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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Bonifacio Borruso apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi

Corsa piddina al Gay Pride di sabato scorso a Milano. Per la prima volta il partito, guidato in città dal renziano Pietro Bussolati, ha partecipato ufficialmente, ma sono stati soprattutto i suoi esponenti in lizza per le primarie, già schierati o in pectore, a non lasciarsi sfuggire la photo opportunity con lo sfondo del corteo dei 100mila che ha attraversato le vie della città.

Emanuele Fiano, deputato franceschiniano, non poteva certo concedere la piazza all’avversario di primaria, il cuperliano Pier Francesco Majorino, assessore al sociale del Comune di Milano.

Oltretutto il programma della manifestazione prevedeva che prendesse la parola Majorino, storico propugnatore del registro delle unioni civile, adottato da Palazzo Marino pochi mesi dopo l’insediamento della giunta arancione di Giuliano Pisapia.

L’assessore non solo non s’è tirato indietro, ma ha anche arringato la folla lanciando invettive ai «seminatori d’odio» del fronte opposto, dove la cronaca milanese del Corriere ha inteso si trattasse del Family day di due settimane fa a Roma, mentre quella di Repubblica ha dedotto che il bersaglio fosse una contromanifestazione degli ultradestri di Forza Nuova.

Con il duo Fiano-Majorino c’era anche il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris che, secondo molti osservatori, potrebbe essere un eventuale terzo incomodo per le primarie nella corsa verso le urne del 2015.

Riverbero dell’impegno pro-Lgbt, le pagine Facebook dei tre politici: Majorino, seppure per un paio di giorni, ha pubblicato la foto del suo profilo filtrata coi colori iridati, con un’applicazione che il socialnetwork offriva a tutti i suoi utenti per festeggiare il pride mondiale e la sentenza della Suprema Corte americana che ha sdoganato i matrimoni «same sex», ossia fra persone dello stesso sesso, in tutta l’Unione.

E anche De Cesaris ha subito pubblicato nella foto principale della sua pagina Facebook la foto dei manifestanti in Corso Venezia, che innalzavano i cartelli del «sì» alle unioni gay nel nostro paese. Più sobrio, invece, il riscontro di Fiano alla presenza al corteo: una foto dei manifestanti con una sua frase a commento, «al Pride di Milano, per i diritti sempre». Ma alle cronache milenesi ha ricordato, en passant, che lui c’era anche l’anno scorso.

La lotta per i diritti degli omosessuali sembra diventata una battaglia capace di dotare il candidato di un notevole provvista di voti, a giudicare dall’impegno profuso in questa direzione anche da uno che potrebbe correre senza neppure il rovello delle primarie, ossia il commissario di Expo 2015, Giuseppe Sala. La settimana scorsa non aveva mancato l’appuntamento al padiglione Usa, con l’inizio delle celebrazioni della settimana Pride, con tanto di ballo en travesti delle drag queens.

Qualche esponente delle opposizioni, come Riccardo De Corato dei Fratelli d’Italia, aveva biasimato la scelta, come rottura di un profilo superpartes del commissario.

Altri c’avevano visto, invece, un rafforzamento della sua candidatura a sindaco, sempre smentita, ma che potrebbe essere la mossa con cui il segretario del Pd, Matteo Renzi, bypassa le primarie, seppure richiesta a gran voce proprio dai suoi.

Una corsa a sventolare le bandiere iridate, quella in casa piddina, che però cozza col progetto che il segretario regionale Alessandro Alfieri, renziano, assente sabato, stava accarezzando ossia quello di blindare il candidato di centrosinistra, quale che sia, imbarcando gli alfaniani di Ncd, dietro il paravento di una lista civica centrista e cattolica.

Ecco come il Pd di Milano ha cavalcato il Gay Pride

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