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A che punto siamo sulla strada verso un futuro efficiente e rinnovabile? Quanto c’è ancora da fare?

È innegabile che agli occhi di una persona poco informata tutte le nuove incombenze connesse all’efficienza energetica possano sembrare delle seccature, tanto più se fino a poco tempo fa sono rimaste ammantate di mistero e di rado sono uscite dalle tavole rotonde per addetti ai lavori.

Ecco quindi che queste terribili notizie appaiono all’improvviso nel TG della sera, giuste giuste per farci andare di traverso la cena al pensiero delle migliaia di euro che dovremo spendere per cambiare le testine dei termosifoni.

Oppure dobbiamo costruire una nuova casa e… Dannazione, serve questa benedetta autosufficienza del 30%. Risultato: si incrociano le dita e si va su qualche sito di preventivi. Ma qui sorge una domanda: anche se ci piacerebbe pensare che le offerte siano tutte intercambiabili e vari soltanto il prezzo ed il marchio, è veramente così?

Su questi ed altri temi si è incentrato il convegno cui ho assistito il 9 aprile scorso presso il Ministero dello Sviluppo economico, nel corso del quale è stato presentato il rapporto annuale sulla climatizzazione redatto dal centro studi REF-E.

Sono stati molti i punti portati in evidenza nel corso del convegno, che denotano come la transizione ad un settore residenziale più “verde” sia per alcuni versi già ben avviata, ma necessiti ancora di una messa a punto.

Partiamo da un primo dato: i consumi finali di energia del settore residenziale italiano sono da ormai 3 anni superiori a quelli del settore industriale (dati EUROSTAT). Ci attestiamo a 35 Mtep del residenziale contro 25 Mtep dell’industriale, cioè il 40% in più. È sì vero che ciò è dovuto in parte anche alla crisi, visto che è in forte calo anche il consumo del settore dei trasporti, pur rimanendo il maggiore in termini assoluti. Ma la rilevanza del fenomeno è innegabile.

Ciò vuol dire, dunque, che c’è ancora molto da fare per ammodernare il settore residenziale, specie – aggiungerei – se consideriamo che, a differenza del settore industriale, che ha ricevuto, nel corso degli anni, molti provvedimenti legislativi per ridurre le sostanze nocive nei fumi, lo stesso non è successo nel settore residenziale, che ancora oggi è costellato di caldaie inquinanti (quando non fumanti…).
Ed infatti, come risulta dall’indagine effettuata da REF-E su un campione di circa 800 installatori, ad oggi nel settore residenziale c’è ancora una netta prevalenza di caldaie di tipo tradizionale, e comunque una forte tendenza a sostituire apparecchi di un tipo con apparecchi simili: per cui, le caldaie tradizionali tendono ad essere sostituite con caldaie a condensazione, GPL con GPL e così via.

Si segnala un incremento sensibile di caldaie a biomassa e pompe di calore aria-acqua, ma queste ultime spesso in abbinamento a fonti fossili come integrazione. Ciò fra l’altro può essere dovuto anche alle tariffe dell’energia elettrica italiane, che, essendo progressive, tendono a penalizzare con aliquote quasi doppie i consumi molto alti; per cui una fonte come la pompa di calore, che tecnicamente potrebbe lavorare fino a -15 °C, risulta poco conveniente già dai +5 °C. L’applicazione di una tariffa proporzionale D1 cambierebbe di poco la situazione, visto che comunque l’energia italiana rimane decisamente cara nel confronto europeo.

Un dato particolarmente “inquietante” che mostra come ancora ci sia poca sensibilità all’efficienza energetica è il fatto che la maggior parte delle sostituzioni avvenga solo per invecchiamento o rottura degli impianti e non sia abbinata ad una riqualificazione energetica dell’immobile, anche se ormai investimenti di questo tipo possono essere programmati in modo da conseguire dei vantaggi economici immediati!

Ciò riconferma che servono sforzi molto maggiori per dotare i consumatori dell’informazione necessaria a compiere le scelte con cognizione di causa invece che affidarsi al primo che passa, specie in un settore come quello del riscaldamento. Che infatti è una delle leve principali su cui intervenire per ridurre l’inquinamento e la dipendenza energetica, e che per questo motivo sta subendo incessanti interventi per creare un sistema “premi-punizioni” con cui incorporare all’interno delle decisioni individuali i costi ed i benefici collettivi che deriverebbero da questa o quella scelta di “mix energetico domestico”. Ragion per cui, sempre di più, se si sbaglia si sbaglia grosso!

