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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori, pubblichiamo l’articolo di Francesco Ninfole uscito sul quotidiano Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi.

Si terrà oggi a Milano il comitato esecutivo dell’Abi che discuterà del contratto dei bancari, su cui è stata raggiunta nei giorni scorsi un’intesa tra banche e sindacati. Ma non è escluso che l’occasione del comitato sia colta per affrontare, per la prima volta nell’organo Abi, la questione delle imposte differite attive (deferred tax asset o Dta).

LA LETTERA DI BRUXELLES

Il tema non è ufficialmente all’ordine del giorno ma è possibile prevedere che i banchieri si esprimano sulla materia, soprattutto dopo la dura posizione presa nei giorni scorsi dell’Abi attraverso il dg Giovanni Sabatini. Nei giorni scorsi la Commissione Ue ha inviato una lettera amministrativa (che precede un’indagine formale) a Italia, Spagna, Portogallo e Grecia per valutare se il trattamento delle Dta possa costituire un aiuto di Stato illegale.

LA REAZIONE DEI BANCHIERI ITALIANI

I banchieri italiani hanno visto in questa azione (anticipata il giorno precedente dal Financial Times) un attacco ingiustificato al sistema finanziario italiano. La richiesta di informazioni Ue non si poggia sulla normativa bancaria (la computabilità delle Dta nel capitale ha già ricevuto in passato l’ok dei regolatori), ma su ipotesi di aiuti di Stato. Queste ultime tuttavia sono apparse «bizzarre» all’associazione presieduta da Antonio Patuelli: l’Italia è uno dei Paesi che ha dato il minor sostegno pubblico agli istituti di credito (anche per i vincoli di finanza pubblica) e inoltre le Dta sono il risultato di una penalizzazione fiscale (la deducibilità delle perdite su credito in cinque anni, invece che in uno come accade negli altri grandi Paesi europei; fino al 2013 in Italia il periodo era di 18 anni). Insomma, i banchieri lamentano di essere stati colpiti due volte: prima da un punto di vista fiscale, ora da quello del capitale e degli aiuti di Stato.

LA QUESTIONE TECNICA

Nel 2011 il parlamento italiano ha reso certe e disponibili le Dta ai fini patrimoniali, prevedendo la trasformazione in credito d’imposta nel caso di perdite per la banca. Così le imposte possono essere compensate con altri contributi o cedute. «Su questa misura che serviva a evitare una doppia penalizzazione delle banche italiane, la Commissione Ue ha avviato un’indagine come se questa fosse una forma di aiuto di Stato», ha ribadito Sabatini. «Da qui il nostro stupore, ma anche la consapevolezza che le istituzioni italiane sapranno far valere le buone ragioni a sostegno di questa misura».

CHE COSA SUCCEDERA’

Il comitato esecutivo sarà l’occasione per tastare sulla materia il polso dei banchieri e per valutare eventuali contromisure. La vicenda si potrebbe concludere con i chiarimenti del governo a Bruxelles, che spesso avvia richieste informali ma poi le archivia senza troppo clamore mediatico e senza avviare un’indagine formale. Un’altra possibilità è che il problema sia risolto dal governo alla radice, consentendo la deducibilità degli accantonamenti sul credito in un anno.

@fninfole

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