i tecnici è, sì, “una buona base di partenza”, ma non sarà sufficiente a sbloccare il terzo giro di aiuti internazionali da 74 miliardi di euro per evitare il fallimento della Grecia e il rilancio del Paese. Insomma, serviranno “misure supplementari” per raggiungere gli obiettivi di bilancio, ma soprattutto serviranno maggiori riforme rispetto a quelle promesse dal premier Tsipras. 

LA QUESTIONE DEL DEBITO

Non solo. La Germania si è opposta a estendere la scadenza dei finanziamenti alla Grecia a 60 anni, come chiesto dal Fmi. Lo riporta il Wall Street Journal citando alcune fonti, secondo le quali il Fondo ritiene che la scadenza dei prestiti dall’area euro andrebbe raddoppiata dagli attuali 30 anni perché così si renderebbe il debito greco più gestibile. Il ‘no’ tedesco sarebbe arrivato questa mattina durante una riunione ad alto livello in preparazione dell’Eurogruppo.

(IL COMMENTO DI CINGOLANI SUI PRIMI PASSI DELL’EUROGRUPPO)

IL CONFRONTO

Sulla Stampa l’editorialista Stefano Lepri confronta i piani di Tsipras prima e dopo il referendum: “Nella vecchia proposta riforme più leggere su Iva e pensioni e richieste di prestiti per 15 miliardi. Con la nuova manovra stretta su previdenza e turismo in cambio però di aiuti per 53 miliardi”.

LA MOSSA DI TSIPRAS 

“Ieri sera Tsipras è riuscito a far accettare in Parlamento tutti gli impegni sul rifiuto dei quali aveva fondato la sua carriera”, ha scritto Federico Fubini sul Corriere della Sera. Nella versione in inglese spedita a Bruxelles, il mandato bipartisan chiesto dal governo si distingue dall’accordo respinto dal referendum di sei giorni fa soprattutto su un punto: la proposta di ieri è più pesante. Il piano dell’Eurogruppo di fine giugno sul quale Tsipras si era rimesso agli elettori, chiedendo «il grande No», valeva 8,5 miliardi di sacrifici. “Adesso il partito del premier quasi al completo e l’intero parlamento (meno neonazisti e veterocomunisti) mandano il governo a negoziare a Bruxelles sulla base di una dose di austerità da 12 miliardi: oltre il 6% del Pil in due anni. È come se l’Italia eseguisse una manovra da 100 miliardi di euro entro la fine del 2016. Solo la versione in greco del mandato negoziale cita anche, come obiettivo supplementare, l’alleggerimento del debito“, scrive Fubini.

I DOCUMENTI

Ma sia il documento inglese che quello in greco concordano sul fatto che la manovra che la Grecia offre all’Europa è quasi completamente fatta di aumento della pressione fiscale. Scrive Fubini: “Aumenta l’Iva su quasi tutto con valore retroattivo al primo luglio. Sale dal 26 al 28% l’aliquota sul reddito d’impresa. Vengono smantellati i trattamenti fiscali preferenziali per gli agricoltori e le isole. Sparisce il sussidio sul gas da riscaldamento e per il carburante da macchine agricole. Cambiano le aliquote delle imposte sulla casa in modo da garantire comunque obiettivi di gettito pre-fissati. Salgono il prelievo sugli yacht, e quello sul gioco d’azzardo. Aumenta dal 4% al 6% il contributo sanitario su tutte le pensioni, incluse le più basse. Viene gradualmente smantellato il contributo di solidarietà sugli assegni previdenziali dei più poveri. E nell’eventualità in cui gli obiettivi non siano centrati – pressoché una certezza, in un’economia in caduta libera – scattano nuove clausole: fra queste, un nuovo aumento al 29% della tassazione sul reddito d’impresa, sempre da pagare integralmente come acconto per l’anno dopo“.

(pezzo aggiornato alle ore 18,30)

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