Come migliorare questa situazione? Al Ministero per lo Sviluppo economico sono allo studio vari interventi.

Circa il conto termico, per favorirne l’accessibilità, si sta pensando ad una serie di semplificazioni, come per esempio l’abolizione dei registri e l’ampliamento dei tipi di intervento ammessi, possibilmente riuniti in un catalogo di prodotti già approvati dal GSE. Si pensa poi di adeguare il livello degli incentivi e di corrispondere il rimborso in una sola rata anziché due per gli interventi di valore inferiore a 5.000,00 €.

Da luglio di quest’anno, inoltre, è prevista una significativa riforma delle norme che disciplinano la prestazione energetica degli edifici. In particolare:

Ci saranno requisiti minimi più severi per la prestazione energetica degli edifici, che comporteranno un miglioramento medio dell’indice di prestazione energetica del 15-20% per gli edifici esistenti e del 40% per gli NZEB (Near Zero Energy Building, cioè edifici con consumo di energia prossimo allo zero).

Saranno redatte nuove linee guida per l’attestazione di prestazione energetica (APE), volte in particolare ad armonizzare il processo di valutazione fra le varie Regioni ed a fornire agli utenti informazioni sugli interventi di efficienza energetica più convenienti.

Per quanto riguarda gli impianti termici, sarà predisposto un vademecum sulla loro gestione, oltre a delle linee guida per armonizzare le procedure di autorizzazione ed installazione; sarà inoltre costituito un sistema informativo nazionale sugli impianti termici e gli APE, senza voler citare il già noto obbligo di contabilizzazione del calore dal 2016.

Dunque, come si vede, le linee di intervento allo studio sono tutte nella citata ottica “premi-punizioni”; prevedono, cioè, incentivi e semplificazioni ma anche norme più severe per fare in modo che il cammino verso edifici più efficienti non si interrompa.

Si torna qui al problema della mancanza di informazioni, su cui hanno insistito parecchio diversi rappresentanti delle associazioni di categoria che hanno partecipato al convegno: cioè mancano le informazioni che permetterebbero di fare la scelta migliore.

Dimostrazione di questo è il fatto che, come si è visto, le nuove installazioni spesso sono fatte “alla cieca”, semplicemente sostituendo il vecchio impianto con uno nuovo, senza fare riqualificazione energetica, che è ancora vista come un fardello e non come un investimento. Fra l’altro, se correttamente realizzati, gli investimenti in efficienza energetica potrebbero rendere attorno al 15% l’anno. Senza rischi.

L’amara verità è un’altra: è nell’interesse di alcuni che molti non sappiano.

Quanti sapevano che le canne fumarie devono avere la targa come se fossero automobili? Quanti sapevano che era previsto un percorso di formazione obbligatoria degli installatori di impianti da fonte rinnovabile, e che il termine ultimo per conseguire la qualificazione di installatore e manutentore di impianti da fonte rinnovabile, come ogni termine che si cerca di fissare in Italia, è stato rimandato all’infinito?

La motivazione per questo rinvio poi è stata interessante, poiché avrebbe tolto lavoro agli installatori non qualificati. Non mettiamo in dubbio che in questo periodo in Italia serva lavoro, tuttavia rivendicare il diritto a nascondere le informazioni per trattare la platea dei consumatori come “terreno di caccia”, come “bottino da spartire” di gente ignara di chi si trova davanti… Be’ forse è un tantino troppo.

Le conseguenze? Tempo fa ho visto un capannone con tetto curvo interamente ricoperto da pannelli fotovoltaici (anche sul lato nord) e circondato da pini che al tramonto della campagna gettavano una bellissima ombra sui pannelli. L’altro giorno, contro il cielo di una valle dell’Appennino, si stagliava un fotovoltaico su tetto piano steso in parallelo, fermato da sassi contro le folate di vento…

Anche in questo caso sono state fatte diverse proposte interessanti: fare in modo che i manutentori rilascino etichette energetiche anche per i vecchi impianti ed elettrodomestici, permettendo così dei confronti quando se ne renda necessaria la sostituzione; far convergere i regimi di autorizzazione e le relative tasse a livello nazionale, per favorire le economie di scala delle società che lavorano in tutto il Paese. In sostanza, semplificare, fare chiarezza, migliorare le informazioni per generare scelte consapevoli.

Forse fra un po’ la sera potremo mangiare tranquilli, e magari guardando le spese per il riscaldamento condominiale saremo contenti di aver acquistato quelle testine termostatiche.

Ti è piaciuto? Prova a fare un giro sul mio blog!

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