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Per caso c’è lo zampino di Davide Serra nel blitz orchestrato da Matteo Renzi sulle Popolari? È quello che si chiedono molti analisti milanesi e qualche politico romano dopo il decreto approvato in fretta e furia ieri in consiglio dei ministri.

(CHE COSA PREVEDE IL DECRETO SULLE POPOLARI: FATTI, EFFETTI E COMMENTI)

La domanda sorge da alcune indiscrezioni su una sorta di riunione/seminario che sarebbe stata organizzata dal fondo Algebris la scorsa settimana. Oggetto? Come può cambiare la normativa italiana sul credito cooperativo, in sostanza. Guarda caso l’oggetto che, forse nelle stesse ore, era al centro degli incontri fra tecnici ministeriali per modificare le norme sulle banche popolari e di credito cooperativo.

(LE 4 BUFALE DI RENZI E PADOAN SULLE RAGIONI DEL DECRETO SULLE POPOLARI)

Le prime bozze governative prevedevano un intervento su tutti gli istituti cooperativi, superando il voto capitario e dunque rendendo contendibili le banche. Una prospettiva mercatista di sicuro auspicata dal liberista Davide Serra. Non ci sono tweet del fondatore del fondo Algebris ad attestarlo, ma negli ambienti finanziari milanesi è notoria la sua posizione, così come a qualche renziano è noto l’appassionato forcing di Serra sul premier su questi temi.

(CHE COSA PENSA L’ECONOMISTA BECCHETTI DEL PROVVEDIMENTO GOVERNATIVO)

Le bozze governative (un disegno di legge, all’inizio) sono state poi modificate e il decreto approvato ieri interviene solo sulle prime dieci banche popolari con attivi superiori agli 8 miliardi che, entro 18 mesi, si dovranno trasformare in società per azioni. Chissà se nel frattempo il fondo Algebris ha puntato in Borsa su alcune popolari stava acquistando titoli. Sta di fatto che alcuni banchieri di istituti popolari avevano avuto sentore dell’interesse di Serra per la materia.

(FATTI, INDISCREZIONI E RETROSCENA SULLE VERE MIRE RENZIANE…)

La dirompenza del provvedimento, anche secondo taluni banchieri, è in parte mitigata dal fatto – come detto – che il provvedimento entrerà in vigore fra 18 mesi. Ma allora perché fare un decreto? L’obiettivo non esplicitato dall’esecutivo potrà comunque realizzarsi. Nel frattempo, magari per evitare di adeguarsi ai diktat del decreto, alcune Popolari saranno indotte a operazioni sistemiche per sistemare altre banche non popolari. Le ipotesi non mancano e sono state indicate in parte anche da editorialisti ed economisti, come Salvatore Bragantini, oggi sul Corriere della Sera, che pure ha elogiato l’incursione del governo negli istituti di credito.

Avanti tutta con la rottamazione renziana…

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