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Il 17 dicembre è stato fatto un passo avanti significativo e senza precedenti per l’equilibrio nel continente americano, il riavvicinamento tra Stati Uniti e Cuba è senz’altro una svolta epocale. Tutti contenti, nelle Americhe, ascoltando i discorsi di Barack Obama e Raùl Castro? Non Proprio.

A rimetterci in questa situazione di disgelo è quello che per anni è stato il maggior partner commerciale, e non solo, di Cuba : Il Venezuela.

Venezuela e Cuba sono stati i due Paesi promotori dell’ALBA (Alternativa Bolivariana per le Americhe), un progetto di cooperazione politica, sociale ed economica tra i paesi dell’America Latina e dei Caraibi, che si oppone all’ALCA (Area di Libero Commercio delle Americhe). In particolare l’ALBA si prefissa di perseguire obiettivi quali la riduzione della povertà, di tutelare gli interessi dei popoli latinoamericani e favorirne l’integrazione e di agevolare uno sviluppo regionale endogeno.

Tra i 2 paesi, pertanto, vige l’Accordo integrale di cooperazione, sottoscritto da Hugo Chavez e Fidel Castro, e risalente al 30 ottobre 2000, modificato con l’ accordo del 14 dicembre 2004, accordo con il quale vede la luce proprio il progetto ALBA.

Questo prevede l’eliminazione di qualsiasi barriera o tassa daziaria su tutti i prodotti importati dai due paesi, il trasferimento di tecnologia nel settore energetico, la lotta congiunta all’analfabetismo, l’apertura di filiali di banche di proprietà statale di un paese nel territorio nazionale dell’altro, la facilitazione dei pagamenti e delle riscossioni delle transazioni commerciali e finanziarie tra entrambi i paesi, la collaborazione nel campo delle infrastrutture, la concessione di oltre 2000 borse di studio annuali agli studenti venezuelani.

In particolare l’accordo stabilisce che il Venezuela si impegna a fornire a Cuba un’assistenza finanziaria ed energetica in cambio di medici e insegnanti provenienti dall’isola caraibica. Infatti, il Venezuela naviga sull’oro nero ed è l’undicesimo paese produttore al mondo,e Cuba vanta un settore sanitario e pedagogico di altissimo livello, da fare invidia a molti paesi occidentali.

Ma la Repubblica Bolivariana da diverso tempo sta facendo i conti con una difficile situazione politica, economica e sociale. Dopo la morte di Chavez, il suo delfino, Nicolas Maduro, salito al potere nell’aprile 2013, ha dovuto affrontare diversi problemi.

Innanzitutto, nel portare avanti la politica del suo predecessore (socialismo bolivariano), ha dovuto far fronte alle contestazioni legate alla scarsità e ai razionamenti di generi di prima necessità e ad una campagna di diffamazione e di destabilizzazione dell’esecutivo, condotta dall’opposizione.

Infine data la grave situazione economica in cui il paese versa, soprattutto a causa della caduta vertiginosa dei prezzi del petrolio, e con un’inflazione che supera il 60 %, in Venezuela è sempre vivo il rischio di default. Così, Cuba non può permettersi di avere come maggior partner commerciale un paese tanto fragile.

In questo scenario, il Venezuela si ritrova sempre più isolato nel continente latino-americano, il suo peso geopolitico è in netto calo e la sua situazione economica è assolutamente critica, a causa anche dell’aggravamento delle sanzioni approvate nei giorni scorsi dal Congresso americano.

 

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